Christiania, nota anche come Città Libera di Christiania (in danese Fristaden Christiania), è un quartiere parzialmente autogovernato della città danese di Copenaghen, che ha conseguito uno status semi-legale come comunità indipendente.
Era il 26 settembre 1971 quando a Copenaghen, nel distretto di Christianshavn (letteralmente “La baia del Re Christian”, ovvero Christian IV, il governante più longevo della piccola monarchia situata a nord della Germania), nasceva Christiania, 34 ettari (1/3 di kmq) di terra autogestita da una comunità indipendente.
L’occasione arrivò allorquando il reparto militare di stanza a Christianshavn lasciò la caserma. Anarchici, squatters, artisti, hippy, non persero tempo. Ancora una volta, l’ennesima, il mondo poté assistere alla realizzazione di quella che, erroneamente, molti chiamano ancora Utopia.
E infatti, ancora oggi, nonostante le molteplici realtà anarchiche (storiche e attuali), i più pensano che l’anarchia sia utopia, che l’anarchia non si possa realizzare, che sia sinonimo di caos e di violenza, che l’anarchia non ammetta regole, che estremizzi il concetto di libertà, e via discorrendo. Christiana, come altre comunità anarchiche esistenti, è lì, presente, viva e attiva come non mai, con regole ferree e libertà circoscritte al buon senso comune.
La storia di questa cittadella ha inizio quando un gruppo di hippy occupò una base navale dismessa, costituita da edifici militari fatiscenti e abbandonati, alle porte della capitale danese. Una delle persone più influenti del gruppo era Jacob Ludvigsen, un “provo” che pubblicava il giornale anarchico Hovedbladete, che ufficializzò la proclamazione della Città Libera. Per anni lo status legale della zona è rimasto in un limbo, mentre il governo danese tentava, senza successo, di espellere gli occupanti. I residenti del borgo, dopo varie vicissitudini, sono riusciti a raggiungere un accordo con il governo danese per il riconoscimento di Christiania come suolo autogestito. La comunità si è basata per decenni sul principio dell’autodeterminazione e della proprietà collettiva, in linea con i principi base del Comunismo. Gli abitanti danno vita dunque ad una comunità autogestita che si ispira a valori di libertà, condivisione, pace, lavoro. Ripulisce le strutture, rendendole abitabili, cura gli spazi verdi, si organizza in piccole unità autonome, Allestisce eventi, concerti (si sono esibiti molti big del rock, fra cui Bob Dylan), rappresentazioni teatrali e partecipa alle manifestazioni cittadine per i diritti umani. Soprattutto, si configura come luogo aperto e accogliente, cosa di cui il turista si rende conto attraversando le stradine e incontrando i suoi abitanti.
Gli abitanti di Christiania iniziarono fin da subito a costruire case, laboratori, negozi, saune, vivai, ristoranti, teatri, gallerie d’arte, opere di utilità collettiva. Al suo interno, famosi sono i negozietti d’artigianato, l’asilo, la panetteria, la fabbrica di biciclette (l’uso dell’automobile è vietato), la tipografia, la radio libera, laboratori di restauro, il cinema, bar, ristoranti, luoghi di spettacolo e i servizi per i cittadini, tutti totalmente autogestiti. Rinomata per la sua via principale, la pusher street, dove l’hashish viene venduto in piccoli chioschi. Christiania ha comunque delle regole ferree, fra cui il divieto di assunzione di droghe pesanti. Nel maggio del 2011 è finalmente riuscita ad acquistare il proprio territorio dal governo danese e ora i suoi membri dispongono di maggiore libertà esecutiva. Ci sono organi di governo come l’Assemblea comune, la commissione economica, quella delle case.
Sin dall’inizio dell’esperienza comunitaria, i cittadini hanno condiviso la scelta di pagare le tasse al comune di Copenaghen e allo Stato danese, nonché di sobbarcarsi i costi del consumo di elettricità, acqua, cura dei giardini, raccolta rifiuti e uffici pubblici. Il maggior introito è dato dal turismo, tuttavia il visitatore è tenuto a rispettare la raccolta differenziata, a lasciare puliti gli spazi comuni e a utilizzare i servizi igienici pubblici, a rispettare la privacy dei residenti e a chiedere il permesso prima di scattare foto.
Il villaggio danese è conosciuto anche per i suoi edifici colorati, per il divieto di circolazione per le automobili e per la mancanza di forze dell’ordine. Esperimento sociale unico al mondo e forte attrazione turistica, utopia vivente basata sui principi del rispetto e del libero arbitrio, ovvero sull’ideologia dell’anarco-pacifismo.
Tutto viene gestito autonomamente, senza alcuna gerarchia, senza sindaci, senza direttori, senza presidenti, senza alcuna autorità istituzionale. E, grazie alla mancanza di qualsiasi tipo di autorità, anche a Christiania non esiste alcun crimine, un esempio fra i tanti, di cui la maggior parte dei media non parla.
E lo Stato danese?
Tasse e servizi.
A Christiania non esistono tasse, perché non esiste uno Stato, non c’è una piramide di caste da mantenere, i servizi sono efficientissimi ed esemplari. Tutte le decisioni riguardanti la gestione sociale vengono prese in assemblee, non esiste quindi alcuna democrazia rappresentativa e nessuna dittatura. È un errore credere che l’essere umano non sia in grado di prendere decisioni all’unanimità e in autonomia, poiché Christiania con il suo metodo anarchico basato sulla “sintesi” e la “non-delega”, dimostra il contrario. Infatti, è sufficiente vivere in un contesto non gerarchizzato per essere tutti d’accordo in generale sui vari metodi di mantenimento della libertà (bisogno naturale). Le decisioni che per molti ‘democratici’ sembrano inarrivabili, assurde, utopiche, per le persone libere sono invece logiche e naturali, sovente di facile attuazione. Perciò la città funziona in modo eccellente, c’è un servizio sanitario impeccabile, polizia, scuole, nettezza urbana con riciclaggio dei rifiuti, giornali, biblioteca, casa editrice, radio e televisione, giardini, frutteti, servizio di manutenzione edifici, la posta, il forno, moneta propria ed emissione di francobolli, eccetera. Esiste anche un vero e proprio distretto culturale, il più completo di Copenaghen, con teatro, musica, film, video sperimentali, sport, ecc.
Quali regole?
Come anarchia insegna, le leggi esistono, a partire da quelle umane e naturali (come disse Dio agli Ebrei, per bocca di Mosè: “Le leggi sono state scolpite nei vostri cuori ancor prima che sulle Tavole, ma i vostri cuori erano duri”). Sono variabili, poiché variabili sono le necessità in una realtà moderna in continua e veloce evoluzione; vengono fatte e disfatte nell’interesse comune di portare reale beneficio alla collettività e il minimo di controindicazioni. Ma le leggi dell’anarchia non calano mai dall’alto e non sono coercitive, assolute, né imposte da un’autorità, e, dato che le regole le decidono e le approvano tutti, non c’è alcun bisogno di commettere crimini. non esistono di conseguenza “sbirri”, nè corruzione, né galere, ma un servizio di Polizia standard a tutela del cittadino (le controversie sono immancabili ovunque). Questo smentisce il luogo comune che normalissime persone, in un contesto anarchico, producano disordine e violenza: in un siffatto contesto ben organizzato e omogeneo è esattamente il contrario. L’essere umano tende naturalmente alla cooperazione, da tempi preistorici, pena l’autodistruzione della specie, e noi sappiamo che lo scopo degli esseri viventi è quello di conservare la specie. Soltanto in gruppo erano in grado di abbattere un mammut o un bisonte, adottando schemi condivisi ancor prima di riuscire a comunicare verbalmente fra loro. Sulla base di questo principio naturale, le regole e le leggi non possono essere imposte coercitivamente da qualcuno, da una casta di giudici, da una casta di deputati, da una minoranza su una maggioranza (ma nemmeno da una maggioranza su una minoranza). A Christiania, come nelle altre realtà anarchiche, ci sono perciò regole fondamentali adattate a quella specifica comunità e agli specifici bisogni del singolo (in quanto elemento costitutivo della comunità). Una delle regole presenti a Christiania, decisa all’unanimità sulla base della sua effettiva utilità collettiva, è quella di vivere la propria casa per almeno sei mesi. Altre regole volute da tutti e per il bene di tutti sono: niente droghe pesanti, niente armi, niente automobili.
Quale futuro?
Naturalmente roseo, se non fosse per i nuovi attacchi da parte dello Stato, il quale ha già fatto ripartire la sua nuova ondata malefica e violenta di “sedicente legalità”. Non a caso, circa 15 anni fa, la Danimarca ha tolto a Christiania lo status speciale di Città Libera. E con la scusa degli scontri del 2007 tra black bloc e polizia, il primo edificio del quartiere fu demolito dalle ruspe di Stato. L’obiettivo è, in primo luogo, la distruzione delle prove che l’anarchia può funzionare, e, in secondo luogo, lo smantellamento della libertà dei cittadini, così come viene smantellata ogni giorno, ogni secondo, là dove esistono Stati e governi di qualunque tipo.
“The Shock Doctrine”, è un saggio del 2007 scritto da Naomi Klein, giornalista canadese. La teoria dello shock economico è drammatica ma molto semplice: bisogna creare nella popolazione un senso continuo d’insicurezza e di stress psicologico, tale che diventi accettabile qualsiasi decisione politica ed economica. Una tale teoria, ben conosciuta anche in pratica, non può sussistere in un sistema anarchico, ma è scontata in una dittatura, e ci è fin troppo familiare in “regime di democrazia”, che non è un ossimoro, ma una realtà.
Ma chi fu il primo vero anarchico della storia? Risposta: Gesù di Nazareth (cheeee?). Ebbene sì. Come scrisse Leone Tolstoj, nella sua opera “il regno di Dio è in voi”, «L’ordinamento sociale fondato sull’autorità non può essere giustificato: il Cristianesimo, nel suo vero significato, distrugge lo Stato. Esso fu compreso fin dal principio ed è perciò che Gesù cristo fu crocifisso».
La visione anarchico-religiosa di Tolstoj è antidogmatica, fondata sulla ragione e contro ogni potere religioso e istituzionale: “Ogni autorità che si frappone tra l’individuo e Dio ostacolano la libertà dell’individuo”. Tolstoj diviene così il capostipite della corrente anarchica denominata “Anarchismo Cristiano”, diffusasi in Russia, verso la fine dell’ottocento, per merito dei suoi insegnamenti.
Scavando più indietro, nel passato, troviamo perfino il pensiero “anti-stato” di Sant’Agostino, anche se a quei tempi non si poteva parlare di veri e propri stati. Come osserva Dino Bigongiari nel suo saggio “The political ideas of Saint Augustine “: “Dio non ha creato gli stati ma ne ha soltanto permesso la costituzione. Lo ricordiamo prima che a qualcuno venga in mente di dire che gli stati ce li ha mandati confezionati così come sono Nostro Signore”.
Le Origini dell’Anarchismo
L’“Anarchismo” nasce dalla grande cultura di Pierre-Joseph Proudhon (Besançon, 15 gennaio 1809 – Passy, Parigi, 19 gennaio 1865), Filosofo, Economista, Sociologo, Saggista, Federalista, socialista, anarchico e politico, deputato della Seconda Repubblica Francese. Fu il primo intellettuale ad attribuire un significato positivo ai termini “anarchia” ed “anarchico”, sino ad allora impiegati soltanto con un’accezione dispregiativa, come afferenti ai concetti di anomia ed entropia.
Proudhon ebbe altresì il merito di aver ispirato il celebre simbolo della “A cerchiata”, il cui significato risiede nella sua stessa massima “l’Anarchia è l’ordine senza il potere”, oltre ad aver coniato la massima secondo cui “La proprietà è furto” – indistintamente se fosse statale o privata. Pierre-Joseph Proudhon promosse il possesso (occupazione e uso), in luogo della proprietà (che è il diritto esclusivo di controllare un bene economico): questo comporta l’inesistenza degli affitti, dei tassi d’interesse e l’estrazione di surplus monetario mediante il capitale (privato o statale).
Considerazioni
Disse un saggio: “È meglio la peggiore delle democrazie della migliore di tutte le dittature”, un po’ come dire “È meglio il peggior buono del miglior cattivo”, una banale ovvietà, che mi ricorda “il tonno che si taglia con un grissino”, come dire “i tonni più teneri resistono al grissino più duro”, tranne quello pubblicizzato nel famoso e geniale (quanto ingannevole) spot pubblicitario. Invero talune monocrazie, prima di degenerare in dittature, funzionano meglio delle migliori democrazie; in rarissimi casi il presidente, come è successo in Polonia con Lech Wałęsa, si è fatto da parte al momento giusto, per lasciare il paese in mani più competenti. Un altro saggio disse : “La Democrazia è l’insieme di tante piccole dittature legalizzate, organizzate e cooperanti”, un po’ come dire “La Democrazia non esiste, vige la legge del più forte”. E la forza delle lobby e delle caste è la ricchezza. Quindi la democrazia è la vera utopia. Non a caso Mark Twain asseriva: “Se votare facesse qualche differenza non ce lo lascerebbero fare”.
L’Anarchia è l’alternativa praticabile a dittature e democrazie? Certo che no. Può funzionare raramente e solo in piccole comunità, come quella di Christiania che annovera poco più di mille anime; i cittadini devono avere una grande maturità, forte coscienza civica, propensione all’altruismo ed alla condivisione, non solo: grandi affinità nella popolazione, comunione di intenti e obiettivi comuni. Mettere d’accordo mille teste è una mission impossible in condizioni normali: vige sempre il proverbio “Quando troppi galli cantano non fa mai giorno”, e, spesso, una nazione si trova nella condizione di dover intraprendere decisioni politiche e di applicare misure contrarie ai pareri e alle necessità di una maggioranza. Non si può certamente indire un referendum per abrogare le tasse, né tampoco per costruire senza obbedire a un piano regolatore (quindi abusivamente).
In Italia, un’anarchia non funzionerebbe neppure in un condominio di dieci famiglie. Personalmente non credo di poter vivere in una comunità anarchica sedicente felice: vorrei tanto rivolgere questa domanda ad un abitante di Christiania: “Visto che in una comunità anarchica come la vostra dove ci si aiuta l’un l’altro senza discriminazioni e ognuno deve rimboccarsi le maniche, come funziona il welfare? Esiste una pensione? e i disabili che non possono aiutare fisicamente, come vengono trattati?”. In attesa di una risposta, che immagino e spero non giunga mai, preferisco la disorganizzata, calpestata, decadente e controversa democrazia in cui vivo dalla nascita: di sicuro posso ancora esprimere la mia opinione senza ritorsioni; anche questa è libertà: quella di mettere in discussione anche energicamente le manovre e decisioni di Stato, quella di manifestare in piazza contro decisioni governative, oppure scrivere quest’articolo senza dovermi preoccupare che, il giorno seguente la pubblicazione, un gendarme venga ad arrestarmi per propaganda anti-governativa : la libertà d’opinione, è forse la più preziosa di tutte. Dubito fortemente che possa esistere nel modello anarchico.
Ma di sicuro Anarchia, concettualmente, non è sinonimo di violenza, esattamente come Cristianesimo non è sinonimo di Crociate, e Islam non è sinonimo di terrorismo, sempre concettualmente parlando. Come noto, ogni corrente, che sia di pensiero, politica o religiosa, produce estremisti, e l’estremismo spesso degenera in violenza: l’estremismo non è politica, qualunque sia la bandiera.
E Christiania resiste, all’insegna della libertà, una vera libertà, anche se circoscritta, ma che non vìola la libertà altrui. “La mia libertà finisce dove comincia la vostra”, disse Martin Luther King; “Libertà è partecipazione”, disse Giorgio Gaber, “la libertà va conquistata e meritata“, dico io.
Vincent
Scrittore, Musicista, Informatico
Fonti : https://www.christiania.org/ , opera “Qu’est ce que la propriété?” di Joseph Proudhon, “Il regno di Dio è in voi” di Lev Tolstoj, Wikipedia, spigolature dal web
Foto: Neptuul, CC BY-SA 4.0 https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0, via Wikimedia Commons