Home / Arte & Cultura  / Gli atelier di Mariano Fortuny

Gli atelier di Mariano Fortuny

Il 25 ottobre il Museo Fortuny apre il secondo piano per raccontare la creatività di Mariano Fortuny.
Un’opportunità unica in quanto per la prima volta nella storia la Fondazione Musei Civici di Venezia ha deciso di presentare al pubblico internazionale oggetti che fino a questo momento erano conservati nei depositi.


Per volontà del Comune di Venezia e della Fondazione Civici Musei Veneziani, presieduta da Mariacristina Gribaudi, questi ampi ambienti hanno ora assunto una funzione e un allestimento museali, accogliendo in modo accurato e scenografico una serie di fondamentali focus su Mariano Fortuny y Madrazo e le sue differenziate attività.

Questi spazi di approfondimento – anticipa la Responsabile del Museo e Dirigente MUVE Chiara Squarcina – risultano fondamentali per conoscere realmente, e sotto diversi profili, la straordinaria personalità e vicenda di Fortuny. Artista e, insieme, attento e originale imprenditore, che sa portare il suo marchio, e quello di Venezia, nel gran mondo dell’epoca.

I riflettori vengono innanzitutto puntati sui Fortuny (padre e figlio), e l’arte dell’incisione. Arte da entrambi collezionata e soprattutto praticata in modo originale, tanto da influenzare la grafica del tempo per stili, temi e procedimenti.

Da un lato il padre, ancora legato alla tradizione goyesca, dall’altro il figlio, che sviluppa una tecnica personale nell’acquaforte e nell’acquatinta, utilizzando anche un trapano elettrico a uso odontoiatrico per realizzare gli originali effetti ottici che si ammirano sulle sue stampe.

Insieme alle incisioni, si possono osservare anche gli strumenti, tra i quali due torchi di diversa fattura ed epoca, utilizzati per la loro realizzazione.

Un secondo focus, non meno affascinante, va ad approfondire ciò che Mariano Fortuny, affiancato dalla moglie Henriette, produce nel campo dell’arte del tessuto, trasformando il piccolo laboratorio creato nel sottotetto di Palazzo Pesaro degli Orfei in una delle più prestigiose industrie tessili del primo Novecento in Europa.

Fu peculiarità del marchio Fortuny il ricreare l’illusione degli antichi tessuti operati ricorrendo alla sola tecnica della stampa, riuscendo così a proporre rielaborazioni raffinate di repertori iconografici tratti dalla collezione storica di famiglia e da culture di diversi Paesi. In un primo momento si ricorse a matrici di legno, per passare poi a un processo di tipo fotoserigrafico, con impressione meccanica a rotativa su teli anche di grandi dimensioni.

Nel suo curioso eclettismo Fortuny si cimentò anche nella fotografia, sperimentando le più diverse tecniche e apparecchiature sino a brevettare, nel 1933, una sua speciale “Carta Fortuny”, in grado di garantire all’immagine un aspetto materico e, insieme, la perfetta inalterabilità alla luce. Nelle nuove sale si possono ammirare immagini realizzate dai coniugi Fortuny e tratte dal loro vastissimo archivio personale, un corpus che spazia dalla fotografia tecnica – come strumento funzionale alle creazioni dell’artista in pittura, teatro e stampa su tessuto – alla semplice registrazione del quotidiano, fatta di autoritratti, ritratti di amici e famigliari, interni di case, vedute di città e paesaggi: uno spaccato in presa diretta del beau monde dell’epoca.

Il teatro, in particolare, fu una delle passioni principali di Fortuny, come racconta una delle nuove sezioni della sua Casa-Museo. Già nel sottotetto di Palazzo Pesaro degli Orfei Mariano aveva cominciato a effettuare sperimentazioni in ambito scenotecnico. A sortirne fu il “Sistema Fortuny”, un complesso apparato illuminotecnico controllabile a distanza e con flussi luminosi di intensità variabile. In mostra anche il modello del teatro di Bayreuth, esemplificazione della riforma teatrale fortunyana al tempo applicata nei maggiori teatri d’Europa Da questi studi nacquero i “Diffusori Fortuny”, lampade a luce indiretta commercializzati dalla Leonardo da Vinci di Milano, negli anni Venti.

Epicentro della effervescente creatività di Casa Fortuny, è la Biblioteca Privata di Mariano, il suo “pensatoio”, il luogo magico dove l’idea trovava spunto, prendeva forma e diventava prototipo. Quello che qui, per la prima volta, viene svelato al pubblico è uno straordinario cabinet d’amateur, una wunderkammer straripante di cose preziose, oggetti d’uso, curiosità, strumenti, documenti, volumi… Tutte cose rare, particolari, uniche.

Contenuto e contenitore sono creazioni Fortuny. A illuminare la scena è la luce naturale che entra dalle grandi finestre gotiche. È qui che Mariano conservava i suoi tesori di bibliofilo: trattati illustrati di ogni epoca, l’intera “Ecyclopedie”, raccolte di incisioni, riviste, volumi d’arte e scienze. Gli armadi accolgono più di 150 album rivestiti con tessuti Fortuny e contenenti documentazione iconografica, la più diversa, schizzi, foto, appunti, ritagli e soprattutto immagini, infinite, ordinatissime, foto di dipinti, architetture, decori e fregi, ceramiche, armi: potenziali fonti di ispirazione per i motivi decorativi dei leggendari tessuti Fortuny.

“Mariano Fortuny y Madrazo è nato e cresciuto immerso nel genio e nella bellezza, che ha poi restituito al mondo, con la sua musa e compagna, nella avventurosa vita che li ha infine portati in questo meraviglioso palazzo. Qui Mariano e Henriette hanno sperimentato e fabbricato le loro produzioni, qui ci sono le memorie loro e delle personalità più importanti del secolo che viaggiavano nella cosmopolita Venezia, loro ospiti. Qui è oggi finalmente possibile scoprire o ritrovare un pezzo di storia di Venezia forse meno famosa di altre, ma certo non meno importante, una storia industriosa e culturale, che continua a stupire per creatività e visione”, spiega Mariacristina Gribaudi, Presidente della Fondazione Venezia Musei.

“L’apertura del secondo piano del Museo Fortuny rispecchia la volontà di approfondire e comunicare consapevolmente la figura di Mariano Fortuny, artista geniale che ha sempre guardato oltre l’orizzonte. Ritengo che per la Fondazione Musei Civici questa apertura sia importante per una condivisione con tutta la città e tutto il mondo del saper fare imprenditoriale – che oggi, più di ieri, è un impulso per i giovani che si affacciano a una creatività operativa che deve considerare la valenza di una ricaduta economica. Non si deve altresì dimenticare che questa apertura dà seguito al lascito testamentario di Henriette Nigrin, una donna eccezionale che affiancò sempre Mariano Fortuny in tutta la sua poliedrica attività e con il quale condivise progetti di vita e di arte. L’aspetto determinante è che noi oggi, con l’apertura del secondo piano, offriamo una visione a 360 gradi dell’eclettica personalità di Fortuny e la possibilità di esplorare il background artistico e culturale di quest’uomo, spagnolo di nascita ma veneziano d’adozione, che scelse Venezia quale palcoscenico delle proprie aspirazioni intellettuali ed estetiche”, conclude Chiara Squarcina, responsabile del Museo e Dirigente Area Attività Museali MUVE.