Intervista a Leyla Khalil

Oggi intervistiamo Leyla Khalil, autrice del libro Pizzicotti uscito a Gennaio edito da MdS editore

Ciao Leyla,
benvenuta al Giornale delle Buone Notizie. Ho letto il tuo nuovo libro e ho alcune curiosità da approfondire su questo tuo libro. No spoiler, promesso.

Vai, sono curiosa di sapere le tue domande.

Il perché del nome della protagonista Clessidra lo scopriremo durante la lettura del libro.
Ti chiedo invece come è nato il titolo “Pizzicotti”?

Il titolo “Pizzicotti” viene dal confronto con l’editor. Inizialmente doveva chiamarsi “Specchi”, ma era un titolo che esiste già sul mercato.
Quindi abbiamo iniziato a ragionare su qualcosa che indicasse il modificare o intaccare in qualche modo la realtà e le persone che hai davanti. Il pizzicotto è un modo di relazionarsi con l’altro a metà tra l’amichevole e nocivo. Dà l’idea di marachella, del bisticcio, e questo titolo rende l’idea dell’immagine di farsi male nel legame tra due sorelle, in un modo leggero e scherzoso ma non sempre innocuo.

Pizzicotti è anche un’azione che facciamo quando vogliamo svegliarci da un sogno, o da un incubo.
È questo il caso?

Non so se Clessidra si voglia svegliare.
Sicuramente lei ha fatto ormai di questo sogno un incubo. La sua realtà, la sua quotidianità, il suo modo di leggere la realtà è molto lontano dal mondo razionale. Lei vive di pensiero magico, di fatto.

In questo caso il pizzicotto non svolge la sua funzione di risvegliare, almeno non la protagonista.
Forse risveglia il lettore, in questo caso si potrebbe identificare il pizzicotto come risveglio.

Durante il commento ad una presentazione del libro hai scritto che questo è un romanzo di de-formazione. Hai voglia di spiegare senza spoilerare?

È un romanzo di de-formazione perché vuole smembrare, de-costruire, destrutturare quello che viene proposto mediamente come iter di crescita. Nel senso che Clessidra cresce ma il suo percorso è tutt’altro che lineare. È un percorso che si avviluppa su sé stesso.
Clessidra fa traiettorie atipiche rispetto a quelle descritte nel percorso di formazione tradizionale.

De-formazione proprio in questo senso, un romanzo di de-formazione fa riferimento al contrario della formazione, ma c’è anche un tentativo di deformare la realtà, è anche l’idea di sentirsi deformata della protagonista, per cui c’è questa lente deformante verso di sé e verso gli altri che caratterizza il romanzo.

Ci sono molte identità che la protagonista deve affrontare e con cui cresce nel libro. La sua identità dalla pelle color susina, la sua identità di genere, quella sessuale e la sua identità di donna in sviluppo.
Però la costante nella crescita è l’identità sociale, il misurare sé stessa con l’altro per diventare se stessi, nel bene e nel male. Cosa ci vuole raccontare in questo Clessidra?

La protagonista si confronta con tutti gli aspetti citati nella domanda, e anche con altri.

La sua è la storia di una nascita, che non è tanto la nascita dell’individuo, che viene giusto accennata, ma è una nascita che avviene dopo. È la nascita effettivamente a livello sociale. Affermarsi nella società. E questo dal suo punto di vista non può che avvenire se non attraverso il confronto.

Quindi vediamo che il suo è un definirsi per difetto, se tu sei così, e io non sono come te, io sono meno di te.

Ad esempio: le donne sono belle, le ragazze sono belle, io sono brutta, quindi Clessidra dice, secondo la sua logica, “io sono un uomo”.
Sono sillogismi basati su pensieri magici che lei non si toglie dalla mente, ma in fondo sono pensieri che in qualche forma restano in tutti noi, anche quando cresciamo.

Effettivamente penso che ognuno di noi, nel leggere la storia di Clessidra, possa ritrovare degli elementi di confronto che viviamo, o per lo meno che abbiamo vissuto durante l’infanzia, la preadolescenza e l’adolescenza, a scuola, e che poi si possono riscontrare in varie dinamiche, nel bullismo, nell’affermarsi nella propria identità di genere, nella grande piaga dei disturbi alimentari.
È una ricerca di sé che ritroviamo nella relazione con gli altri. Che a sua volta è intrinsecamente legata a quello che si è internamente, a come ci si percepisce.
Vediamo delle conseguenze sociali, ma il grande dramma di Clessidra lo vediamo anche nella ricerca del perché del suo nome, del perché al suo stare al mondo, quindi l’origine di queste ragioni sociali sta nel personale e nel familiare.
Vediamo che è lei il personaggio che accusa tutto questo: c’è un filtro, noi viviamo la storia di Clessidra, attraverso gli occhi di Clessidra, ignoriamo la storia degli altri.

Grazie a Leyla Khalil per averci raccontato Clessidra.