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Mobilità sostenibile in città? Non proprio

Le auto fanno troppo rumore e l’inquinamento atmosferico è ben oltre i limiti imposti da OMS, ma in Europa continua a crescere l’uso del mezzo privato.

In Italia, il parco auto nazionale cresce costantemente: a fine 2021 è stata raggiunta la quota record di quasi 40 milioni di autovetture (Fonte ACI).

Si continua a percepire l’autovettura come un bene irrinunciabile, che rappresenta sempre la prima scelta per gli spostamenti casa/scuola o casa/lavoro. La situazione italiana non rappresenta un’eccezione in Europa: tutti i 27 stati hanno visto crescere nel tempo il loro parco auto, fatta eccezione per la Bulgaria. Nel vecchio continente, a fine 2020 circolavano 250 milioni.

L’uso intensivo dell’autotrasporto per gli spostamenti genera inevitabilmente delle conseguenze negative, come l’aumento delle emissioni di gas inquinanti e climalteranti e di polveri sottili.

La frazione della popolazione europea esposta a livelli di inquinati superiori ai limiti vigenti è del 34%, per l’ozono (O3) e del 4% per il biossido di azoto (NO2). Se però andiamo a considerare i limiti imposti dall’OMS, notoriamente più stringenti di quelli europei, le medesime percentuali schizzano al 94% per l’esposizione a NO2 e al 99% per l’O3.

Nel 2019, EEA ha attribuito 307mila morti premature all’esposizione di particolato PM2.5, 40mila 400 all’esposizione cronica di NO2 e 16mila 800 all’ozono.

Di mobilità sostenibile e degli effetti di un uso eccessivo del mezzo privato – emissioni di gas inquinanti e climalteranti in atmosfera, incidentalità, inquinamento acustico – si è discusso a fine ottobre nel convegno organizzato da IspraLa mobilità sostenibile nelle aree urbane: la situazione attuale e le prospettive future”.

Il tema rappresenta una delle sfide più importanti che soprattutto le aree urbane sono chiamate ad affrontare e l’evento è stata occasione per valorizzare tutti gli aspetti della mobilità sostenibile che vengono affrontati dai più importanti portatori di interesse.

Gli effetti del traffico intenso sull’incidentalità e sui morti in strada sono preoccupanti, tuttavia in Europa si è riusciti a far diminuire i morti sulle strade fino al 2013 e da quell’anno in poi si osserva una certa stazionarietà.

I dati del 2020, in forte ribasso, risentono ovviamente della pandemia e dal conseguente lockdown delle attività, compreso il trasporto automobilistico.

Da non sottovalutare l’inquinamento acustico generato dal traffico viario: l’EEA ha stabilito che oltre il 20% della popolazione europea è esposto a livelli di rumore durante il giorno e la notte superiori ai 55 decibel (soglia di segnalazione stabilita dalla direttiva sul rumore ambientale dell’UE) a causa del traffico stradale.

Per diversificare le modalità degli spostamenti e dirigerle verso forme più sostenibili, l’allora MATTM (oggi MASE) ha bandito un “Programma sperimentale nazionale di mobilità sostenibile casa scuola casa lavoro”, con il quale sono stati cofinanziati 82 progetti di mobilità sostenibile proposti da altrettanti comuni o insieme di comuni che superassero la soglia minima di 100mila abitanti.

Le opere cofinanziate vanno dai progetti di sharing mobility, alle infrastrutture per la mobilità dolce,
dai buoni mobilità per i trasporti agli incentivi per gli acquisti di biciclette.

Il Ministero ha chiesto agli enti beneficiari di rendicontare questi progetti anche in termini di benefici ambientali conseguiti, in termini di risparmio di emissioni climalteranti (CO2), emissioni inquinanti (ossidi di azoto – NOX- e monossido di carbonio – CO), PM10 e ha stipulato una convenzione con Ispra cui è stato attribuito il ruolo di sostegno agli enti locali beneficiari sia per il monitoraggio delle opere realizzate sia per la stima dei benefici ambientali conseguiti.