L’inizio dell’inverno in corso ha visto i tecnici botanici del Parco Nazionale della Maiella impegnati in una delicata operazione di rinforzo dell’unico popolamento della rara Erba-vescica (Utricularia australis R.Br), una pianta carnivora acquatica, vero e proprio indicatore biologico dell’integrità ecologica delle aree umide dulciacquicole.
Questa specie, nuova per l’Abruzzo, è stata scoperta nel 2013 dai ricercatori dell’Università dell’Aquila e dai botanici del Parco all’interno del piccolo Lago Battista, nel territorio di Pizzoferrato (CH), in un’ampia radura nella faggeta dei Monti Pizzi, nell’ambito degli studi di approfondimento relativi ai piani di gestione del Sito di Importanza Comunitaria su finanziamento diretto della Regione Abruzzo (PSR 2007-2013).
Fino al 2013 in Italia la specie era nota per tutte le regioni ad eccezione di Marche, Abruzzo, Molise, Basilicata e Calabria: il ritrovamento in Abruzzo colma, quindi, una delle lacune peninsulari.
Il piccolo lago Battista, a oltre 1200 m di quota, è circondato lungo le sponde da un compatto nucleo di Salice dell’Appennino (Salix apennina), che fa da cornice alla vegetazione acquatica con Brasca comune (Potamogeton natans) e Erba-vescica.
Il genere Utricularia è uno dei quattro taxa di piante carnivore spontanee d’Italia, tutte legate ad ambienti acquatici o suoli saturi di acqua (generi Drosera, Utricularia, Pinguicula, Androvanda).
Le sue trappole sono a forma di fiasco o otre (dal latino utriculus), e si dipartono dal fusto in una serie di stoloni, lunghi e sottili, natanti appena sotto la superficie dell’acqua, tali da sembrare piccole foglie; quando la preda tocca i peli che ricoprono la bocca della trappola, questa si apre e risucchia al suo interno la preda e l’acqua che la circonda. Una volta che la trappola è piena d’acqua la “porta” si richiude, la preda è in trappola e viene digerita.
Le piante carnivore, un tempo ampiamente diffuse sul nostro territorio, sono oggi considerate specie rare, minacciate dall’urbanizzazione, dal disboscamento, dall’agricoltura e dall’allevamento. E proprio per l’elevata sensibilità che dimostrano agli agenti inquinanti e all’eutrofizzazione delle acque, sono valide indicatrici della qualità ambientale, oltre a elementi importanti per la biodiversità.
Per tali motivi presso il Giardino Botanico Michele Tenore di Lama dei Peligni (CH) è stata avviata una riproduzione ex situ presso lo stagno, sin dal 2015.
A dicembre parte degli esemplari sono stati reimmessi nel Lago Battista, ed in altre piccoli corpi idrici adiacenti. Le operazioni sono state svolte seguendo le indicazioni delle “Linee Guida per la traslocazione di specie vegetali spontanee”, emesse nel 2013 dall’allora Ministero dell’Ambiente e dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale).
Per il direttore e botanico Luciano Di Martino, la lotta a i cambiamenti climatici parte proprio dal ripristino delle corrette interazioni tra le specie: le reti alimentari definiscono le interazioni tra gli organismi in stagni, foreste ed altri habitat, e quindi i cicli biogeochimici sostengono la struttura ecologica delle comunità biologiche.