L’impronta ambientale della mela

Firmato un accordo di collaborazione scientifica tra l’associazione dei produttori italiani di mele e la Libera Università di Bolzano (Facoltà di Scienze e Tecnologie). Il progetto, collegato a un dottorato di ricerca, avrà una durata di tre anni e l’obiettivo di quantificare le emissioni di CO2 del ciclo di vita della mela e proporre strategie per la loro riduzione.

Assomela, l’associazione che riunisce circa 75% dei produttori italiani di mele, tra cui i Consorzi VOG (Marlene), VIP (Val Venosta), Melinda e la Trentina del Trentino-Alto Adige, finanzierà un nuovo progetto di ricerca presso la Libera Università di Bozen-Bolzano sull’impronta ambientale della produzione delle mele. La cooperazione tra Assomela e unibz è iniziata già nel 2010 sostenendo ricerche mirate a caratterizzare i flussi di CO2 e di acqua nei meleti, migliorare l’efficienza nell’uso dell’acqua di irrigazione, quantificare l’impiego di energia nel ciclo colturale e di conservazione dei frutti e determinare l’impronta carbonica delle mele italiane.

Il nuovo progetto, che completa il cofinanziamento da parte di Assomela di una borsa di dottorato triennale sul Piano Operativo Nazionale (PON – Dottorati su tematiche Green) di cui è responsabile il ricercatore e docente Damiano Zanotelli, mirerà ad approfondire maggiormente il tema dell’impronta carbonica della mela, dal campo fino allo scaffale del distributore, nonché ad ipotizzare un percorso che porti a migliorare il saldo tra assorbimenti ed emissioni di CO2 del settore, in linea con gli obiettivi strategici europei che prevedono un azzeramento delle emissioni entro il 2050. Questo percorso di collaborazione tra Università e mondo produttivo è un valido esempio di “sistema” che potrà contribuire a migliorare la “sostenibilità” del ciclo produttivo, individuando delle strategie che aiuteranno a mantenere la competitività del settore con risultati positivi sia in termini economici per l’economia delle aziende, che di ricadute sociali che di salvaguardia dei valori ambientali e territoriali.

L’accordo, che avrà durata triennale, è stato firmato oggi mercoledì 11 maggio dal Rettore della Libera Università di Bolzano, prof. Paolo Lugli, dal presidente di Assomela, Ennio Magnani, e dal presidente del Consorzio Mela Alto Adige, Georg Kössler.

“Si tratta di una tappa verso nuovi modelli di sostenibilità, che evidenzia un percorso, intrapreso da oltre 10 anni, da parte del mondo melicolo italiano”, commenta Ennio Magnani, Presidente di Assomela. “I risultati di questo studio saranno utili per approfondire l’impronta carbonica della produzione di mele italiane e continuare a migliorare la performance ambientale – indispensabile per garantire la competitività alle nostre imprese sul mercato ortofrutticola nazionale ed internazionale”.

“Con il nuovo progetto verrà analizzata l’impronta carbonica dell’intero processo produttivo delle mele: dal campo fino allo scaffale del distributore, incluso il packaging e il trasporto fino ai mercati nazionali e internazionali. Vorremmo così continuare a lavorare in modo trasparente per migliorare e perfezionare le strategie sostenibili che consentano l’abbattimento delle emissioni di CO2”, afferma Georg Kössler, presidente del Consorzio Mela Alto Adige.

“Gli obiettivi strategici dell’Unione Europea mirano ad accelerare la transizione verso un sistema agro-alimentare neutrale rispetto al cambiamento climatico e più resiliente ai suoi impatti. Con questo progetto in collaborazione con Assomela si intende gettare le basi per individuare le pratiche percorribili al fine di ridurre al minimo l’impronta carbonica della mela, sia riducendo le emissioni di CO2 che migliorando la capacità di dei meleti di sottrarre CO2 dall’atmosfera, conclude Damiano Zanotelli.

da sinistra, Massimiliano Tagliavini (unibz), Damiano Zanotelli (unibz), Giulia Galli (unibz), Ennio Magnani (Presidente Assomela), Paolo Lugli (unibz), Georg Kössler (Presidente del Consorzio Mela Alto Adige) e Alessandro Dalpiaz (Direttore Assomela)