È la direttrice Monica Maria Angeli a guidare la visita di questa settimana alla Biblioteca Statale di Lucca, che oggi risiede nell’ex Convento di Santa Maria Corteorlandini dell’Ordine dei Chierici Regolari della Madre di Dio. “La sua sede originaria”, spiega la direttrice, “era il Real Collegio di educazione maschile di Lucca, presso i Canonici di San Frediano“.
Qui, dal 1794, anno di apertura, la Biblioteca subì le fasi alterne della Repubblica indipendente di Lucca, poi i cambi di governo dovuti all’invasione francese. “Furono i Borbone a segnare una svolta, a partire da Maria Luisa, la quale stabilì che la Biblioteca doveva avere una sua dotazione scissa da quella della Scuola“, racconta la direttrice.
Nel 1822 però un terribile incendio distrusse l’edificio del collegio, così come gran parte del patrimonio.
Ma nel 1877 la Biblioteca fu ospitata finalmente nell’attuale sede, incorporando anche la libreria dei Chierici regolari, allestita ancora oggi nel Salone monumentale barocco. “Una decisione arrivata dopo la soppressione degli ordini religiosi e delle loro biblioteche ecclesiastiche” racconta ancora la direttrice. “Così la Biblioteca potè ricevere una enorme quantità di volumi antichi, 90mila opere databili tra il Seicento e il Settecento, ma anche moltissimi manoscritti“.
Tra questi, il libro per cui la Statale di Lucca è conosciuta in tutto il mondo: il Liber divinorum operum, il Libro delle opere divine di Ildegarda di Bingen, un codice che contiene le visioni della Santa: dieci preziosissime tavole miniate illustrative a piena pagina. “Questo manoscritto è il più richiesto in tutto il mondo e rende la nostra Biblioteca nota a livello internazionale.
Sia Giovanni Paolo II, sia Papa Francesco hanno esplicitamente richiesto di divulgare l’opera della santa, dichiarata dottore della Chiesa da Papa Benedetto XVI nel 2012, e questo fa sì che questo libro“, conclude la direttrice, “sia il cimelio che maggiormente connota la Biblioteca Statale di Lucca“.
La Biblioteca è anche nota per il Fondo Bonturi-Razzi, che raccoglie 500 pezzi inediti, fra corrispondenze, autografi musicali e scritti vari di Giacomo Puccini, nonché per l’assidua frequentazione di Giovanni Pascoli, di cui sono conservate carte e lettere autografe del Fondo Alfredo Caselli.
Manoscritti antichissimi, minuziose mappe geografiche, edizioni rare e preziose. E poi spartiti musicali, raccolte di incisioni, stampe e incunaboli. Ma anche gli oggetti amati dagli scrittori contemporanei, i quaderni, le lettere private e le dediche.
Realizzato con l’agenzia di stampa DIRE, il progetto è un viaggio alla scoperta dei 46 Istituti statali italiani, scrigni di bellezza e custodi di un patrimonio documentario che ammonta a circa 40 milioni di esemplari. Il prossimo e penultimo appuntamento con una nuova biblioteca sarà giovedì 18 agosto 2022.