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“Hamilton”, il grande Musical è tornato

Anche se il Coronavirus ha d’un tratto fermato l’arte del teatro in Italia e nel mondo, rendendo impossibile qualsiasi forma di spettacolo dal vivo, ci siamo saputi consolare abbastanza bene.

Infatti la piattaforma di streaming online Disney+ ha reso disponibile il musical Hamilton: An American Musical, perla di unica bellezza e originalità dei nostri tempi. Lo spettacolo narra le vicende legate al suo protagonista, Alexander Hamilton, figura storica appartenente al contesto della guerra d’indipendenza americana e di ciò che ne consegue, dalle prime decisioni del neo-presidente George Washington alla fondazione della prima banca degli Stati Uniti d’America. Tra l’altro il musical si basa sì sulla storia americana, ma non solo a livello di trama: la struttura stessa dell’opera è di puro stampo statunitense, poiché si basa sullo stile musicale del rap, tipico degli USA.

 Il genio dietro tutto questo è il compositore e attore Lin – Manuel Miranda, diventato famoso grazie a una delle sue prime opere teatrali “In The Heights”, della quale tra poco vedremo la trasposizione cinematografica, e “Oceania”, uno degli ultimi capolavori d’animazione della Disney. Miranda è riuscito a ottenere quella che si chiama “evoluzione”: cioè prendere una forma “antica” di arte, quella del Musical in questo caso, e mischiarla con uno stile completamente nuovo, creando un perfetto mix di armonie e parole.

Ovvio che l’importanza della parole è fondamentale, soprattutto in questo caso in cui il genere del rap si basa sul dire molte cose in poche battute musicali; ma questo non ha fatto sì che il compositore scrivesse musica “mediocre” o indirizzata ai pochi eletti che apprezzano il genere. Tutt’altro: anche i non amanti di questo stile metropolitano riescono facilmente ad apprezzare lo spettacolo (provare per credere) per la presenza di bellissime arie musicali, facendo largo uso di emozionanti accordi di settima nonché di collaborazione tra strumenti classici e strumenti digitali moderni. Ma in che senso le canzoni di Hamilton si possono definire vere e proprie “arie”? In realtà questo spettacolo si guadagna il titolo di musical molto più di tutti quelli usciti negli ultimi anni. In origine la parola “musical” infatti indicava uno spettacolo completamente musicale, ma che pochi hanno veramente il coraggio di proporre al giorno d’oggi, a causa della piccola fetta di pubblico amante del genere. Difatti sono pochi gli spettacoli interamente musicali a mo’ di operetta, madre dell’attuale musical; per citarne un paio: I Miserabili o Sweeney Todd. Ma nel nostro caso la musica effettivamente non abbandona mai le vicende di Hamilton e diventa di per sé uno dei personaggi principali, non solo un colore da poter utilizzare a piacimento.

Lin Manuel-Miranda

Non sono assenti anche canzoni “più classiche”, se vogliamo, strutturate secondo strofa-ritornello, che riescono quindi a spezzare piacevolmente la frenesia della narrazione. Degno di nota il numero di Re Giorgio III, You’ll Be Back, interpretato da un folle Jonathan Groff; una canzone tipicamente Brit-Pop, proprio per sottolineare la differenza di stile rappresentata dagli americani (i quali usano principalmente il rap per cantare), e gli inglesi (invece legati ad una tradizione Beatlesiana). Altro enorme merito che si deve riconoscere a Lin – Manuel Miranda è il senso di continuazione tra le canzoni. Queste sono tutte diverse ma seguono un filo rosso riconoscibile con perenni rimandi ai fraseggi delle canzoni precedenti. Questa è una tecnica molto usata nel musical, esempio perfetto è Sweeney Todd, il quale solo con la musica riesce a far già percepire allo spettatore cosa succederà sulla scena. Così Hamilton riesce a far associare ad una determinata sequenza di note un determinato personaggio o una determinata emozione. Ricordiamo tra i brani la title-track Hamilton, The Room Where it Happens o Helpless, i quali, senza neanche accorgercene, ci ritroveremo perennemente nell’orecchio. Anche la messa in scena è delle migliori. Difatti lo spettacolo non punta sui “fuochi d’artificio”, cioè: la scenografia rimane sempre la stessa, cambiano solo i pochi oggetti di scena i quali non cercano affatto di strappare un “wow!” allo spettatore, perché a questo ci pensano tranquillamente gli attori e l’orchestra. Il musical Hamilton ricopre anche la carica di insegnante: il racconto crea infatti un ottimo esempio di lezione di storia non noiosa. Quindi oltre ad essere uno spettacolo d’intrattenimento riesce anche molto bene in un “intento educativo”. Inutile menzionare la bravura degli attori; d’altronde quando si mette piede a Broadway la perfezione dei perfomers è certa.

Nel cast ritroviamo anche lo stesso Lin – Manuel Miranda a ricoprire il ruolo del protagonista comandando lo spettacolo in modo egregio. Socialmente parlando, lo spettacolo è stato una bomba a mano: l’America alla sua uscita, correva l’anno 2015, impazzì completamente e lo spettacolo vinse il premio Pulitzer per la drammaturgia. Ora che lo spettacolo è disponibile anche per noi italiani, abbiamo capito il perché. Innumerevoli le esibizioni del cast alla CasaBianca o in giro per tutto il Continente. Purtroppo, e questo è un grande purtroppo, non vedremo mai questo spettacolo nei teatri della nostra Penisola, proprio per il suo punto di forza. Come già abbiamo detto, Hamilton è uno spettacolo al cento per cento americano, sia per le tematiche che per lo stile. Sarebbe un suicidio teatrale cercare di trasporlo in italiano. La musica, la metrica e tutto ciò che ne consegue non sarebbero adatti per i canoni italiani. Ringraziamo quindi Disney+ di aver reso disponibile questo incredibile spettacolo e speriamo anche in altri! In conclusione, Hamilton deve essere visto per svariati motivi: godere di un’opera teatrale stupenda, scoprire il momento centrale della storia americana, capire un fenomeno sociale di grande rilevanza. Piccolo consiglio: se siete prossimi alla visione di Hamilton, i vostri amici e parenti inizieranno a odiarvi. Non riuscirete a togliervi più tutte le canzoni dello spettacolo dalla testa, e inizierete ad amare il fantastico mondo del musical.

Matteo Abozzi