È uscito al cinema, e dal 23 dicembre anche su Netflix, il sequel di Cena con delitto – Knives Out: Glass Onion – a Knives Out of Mistery.
Le premesse sono le stesse del primo capitolo: cast stellare, location e design accurati e il detective Benoit Blanc a risolvere misteri.
In questo cast ci ritroviamo grandi nomi del cinema hollywoodiano. Edward Norton, nei panni del ricco magnate, e i suoi amici Janelle Monáe, Kate Hudson, Dave Bautista, Leslie Odom Jr., Kathryn Hahn, e il nostro Benoit Blanc – Daniel Craig, che ci guida nella risoluzione del caso.
Gli amici del magnate Miles Bron, infatti, sono tutti invitati nella sua isola a giocare ad una “cena con delitto”.
Il delitto è già servito su un piatto d’argento, anzi di platino visto la ricchezza ostentata in ogni cosa dal magnate.
Se nel primo film la suspence era tenuta sospesa fino alla fine, per svelarci il colpevole districando mano a mano gli indizi accessibili solo al detective, qui gli indizi sono alla luce del sole, greco, sotto i nostri occhi sempre, fin dall’inizio. Solo che non lo sappiamo.
E questo rimane il fulcro di tutto il film. Qual è il mistero?
Se tutto è alla luce del sole, cosa serve restare qui a guardare il resto del film?
Quello che diamo per scontato non lo è, la narrazione è brava a giocare alla roulette con le 5 W (chi, cosa, quando, dove e perché), cambiandone il soggetto ogni tempo del film. Possono essere tutti colpevoli o tutte vittime. E non appena ci avviciniamo alla soluzione, cambia lo scenario nuovamente.
È un tira e molla tensivo che dopo un po’ annoia, la narrazione che ogni volta sembra decollare, plana nuovamente al ribasso, per portarci certo dove vuole lei, ma non arrivando pienamente a destinazione.
Perché come scoprirà, nessuno vuole davvero che lei spacchi il sistema. Ma questa di fatto è l’essenza della disgregazione. Ed è questo quello che unisce tutti noi. Siamo arrivati a quel margine, superandolo.
Ce lo dice il protagonista subito.
Questo non è un film che parla di mistero, o che ne vuole risolvere uno, parla di altro.
Chi si aspetta un “Cena con delitto 2”, all’insegna del giallo ne rimarrà profondamente deluso, o estasiato, degustibus.
Chi gode del film per quello che è, un entertainment senza pretese, con una punta satirica alla faccia del ricco sfrenato che può tutto nella vita, lo troverà godibile.
Di certo, la formula che aveva reso Knives Out il successo che è stato è rimasta. Oltre il cast, l’occhio particolare al design, inteso a tutto tondo, rimane il marchio di fabbrica di questa saga, che almeno in questo supera sé stessa.
Il design degli oggetti – partendo dalla mistery box inviata dagli amici – di Rick Heinrichs, all’architettura della location, passando per i costumi di Jenny Eagan, con quell’attenzione ai colori e design contrastanti tra i diversi attori fanno il bis.
La fotografia di Steve Yedin e il montaggio di Bob Ducsay fanno il resto.
Piccole chicche di questo film: i vari cameo, tra cui quello di Angela Lansbury, che può solo creare tanta tenerezza nel vederla per l’ultima volta in un film.
Alessandra Collodel