Il 10 luglio è approdata su Netflix la docuserie “Zac Efron: con i piedi per terra” ( il titolo originale “Down to Earth with Zac Efron”).
È stata una sorpresa scoprirla.
Sono una fan di Zac Efron? Assolutamente no.
Sono interessata alla situazione attuale climatica del pianeta? Si.
Incuriosita ho iniziato a vederne le puntate ed è subito stato binge watching.
La serie si presenta in 8 puntate di 40 minuti circa.
Ogni puntata è titolata con il nome di una città, una regione o uno stato. (C’è pure l’Italia con un’intera puntata sulla Sardegna)
Ed ogni luogo racconta una storia. O più di una. Perché ogni luogo è talmente ricco che le storie si raccontano da sole, e son proprio loro le protagoniste.
Il filo conduttore è sempre quello: il cambiamento climatico, il vivere eco-sostenibile, l’energia, l’ambiente, il cercare soluzioni a problemi che già esistono o che esisteranno e trovare esempi virtuosi già esistenti per il nostro futuro, o per il futuro della Terra.
Dimenticatevi il classico documentario che racconta in modo scientifico tutto questo.
È un viaggio. Un viaggio di scoperta di un giovane adulto, e del suo compagno di avventura Darin Olien, consapevole del mondo in cui vive, dei problemi che questo ha, e della voglia di scoprire come poter fare la differenza. E noi siamo loro compagni di viaggio di questa scoperta, attraverso i loro occhi e le varie tappe.
E come dice in uno dei viaggi Zac: “Voglio difendere qualcosa nella mia vita. Ed il desiderio di fare la differenza mi ha portato qui.”
Chi non vuole far la differenza attraverso il proprio agire quotidiano, per cambiare anche una piccola cosa in questo mondo?
Ed è forse questo il punto forte di questa docuserie: l’avvicinare un certo pubblico a questi argomenti, ma anche farci sentire parte di questo viaggio, perché siamo tutti un po’ Zac Efron, alla ricerca di risposte.
Siamo tutti parte di questo viaggio, che ci piaccia il protagonista o meno, ci troviamo assieme a lui in questa Terra, pieni delle stesse domande ed accomunati da questo desiderio di far la differenza.
Quindi, buon binge watching, e buon viaggio a tutti.
Alcune consigli tecnici: guardate le puntate con l’audio originale, magari sottotitolato, visto che Netflix ne dà la possibilità. Personalmente il doppiaggio nei documentari mi sembra sempre finto e posticcio, e non rende dignità al sound originale, soprattutto per un documentario “on the road” come questo in cui anche i suoni originali ti rendono più partecipe del viaggio.
Alessandra Collodel