Intervista a Antonino Geraci

Antonino Geraci è nato a Monza nel 1974 ma dai primi anni novanta abita e lavora in provincia di Modena dove si è laureato in Economia. Quando non legge, ama camminare per ore e perdersi in congetture del tipo: “E se accadesse che…?” E a volte accade. Questo è il suo primo romanzo.

Elisa: Benvenuto Antonino, raccontaci un po’ di te, come nasce l’amore per i libri e la scrittura?

Antonino: Ciao Elisa, l’amore per i libri credo che sia nato, come tutti gli amori, da un incontro fortuito e fortunato. Da piccolo ho cominciato e leggere romanzi le cui storie mi portavano fuori dalla stanza in cui ero, lontano, in mondi inesplorati, in profondi abissi, attraverso deserti sperduti e su vette inarrivabili. Come puoi non rimanerne attratto? Poi, leggendo, mi è venuta voglia di provare a raccontare storie capaci di fare altrettanto. Una sfida nel tentativo di essere all’altezza delle aspettative di un lettore, che come me, vuole vivere altro o, perché no, leggere la propria storia nelle pagine che sfoglia.

Elisa: Qual è stata la tua fonte di ispirazione per Le cose che ti capitano di nascosto?

Antonino: desideravo scrivere una storia che più che fare paura, parlasse della paura. Allora mi sono chiesto quale fosse la paura più grande per me. E una prima risposta che mi sono dato è stata invece relativa alla paura più antica, quella che credo tutti noi ci portiamo dentro sin da piccoli: quella di perdere i nostri genitori o chi si prende cura di noi. Di perdere quel tetto che ci protegge. Ho continuato a scavare fino ad arrivare a quella che ritengo la mia paura più grande, che non è quella di veder venir via il tetto che ci protegge, ma di vedersi togliere il suolo da sotto i piedi. Non di perdere qualcuno, ma di perdere sé stessi. Di smarrirsi.

Quando ti perdi, hai perso tutto.

E da questa paura, un pezzo alla volta, è stata elaborata la struttura del romanzo.

Elisa: Durante la stesura del tuo romanzo, hai immaginato un lettore tipo? Che caratteristiche ha?

Antonino: Eh, bella domanda. In un primo momento l’ho immaginato della mia età se non anche con più anni. Perché ci sono riferimenti all’infanzia di chi ha la mia età o una decina di anni in più. Poi, man mano che revisionavo il testo, ci ho visto persone ti tutte le età, anche molto giovani o molto anziane. Perché parla a tutte le età. Sicuramente sono lettori che amano storie in cui si cela un mistero che si svela lentamente, attraverso un gioco di ombre che mettono in dubbio tutto, in bilico tra sogno e realtà. Come in quella rara luce crepuscolare che si ha durante un’eclissi di sole.

Elisa: Il tuo romanzo è raccontato in prima persona da un bambino di 10 anni, questa scelta ti ha creato difficoltà e soprattutto ti chiedo: come è stato tuffarsi nella mente di un personaggio così giovane?

Antonino: Ti ringrazio per la domanda, perché effettivamente la scelta del punto di vista e dell’età di chi ci dà il punto di vista in questa storia sono state le più difficili da gestire. Dopo aver iniziato a scrivere in prima persona, ho pensato che così facendo mi stavo infilando in un “cul de sac”, per più motivi. Il primo è che il punto di vista sarebbe stato il più statico possibile, quindi non mi avrebbe dato alcun margine di manovra per raccontare gli eventi, che non fossero quelli vissuti direttamente dal protagonista. Inoltre sarebbe stata una sfida in più quella di mantenere il lettore incollato alle pagine, se scritte sotto forma di diario. Invece poi, man mano che la storia prendeva forma, mi sono reso conto che con questa scelta riuscivo letteralmente a prendere la testa del lettore e metterla lì, all’altezza di quella di Fabio, il protagonista del romanzo, e fargli vedere e vivere le emozioni al suo posto. Sul linguaggio del protagonista ho lavorato tantissimo fino a riscrivere più volte l’intero romanzo per renderlo il più credibile possibile. Ma il risultato finale per me è stata la soddisfazione più grande.

Elisa: Scegli uno scrittore, anche del passato, con cui trascorrere una giornata. Dove lo porteresti e quali domande vorresti rivolgergli?

Antonino: Oh caspita, uno solo? Solamente uno? Beh allora andrei per ordine di apparizione, come si fa nei titoli di coda dei film per dare a tutti la stessa importanza tra quelli che sono i miei preferiti. E lo scrittore del passato che per primo ha lasciato tracce indelebili nella mia fantasia è Jules Verne. Gli chiederei da dove traeva spunto per le sue storie in cui ha narrato mirabolanti avventure che andavano oltre il comune significato di fantasia di quei tempi. E lo supplicherei di darmi la formula di quella colla che ha inventato per tenere i lettori appiccicati alle pagine dei suoi romanzi. E lo porterei in un aeroporto, giusto un esempio tra tanti, a dimostrazione che quanto di fantasioso aveva descritto, in parte si è avverato. Gli mostrerei il video dell’allunaggio. E gli farei vedere che oggi, grazie a persone che come lui hanno sognato in grande, è possibile fare il giro del mondo in molto meno che ottanta giorni.