A tu per tu con un rievocatore storico

Parafrasando Mara Maionchi, posso affermare senza ombra di dubbio che la pandemia ci ha rotto i coglioni.
A me non più di tanto in realtà, visto che ho semplicemente tirato fuori il lato urside del mio carattere per gioire della totale assenza di umanità attorno a me, cosa che ha dato alle Waste Lands in cui vivo un aspetto ancora più apocalittico.
Delizioso direi.

Tuttavia ci sono persone che hanno sofferto molto questo stop prolungato alle attività. Non parlo degli anziani, privati dell’alcolico abituale al bar, anche se mi rendo conto che deve essere stata dura per loro…
No, in questo caso intendo gente che possiede hobbies che richiedono necessariamente un assembramento.

È il caso dei rievocatori, di cui Mattia Centenaro, 35 anni, è un ottimo esemplare.
Stavolta ho dovuto fare qualche chilometro nelle Waste Lands per trovare un artista così particolare, ma ne è valsa la pena.
Mattia è rievocatore storico della Prima Guerra Mondiale, un periodo che soprattutto in Veneto è ancora molto sentito, a causa della quantità di vittime che ha mietuto e del fatto che ogni tanto dal Piave e dal Montello salti fuori qualche residuato bellico.
Lascio però la parola al nostro rievocatore per farci raccontare meglio la sua attività.

Come e quando nasce la tua passione per la rievocazione?
La mia passione per la rievocazione è iniziata a 28 anni, decisamente tardi rispetto a chi muove i suoi primi passi in questa particolare attività, lo ammetto, ma è stata una serie di coincidenze a condurmici.
A onor del vero, già durante la mia infanzia ha preso vita questa mia vocazione per il passato, grazie al cinema: film come “Waterloo” di Sergej Bondarčuk, “Barry Lyndon” di Stanley Kubrick, “I Duellanti” di Ridley Scott, “L’ultimo dei Mohicani” di Michael Mann, “Gettysburg” di Ronald Maxwell e molti altri hanno acceso in me una fiamma, quasi un’ossessione, e il privilegio di avere una nonna sarta mi ha permesso di poter vestire i panni di quei coloratissimi personaggi che vedevo davanti allo schermo del televisore e nei quali volevo immedesimarmi.
Più tardi, frequentando la facoltà di Storia dell’Università di Padova, ho iniziato a relazionarmi con persone che nel tempo libero si dedicavano alla rievocazione storica, soprattutto medievale, e di conseguenza è scattato un interesse verso questo modo alternativo di rivivere la storia mettendo in pratica ciò che apprendevamo dalle fonti.
Di lì a poco un mio amico, membro di vecchia data di un’associazione di rievocazione storica incentrata sul periodo relativo alla Prima Guerra Mondiale, mi ha chiesto se ero interessato a fare quattro chiacchiere col presidente della suddetta, ed eventualmente qualche prova.

Perché proprio la Prima Guerra Mondiale?
Da bambino passavo le estati in montagna, a volte sulle Dolomiti, altre sull’Altopiano dei Sette Comuni. In entrambi i casi, durante le escursioni che organizzavamo in famiglia, visitavamo i forti, le trincee e tutti i siti in cui si era svolta la Guerra del 15-18.
Mio nonno era una persona estremamente colta, mi raccontava tantissimi aneddoti di quel periodo e io assimilavo tutte queste informazioni custodendole nel tempo. Col mio percorso di studi poi, nonostante mi sia laureato in Storia Moderna, ho sempre comunque provato un notevole interesse per quella fase storica, questo perché si tratta di un evento che segna uno spartiacque tra il lungo XIX secolo, iniziato dopo la Rivoluzione Francese, e il XX secolo vero e proprio.
Mi spiego: l’Europa del 1914 era assai simile a se stessa nelle ultime due decadi dell’800, quella degli anni ‘20 è tutt’altra realtà. Questa fase di passaggio tra due mondi così diversi, concretizzatasi per l’appunto con la Prima Guerra Mondiale, mi ha fortemente influenzato e, una volta venuto a conoscenza dell’esistenza di un’associazione che rievocava quel periodo, ho deciso di mettermi in gioco.

Tu hai una tua idea ben precisa sulla rievocazione, ti va di parlarcene?
Il mio approccio nei confronti della rievocazione storica è legato indissolubilmente a quello che è stato il mio percorso di studi.
Da studioso di storia vedo in questo tipo di attività una forma di archeologia sperimentale, un metodo di divulgazione del sapere interattivo che, oltre a far provare al rievocatore un’ulteriore  conoscenza empirica di quello che apprendiamo dalle fonti, incrementa il coinvolgimento di un’utenza che in questo modo si sente più empaticamente affine alla comprensione di quello che è stato il passato e di come gli eventi del passato ci hanno portato a vivere il nostro presente.
L’associazione di cui faccio parte è attiva dagli anni Novanta, collabora da sempre con altre realtà internazionali e negli anni è cresciuta sempre di più nel numero di effettivi e nella qualità degli equipaggiamenti e dell’intrattenimento del pubblico, anche grazie alla professionalità della sartoria storica su cui facciamo affidamento e che ci permette di offrire una moltitudine di nozioni e argomenti per soddisfare qualunque curiosità sul periodo che rievochiamo. Già da diversi anni inoltre l’attività rievocativa ha iniziato ad interconnettersi con gli enti locali e i musei in modo da poter, mi auguro, rivoluzionare il concetto di fruizione del nostro patrimonio storico e mantenerlo sempre fresco e vitale.

Grazie Mattia, questo modo di mantenere vitale il nostro patrimonio rappresenta di certo un’importante spinta per avvicinare le persone alla nostra splendida Penisola, così ricca di storia da offrirsi ancora oggi al mondo come perla di incommensurabile cultura!

Anna Castelli