Nell’anno speciale per il numero di anniversari felliniani (dai 70 anni de I vitelloni a 60 di 8½, dai 50 di Amarcord a 40 di E la nave va fino ai 30 dell’Oscar alla carriera e della scomparsa del regista), il palazzo del Fulgor inaugura oggi la mostra Fellini/Trubbiani – E la nave va (1983-2023), promossa dal Fellini Museum di Rimini, fino a domenica 28 gennaio 2024.
L’occasione per celebrare i quarant’anni di uno dei film più grandiosi di Federico Fellini, raccontandolo però attraverso la storia di un incontro davvero straordinario, quello tra il regista e lo scultore Valeriano Trubbiani. Fellini, affascinato dalle opere di Trubbiani fin da quando le vide, per la prima volta, alla Biennale di Venezia del 1972 (che lasciò un segno anche nello scrittore premio Nobel José Saramago, come si legge nel lungo, intenso passo su Trubbiani del suo Manuale di pittura e calligrafia), trovò la giusta combinazione per coinvolgere l’artista in una serie di soluzioni scenografiche per il film del 1983.
A Trubbiani venne dato l’incarico di occuparsi di tre cose: lo squarcio sullo scafo del transatlantico Gloria N., il rinoceronte ammalato e la corazzata austroungarica.
La mostra presenterà una significativa scelta dei bozzetti e dei disegni di Trubbiani, oltre a una ricca serie di fotografie, quelle della visita che Fellini fece nel suo atelier a Candia di Ancona nel 1982 e quelle dell’effettivo lavoro svolto a Cinecittà, documentato anche da dieci disegni originali del regista, sorta di appunti-guida per lo scultore.
La mostra darà modo di tornare a riflettere sull’interesse del regista per le arti visive e plastiche: verrà infatti esposto, tra le altre cose, un suo testo su Trubbiani, in cui si comprendono le ragioni della collaborazione con lo scultore, nelle cui opere riconobbe il rischio della trappola, dell’incubo, della minaccia incombente, così presente nel suo cinema.
La mostra riporterà dunque un’attenzione importante sulla figura di Valeriano Trubbiani (Macerata, 1937-Ancona, 2020), uno dei più grandi artisti del Novecento italiano, maestro solitario, animato da una visionarietà che lo colloca in una posizione del tutto anomala rispetto a movimenti e scuole. Eppure il suo lavoro è riuscito a entrare lucidamente nei problemi del proprio tempo, talora con una sorprendente capacità profetica, ma solo perché motivato da un’intima esigenza umanistica che ha saputo fare della sua arte un commentario dolente e lucido della Storia, vista nelle sue componenti eterne, costanti, che non mutano.
L’incontro con Fellini è tuttavia, per Trubbiani, un reagente potente per continuare il proprio lavoro approfondendone e risolvendone certe modalità, qualcosa che era già implicito nelle opere realizzate fino al lavoro per E la nave va ma che si libera provvidenzialmente in uno sguardo nuovo. Per questo nella mostra ci sarà un modello su scala ridotta della Mater Amabilis, l’imponente gruppo scultoreo collocato in Piazza Sandro Pertini ad Ancona, in cui Trubbiani immagina come la continuazione del film.
Il rinoceronte femmina incinta, messo in salvo ad Ancona (quasi uno spazio adriatico liminale tra epoche e mondi), darà alla luce un rinocerontino, immagine beneaugurante della continuità della bellezza, delle risorse profonde, incalcolabili, salutari, antiche e eterne dell’inconscio, a dispetto di mediocri e distorte narrazioni su quelli che si credono “i fatti”, le apparenti evidenze degli eventi, i poveri orizzonti del “contemporaneo”.