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GAO BO高波I Scritture dall’Himalaya

Dopo la mostra GAO BO高波 OFFERTA Venezia-Himalaya ospitata negli spazi della galleria veneziana, l’artista è protagonista di una seconda esposizione che approfondisce ulteriormente il suo lavoro. La mostra prende il titolo da quello di un’opera in cui 12 ritratti di cittadini tibetani vengono sovrapposti da scritture, in una mappatura di volti che avvicina il Tibet a una dimensione universale.

Dal 28 aprile al 12 maggio 2023 l’artista Gao Bo è nuovamente protagonista di una mostra negli spazi della galleria veneziana IN’EI, nuovo spazio dedicato ad artisti e architetti da Cina, Giappone e Corea. Con GAO BO高波I SCRITTURE DALL’HIMALAYA, sempre a cura di Pietro Gaglianò, lo spazio apre la seconda parte di un percorso che completa il viaggio intorno all’opera dell’artista che con i suoi ritratti fotografici realizzati in decenni di viaggi, ha avvicinato il Tibet a una dimensione universale.

In questa seconda tappa, IN’EI sostituisce ai mille volti dell’installazione fotografica ambientale Mandala offering, Tibet, protagonista del primo progetto espositivo, i volti segnati da parole scritte come in un flusso di coscienza direttamente sul negativo: Writings from Himalaya una serie di stampe da fotografie realizzate da Gao Bo tra il 1995 e il 2003, dai titoli evocativi – Heretique, Inverifiable, Redonde, Pas Autre, Rugir… – che compongono una catalogazione personale, senza gerarchia, senza ordine, di amici o sconosciuti incontrati per caso, uniti da un destino comune.

Il ritratto è per l’artista un modo per arrivare al cuore del Tibet che tuttora rappresenta il fulcro del suo lavoro: volti solitari che indossano maschere contemporanee per proteggersi dall’inquinamento e dal freddo, in dialogo con antiche maschere scolpite nel legno o osso, tradizionali della cultura tibetana.

Le scritte che accompagnano questi volti sono un modo per sottolinearne l’unicità, come persone e come immagini, un modus operandi a cavallo tra due culture, in cui la conoscenza di quel sentimento del tempo di matrice asiatica si mescola a un linguaggio artistico europeo.

La serie di opere raccolte nella mostra Scritture dall’Himalaya costituisce un’altra parte del viaggio che l’opera di Gao Bo compie unendo l’Himalaya a noi. Un viaggio diverso dalla pratica delle indagini antropologiche con il loro sguardo oggettivante, dove le sue scritture che non appartengono a nessun idioma, ma compongono una lingua di grafemi, fatta di caratteri latini, cinesi e tibetani, il luogo di una lettura libera, che non racconta abusi o sopraffazioni.

Le scritture che si sovrappongono non appartengono a nessun idioma conosciuto perché, come sostiene Gao Bo, “non c’è una lingua che non sia pericolosa – scrive il curatore Pietro Gaglianò. – Da questa riflessione è scaturita la creazione di una lingua di grafemi, fatta di caratteri latini, cinesi e tibetani, che diventa il luogo di una lettura libera, che non riverbera abusi né sopraffazioni”.

Con questa panoramica sul suo lavoro, IN’EI fa conoscere anche in Italia un artista dalla lunga carriera internazionale e che in Francia ha collaborato con grandi nomi come Christian Caujolle, Jean-Luc Monterosso, Alain Fleischer, che ha vinto il premio L’oeil d’Or al prestigioso festival di fotogiornalismo Visa a Perpignan nel 1989 e il cui lavoro è stato esposto in una personale al Musée Européen de la Photographie a Parigi.

Con GAO BO高波 OFFERTA Venezia-Himalaya e GAO BO高波I SCRITTURE DALL’HIMALAYA la galleria IN’EI realizza un’operazione culturale che permette al pubblico italiano di confrontarsi con un lavoro che sta a cavallo tra mondi e culture, mostrando il senso più profondo di questo spazio e del suo progetto.