Il Ministro della cultura, Gennaro Sangiuliano, insieme al Sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, ha inaugurato ieri, all’Arsenale di Venezia, il Padiglione Italia della 18esima edizione della Biennale di Architettura dal titolo “Spaziale. Ognuno appartiene a tutti gli altri”.
Sono intervenuti, tra gli altri, anche Fabio De Chirico, dirigente della Direzione generale Creatività Contemporanea del MiC, i curatori di Fosbury Architecture (Giacomo Ardesio, Alessandro Bonizzoni, Nicola Campri, Veronica Caprino e Claudia Mainardi) e il Presidente della Biennale, Roberto Cicutto.
“L’idea di affidare a dei giovani architetti il Padiglione Italia è risultata vincente perché i giovani sono spesso avanguardia del futuro, capaci di guardare avanti”, ha sottolineato il Ministro in riferimento alla proposta artistica del gruppo curato dai cinque 30enni.
Per la prima volta, infatti, un gruppo curatoriale costituito da architetti nati tra il 1987 e il 1989 porta a Venezia le istanze di una nuova generazione di progettisti under 40 (nove gruppi di progettisti e altrettanti advisor, professionisti provenienti da diversi campi delle industrie creative, per un totale di circa 50 persone con età̀ media di 33 anni) cresciuta e formatasi in uno scenario di crisi permanente – la crisi culturale dell’Occidente innescata dall’11 settembre 2001, la crisi economica del 2007-2008, quella sanitaria degli ultimi anni, quella energetica e geopolitica di oggi e quella ecologica di domani – e che per questo ha fatto della collaborazione, della condivisione e del dialogo la base di ogni propria attività.
Una generazione consapevole, da un lato, dell’impatto e della responsabilità̀ del settore delle costruzioni nella crisi ambientale e, dall’altro, della crisi di rilevanza dell’architettura e del progetto nella trasformazione di città e territori. Una generazione di progettisti che, rispetto alle precedenti, è cresciuta in un regime di scarsità̀ di risorse e di opportunità̀, che vive come cruciale il tema della sostenibilità̀, e che sa che questo è l’unico contesto nel quale potrà̀ operare ora e in futuro.
Fosbury Architecture si fa portavoce di quei progettisti italiani “nativi sostenibili” che hanno già̀ accettato tutte queste sfide, per i quali la transdisciplinarietà è uno strumento per espandere i limiti dell’architettura e il manufatto costruito è un mezzo e non un fine ultimo.
“Spaziale. Ognuno appartiene a tutti gli altri” nasce da questi presupposti e si fonda sulla visione dell’Architettura come pratica di ricerca multidisciplinare al di là dei manufatti e della Progettazione come risultato di un lavoro collettivo e collaborativo, che supera l’idea dell’architetto-autore. In questa visione, lo spazio è inteso come luogo fisico e simbolico, area geografica e dimensione astratta, sistema di riferimenti conosciuti e territorio di possibilità̀.
Spaziale fa dunque riferimento a una nozione espansa del campo dell’architettura: intervenire nello spazio significa operare su quel tessuto di relazioni tra persone e luoghi che è alla base di ogni progetto.
“Spaziale. Ognuno appartiene a tutti gli altri” porta al centro del Padiglione Italia un processo collaborativo ad ampio spettro, un progetto inclusivo che coinvolge figure di eccellenza e comunità̀ locali, mettendo in scena le migliori ricerche portate avanti da architetti italiani under 40 in relazione a specifiche necessità territoriali.
Per la prima volta, infatti, il Padiglione Italia è stato interpretato dai curatori come l’occasione per realizzare nuovi progetti: un attivatore di azioni concrete a beneficio di territori e comunità̀ locali, oltre l’idea che una mostra debba essere solo “esibizione”. Per questa ragione una parte consistente dei fondi pubblici destinati al Padiglione è stata utilizzata per innescare nuovi processi o potenziare progetti esistenti aggiungendovi un nuovo capitolo.
Fosbury Architecture ha individuato e invitato a collaborare nove pratiche spaziali, progettisti chiamati a sviluppare nove progetti pionieri per il Padiglione Italia: nove pratiche di architettura – architetti o gruppi italiani under 40 rappresentativi di ricerche originali, attivi in Italia e all’estero – selezionate in base all’attitudine con cui operano, i territori in cui intervengono, i mezzi che utilizzano, le questioni che sollevano e le risposte che suggeriscono, e che rappresentano un elenco, seppure incompleto, di professionisti italiani che lavorano lungo il perimetro di ciò̀ che è considerato oggi architettura.
Per rendere i nove progetti dei prodotti transdisciplinari genuini, i curatori hanno affiancato a ciascun progettista un advisor, proveniente da altri campi della creatività̀: artisti visivi e performer, esperti di alimentazione e di intelligenza artificiale, scrittori e registi.
Sono state poi individuate nove stazioni, siti rappresentativi di condizioni di fragilità̀ o trasformazione del nostro Paese, dove ciascun gruppo transdisciplinare è stato chiamato a intervenire. Infine, ciascun gruppo di progettazione ha collaborato e collaborerà̀ con una serie di incubatori – attori locali come musei, associazioni, festival culturali – con l’obiettivo di radicare ciascun progetto nel territorio di riferimento.
In questo modo i nove progetti legati al Padiglione Italia vanno a configurare le tappe di un’inedita geografia, diventando mete simboliche di un rinnovato Viaggio in Italia.
Al termine della cerimonia, il Ministro Sangiuliano e il Sindaco Brugnaro si sono recati ai Giardini per l’inaugurazione del Padiglione Venezia.
In precedenza il Ministro ha svolto incontri bilaterali con il Presidente della Confederazione Svizzera, Alain Berset, il Ministro della cultura degli Emirati Arabi Uniti, HE Salem Al Qassimi, e ha firmato con il Ministro della cultura del Regno dell’Arabia Saudita, Sua Altezza Principe Bader bin Abdullah bin Farhan AlSaud, un memorandum d’intesa nei settori dell’archeologia, della conservazione, del restauro e protezione del patrimonio culturale, dell’industria cinematografica e della letteratura.
Il Ministro Sangiuliano si è poi recato all’Arsenale per visitare il Padiglione emiratino e quello ucraino.
“Ho visitato anche il Padiglione dell’Ucraina perché ho ritenuto doveroso ancora una volta dare un segnale di solidarietà al popolo ucraino che è stato vittima di una criminale aggressione da parte della Russia”, ha dichiarato Sangiuliano.
Successivamente sempre all’Arsenale, Campo della Tana, Sangiuliano ha visitato, alle Corderie, la Mostra Internazionale “The Laboratory of the Future”, insieme al Presidente della Biennale, Roberto Cicutto, e alla Curatrice della mostra, Lesley Lokko.
“È molto importante la centralità che ha l’Africa nella Mostra Internazionale dell’Architettura della Biennale. Il governo Meloni ha varato un progetto per l’Africa perché è un continente fondamentale a cui dobbiamo guardare con estrema attenzione”, ha dichiarato il ministro Gennaro Sangiuliano.