Arrivato per caso tra i miei film consigliati, sarà complice l’uscita di questi giorni, lo trovate infatti a partire dal 4 marzo sulla piattaforma Netflix, e incuriosita dal titolo inizio la visione.
Solitamente non mi lascio ammaliare dalle commedie italiane, non rientrano proprio nel mio genere. Mi sono lasciata ammaliare dal titolo e dalla tematica LGBT+.
Questo film infatti racconta la storia di una famiglia arcobaleno vista dagli occhi del figlio Leone. Per un progetto scolastico infatti, insieme al suo amico Jacopo, sta girando un documentario sulla sua famiglia omogenitoriale.
Leone: “Si funziona, ma mi sembra troppo di corsa”
Jacopo: “Noi abbiamo, la famiglia, le lotte sociali, abbiamo la vita vera no?”
Leone: “Si ma, mi manca qualcosa…”
Jacopo: “Si, un colpo di scena! Potremmo scoprire chi è il tuo padre biologico!”
Inizia così il film, sulle prime note del documentario di Leone e Jacopo, e l’incipit di una vita normale di una coppia omogenitoriale, tranne un particolare: Leone non sa chi è il suo padre biologico, ma non è mai stato importante saperlo in famiglia.
Si snocciolano così, forse, alcune banalità atte a sfatare alcuni miti e pregiudizi che “normalmente“ si hanno sulle coppie omogenitoriali. (Sembra incredibile, ma pure gli omosessuali hanno problemi normali.)
E su questa normalità si intrecciano i fili della trama, tra colpi di scena e lacrime dei protagonisti, che dovranno sbrogliare qualche nodo di quella buffa matassa che è la vita, nodi associati a difficoltà vere e strettamente legali della realtà sociale delle coppie arcobaleno in Italia oggi.
Nodi e fili che tessono, senza volerlo, vite reali, pregiudizi e condizionamenti sociali.
Leone, dall’alto dei suoi 16 anni e della sua esperienza di vita, scova così emozioni nuove per un adolescente, e ritrova il vero senso che sempre c’è, e si nasconde, in una famiglia.
Il filo invisibile si lascia guardare, sa coinvolgere e lasciare col fiato sospeso.
Il filo invisibile è un film che ti aspetti ma inaspettato.
Alessandra Collodel