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Il Carnevale digitale del Teatro Stabile del Veneto

Quattro nuove produzioni disponibili dal 12 al 16 febbraio sulla piattaforma Backstage che richiamano il teatro goldoniano e quello di Shakespeare, raccontano le fiabe di Carlo Gozzi e riprendono l’antica arte della Lanterna Magica.

12 febStorie di Carta, II episodio

12 febBaseggio Francesco, in arte Cesco

13 febLa Bisbetica domata

16 febL’augellin è belvedere

Non esiste Carnevale che si rispetti senza spettacoli e maschere. E così, anche se con le sale chiuse, il Teatro Stabile del Veneto, propone come da tradizione un cartellone di eventi virtuali dedicati alla festa più divertente dell’anno e fruibili gratuitamente dal 12 al 16 febbraio sulla piattaforma digitale Backstage. Quattro titoli che richiamano il teatro goldoniano e quello di Shakespeare, raccontano le fiabe di Carlo Gozzi e riprendono l’antica arte della Lanterna Magica.

Si inizia il 12 febbraio (ore 16.00) con la messa in onda del secondo episodio della rassegna per bambini Storie di Carta, firmata da Barabao Teatro, realtà del territorio da sempre attenta alle proposte per il pubblico dei più giovani, e prodotta dallo Stabile del Veneto in collaborazione con la Camera di Commercio di Padova. Da un’idea nata nei mesi di lockdown il progetto delle “Storie di Carta” si è poi sviluppato con il contributo di un’equipe allargata che coinvolge attori, registi, cantanti disegnatori, grafici, operatori di ripresa e del suono con l’obiettivo di unire l’antica arte della proiezione delle ombre con le nuove tecnologie video e dar vita, sulla scorta dell’antica arte della Lanterna Magica, ad appassionanti e divertenti storie rivolte ai ragazzi e alle loro famiglie. Protagonisti come sempre dell’episodio i due maldestri pirati, Billy e Kid, alter ego dei creatori Ivan Di Noia e Romina Ranzato, perennemente alla ricerca di un tesoro per il quale affrontano imprese straordinarie.

Cesco Baseggio (Photo by Walter Mori/Mondadori via Getty Images)

Sempre venerdì 12 febbraio alle 19.00 va in scena Baseggio Francesco, in arte Cesco, spettacolo prodotto dal Teatro Stabile del Veneto per celebrare i cinquant’anni dalla morte del grande attore veneziano Cesco Baseggio che a Carlo Goldoni dedicò gran parte della sua carriera, ma anche i cento anni esatti dal suo primo debutto sulla scena in una formazione professionale (12 febbraio 1921). Il progetto ideato da Bepi Morassi e Anna Bogo, oltre a un’ampia rassegna di materiale documentario come foto, locandine, ritagli stampa e video, tra cui alcune delle sue più emozionanti commedie, è realizzato con la collaborazione del Museo di Casa Goldoni e vede la partecipazione di studiosi e docenti universitari Paolo Puppa, Piermario Vescovo e Giuseppe Barbanti. Dall’esordio come violinista al Teatro Rossini di Venezia nel 1913 all’apice della fama con gli sceneggiati RAI dei grandi testi del teatro veneto negli anni ’60, fino al tramonto accompagnato dalle note di un’opera lirica tratta dal testo goldoniano che più ha segnato tutta la vita dell’attore, ovvero I rusteghi, la produzione Baseggio Francesco, in arte Cesco si presenta come una retrospettiva volta a svelare aspetti forse meno noti, ma sicuramente significativi della carriera del grande attore.

Il 13 febbraio (ore 19.00) giorno della vigilia di Carnevale, ma anche di San Valentino, il Teatro Stabile del Veneto propone un classico della commedia shakespeariana La Bisbetica Domata adattata da Andrea Pennacchi per la regia di Silvia Paoli. Una nuova produzione allestita proprio nell’anno del Covid da Teatro Bresci e Teatro Stabile del Veneto, che ambienta la storia dei due giovani amanti Petruccio e Caterina nell’Italia degli anni ’90, ovvero gli anni dell’ascesa di Berlusconi, della crisi economica (il suo inizio), la caduta del muro di Berlino appena avvenuta, le top model, il grunge, gli uomini che sanno di Denim e Non è la rai in televisione. Una storia da cui traspare senz’altro l’amore, la sincerità e la fragilità, di due ragazzi problematici che si incontrano e cominciano una storia a modo loro, cercando uno spazio in una società in cui non si riconoscono, ma dove ritrovano le stesse problematiche di patriarcato, maschilismo e violenza domestica.

Il palinsesto digitale dedicato al Carnevale si chiude martedì grasso, 16 febbraio (ore 19.00), con L’augellin è belvedere fiaba teatrale di Carlo Gozzi, con protagonisti dei gemelli “bastardi” Renzo e Barbarina, figli in realtà del re Tartaglia e della regina Ninetta, cresciuti alla lettura dei libretti dei filosofi moderni, che lasciano la casa dei genitori adottivi, Truffaldino e Smeraldina, e, attraverso un percorso di maturazione e disillusione, solo in parte fiabesco, trovano loro stessi. Lo spettacolo ideato e costruito da Piermario Vescovo e Antonella Zaggia è prodotto da Teatro dell’orso in peata e Teatro Stabile Veneto in collaborazione con Teatro a l’Avogaria nell’ambito del programma della Regione Veneto per la promozione dei grandi eventi “Carlo Gozzi 1720/2020” in occasione del terzo centenario della nascita del celebre drammaturgo e scrittore veneziano (1720-1806). Lo spettacolo è stato presentato in una ripresa video, appositamente realizzata a cura del Master in fine arts and filmaking dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, in occasione del convegno internazionale che le Università di Venezia e Verona, in collaborazione con l’Istituto per il Teatro e il Melodramma della Fondazione Giorgio Cini, il Teatro Stabile Veneto e altri enti (tra cui le Università Paris-Sorbonne, Salzburg, Santiago de Compostela eccetera), hanno organizzato il dicembre scorso per le celebrazioni del terzo centenario dalla nascita di Carlo Gozzi.