Un monitoraggio e un’analisi retrospettiva hanno inaugurato un piano pluriennale di ricerca alla Capanna Margherita sul Monte Rosa, svolto con il supporto del Club Alpino Italiano. Un portale, aperto alla collaborazione di alpinisti, documenterà le conseguenze dei cambiamenti climatici. Rinnovata, inoltre, la collaborazione con il Comitato Glaciologico Italiano con la firma di un accordo per la concessione di un contributo e della sede all’ex Istituto Galileo Ferraris di Torino.
In occasione della Giornata internazionale della Montagna, venerdì 11 dicembre, il Rettore dell’Università degli studi di Torino Stefano Geuna presenta la convenzione con il Club Alpino Italiano (CAI) per lo studio delle condizioni di stabilità degli ambienti d’alta quota e annuncia la firma dell’accordo di collaborazione con il Comitato Glaciologico Italiano (CGI), che opera dal 1895 con il compito di promuovere e coordinare le ricerche nazionali nel settore della glaciologia. Due importanti progetti che rappresentano l’impegno concreto dell’Università di Torino nel sostenere una ricerca fondamentale in un momento di profonda trasformazione dell’ambiente glaciale.
La convenzione tra CAI e UniTo, in particolare con il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università, si avvale della collaborazione di Imageo srl, già spin off dell’Ateneo torinese, società specializzata nello studio di instabilità naturali d’alta quota attraverso tecnologie avanzate. L’accordo nasce dalla constatazione che gli effetti della deglaciazione e della degradazione del permafrost creano problemi di stabilità a carico di rifugi alpini e delle relative via d’accesso. Per questo motivo, il CAI ha deciso di effettuare un approfondimento conoscitivo nel settore della Punta Gnifetti, sul Monte Rosa. Qui si trova la Capanna Margherita, il rifugio più alto d’Europa e osservatorio fisico-meteorologico, sede di laboratori medici e scientifici dell’Università di Torino.
L’obiettivo è svolgere un piano pluriennale di attività di ricerca a partire dall’analisi dell’area della Capanna Margherita. L’attività di ricerca – sviluppata secondo le linee guida definite dal Group on Glacier and Permafrost Hazards (GAPHAZ) dell’International Association of Cryospheric Sciences and International Permafrost Association (IACS/IPA) – è iniziata nell’estate del 2019 ed è proseguita nel 2020. Il primo intervento è stato un lavoro retrospettivo diraccolta e interpretazione della documentazione fotografica e di notizie d’archivio sulle condizioni ambientali della Punta Gnifetti. Grazie alla collaborazione con la biblioteca del CAI – sezione di Varallo, con l’archivio storico del CGI, e con numerose guide alpine e operatori dei rifugi alpini nel settore del Monte Rosa, e all’opera di ricercatori e studenti dell’Università di Torino, è stato possibile condurre un’analisi multitemporale, mediante fotografie storiche e recenti, della parete su cui poggia la Capanna Margherita.
I risultati recentemente elaborati evidenziano alcune differenze geomorfologiche realizzatesi nell’arco temporale dell’esistenza del rifugio (dal 1893 ad oggi). Per presentare il lavoro al pubblico, è stato realizzato un portale web interattivo e facilmente accessibile (www.geositlab.unito.it/capanna), sul quale rendere disponibili e consultabili online la metodologia e i risultati della ricerca fotografica e dell’analisi geomorfologica. “Vorremmo rendere disponibile e aperto il portale agli alpinisti e agli appassionati che salgono sul Monte Rosa – ha dichiarato Antonio Montani, Vice-presidente nazionale del CAI– per creare una raccolta sistematica di immagini che ci permettano di analizzare, in modo sempre più preciso, i cambiamenti nel tempo della Punta Gnifetti”.
Il lavoro di monitoraggio strumentale si è svolto, invece, fra il 2019 e il 2020. Tra le varie attività anche la determinazione degli spessori della copertura glaciale sul lato nord ovest della Capanna tramite tecnologia georadar applicata utilizzando un apposito veicolo a slitta autocostruito. Le attività di monitoraggio strumentale proseguiranno nel 2021. “Il prossimo obiettivo è progettare un sistema di monitoraggio delle condizioni termiche e di raccolta di segnalazioni sulla stabilità dell’ammasso roccioso nell’intorno del rifugio”,spiega il Prof. Marco Giardino, docente di Geografia fisica e Geomorfologia presso l’ateneo torinese e rappresentate di UniTo all’interno del Comitato Glaciologico Italiano. L’attività di ricerca sarà svolta dai ricercatori del D ipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Torino e di Imageo srl, in collaborazione con altre istituzioni scientifiche convenzionate con il CAI (Politecnico di Milano – Dipartimento ABC) e con altri partner scientifici (Université de Savoie-Mont Blanc, Francia; Simon Fraser University, Canada) coi quali sono già in atto accordi didattici e di ricerca (es. Universitas Montium e GeoNatHaz) focalizzati su aree montane, fragili dal punto di vista ambientale e territoriale.
In occasione della Giornata internazionale della Montagna, oltre ai primi risultati della convenzione con il CAI,il Rettore Geuna presenta l’accordo con il Comitato Glaciologico Italiano per il rilancio della collaborazione scientifica e per la concessione della sede all’interno dell’Ateneo.
“A partire dal 1914, dalla propria sede torinese il CGI coordina a livello nazionale la raccolta e l’interpretazione dei dati regionali e locali di quasi 200 ghiacciai, inviandoli annualmente alle reti internazionali di monitoraggio della criosfera. Questa attività ha assunto oggi un’importanza vitale, viste le notevoli implicazioni che le masse glaciali hanno per la salvaguardia dell’ambiente e dell’economia della regione alpina”, ha dichiarato Massimo Frezzotti, Presidente del Comitato Glaciologico Italiano. Questa secolare e sistematica attività di studio e controllo dell’ambiente glaciale ha consentito la costituzione di un ingentissimo patrimonio iconografico di assoluto valore documentale, nonché di una biblioteca specialistica, unica nel settore della Glaciologia e della Climatologia alpina per numero di periodici e di pubblicazioni nazionali e int ernazionali.
L’Università di Torino, storicamente, mantiene stretti rapporti di collaborazione scientifica con il CGI, che è ospitato sin dagli anni Trenta in locali del Dipartimento di Scienze della Terra. La sinergia tra i due organismi si concretizza nella condivisione delle biblioteche, nell’attivazione di stage formativi e di tesi laurea nel vasto campo delle discipline glaciologiche, nella valorizzazione del prezioso patrimonio documentale che il CGI ha raccolto nei suoi 125 anni di attività. Fiore all’occhiello di queste attività sono le annuali campagne glaciologiche che vengono condotte su un campione significativo dei ghiacciai italiani e che hanno consentito la raccolta di un’enorme massa di informazioni, ineludibile punto riferimento nell’attuale momento di profonda trasformazione dell’ambiente glaciale.
Valutata l’importanza scientifica e culturale del Comitato e in considerazione della messa a disposizione del patrimonio bibliografico da parte di CGI a UniTo, l’Università ha offerto un contributo al CGI e ha messo a disposizione i locali dell’ateneo presso la sede dell’ex Istituto Galileo Ferraris di corso Massimo d’Azeglio 42 Torino. La sede potrà diventare un punto di riferimento per studenti e ricercatori che parteciperanno al progetto UNITA – Universitas Montium, sfruttando anche la vicinanza e la collaborazione con l’Université Savoie Mont Blanc di Chambéry.