Elisa: I Cieli di Laura, nome abbastanza insolito per una band. Da dove viene?
Andrea: ciao a tutti, innanzitutto grazie per lo spazio che ci concedete e grazie mille per averci chiesto l’origine del nome della band. Molti credono che il nome non sia importante, che sia meglio incentrare ogni discorso su musica e testi, dimenticando di fatto chi in realtà si trova a raccontare quelle storie. Diciamo che originariamente quel “Laura” doveva avere un apostrofo, un po’ come “Erano i capei d’oro a l’aura sparsi” del Petrarca: doveva essere un’immagine ideale alla quale dedicare tutto quello che siamo in grado di creare con i nostri strumenti, un destinatario mai esistito a cui indirizzare ogni nostro pensiero. Non male, vero? Solo che dopo una ricerca abbiamo scoperto che esiste già una cantautrice con quel nome e abbiamo scelto di rendere Laura un po’ più terrena, dandole un nome reale. E i cieli sono i milioni di destini che ognuno di noi incontra durante la propria vita.
Santo: Esatto, diciamo che ognuno di noi ha una Laura a cui dedicare i pensieri, una Laura che magari è semplicemente un numero nel cellulare che non chiamerai mai.
Elisa: Il vostro brano di esordio si chiama Bologna Centrale? Un ringraziamento ai servizi di ferrovie dello stato o c’è qualcos’altro? Scherzo, raccontatemi qualcosa del pezzo e del vostro stile.
Giovanni: No no, nonostante la marea infinita di treni presi e persi, Bologna Centrale non viaggia su rotaie. Il brano è in realtà la sintesi più dolorosa del paradosso che chiamiamo “storia impossibile”. Hai presente quando ti dicono “non siamo fatti per stare insieme” o magari “ti voglio troppo bene per continuare”? Ecco, all’interno di questo universo illogico di luoghi comuni si sviluppa la storia di “Bologna Centrale”. Il brano si risolve con l’immagine di qualcuno che, pur trovandosi davanti al mare, in un luogo incredibilmente pregno di significato e bellezza, si trova a sognare un posto più “usa e getta” come la stazione di Bologna Centrale. Semplicemente perché sono le persone a fare i luoghi. Per quanto riguarda lo stile, come si può ben intuire già al primo ascolto non siamo stilisticamente incentrati solo su un genere. Ma noi ci consideriamo un gruppo che segue la scia dell’indie pop, sia per i temi trattati, sia per le sonorità, le tecniche di arrangiamento e registrazione dei pezzi.
Marco: E io che pensavo bastasse comprare un biglietto per vivere una canzone. Scherzi a parte, credo che Bologna Centrale rappresenti l’essenza stessa dell’addio, e non esiste luogo migliore di una stazione per riportare alla mente l’idea dell’allontanamento da qualcuno.
Elisa: In che modo vivete l’idea di musica e la ricerca del successo, parola molto inflazionata… Quanto influenza le vostre scelte artistiche?
Santo: Crediamo che ogni canzone possa essere dedicata a qualcuno, ma mai utilizzata per sperare di avere successo. Sarebbe decisamente uno spreco! La ricerca del successo non ci interessa, semplicemente perché crediamo che il successo debba essere meritato e conquistato attraverso il talento. Ecco, noi non abbiamo particolari talenti: raccontiamo storie e mettiamo in musica quello che abbiamo dentro, nulla di più. Quindi ogni scelta artistica è più influenzata dallo stato d’animo che dalla moda del momento.
Marco: A prima vista, artisticamente parlando, siamo una sorta di accozzaglia male assortita, e ognuno di noi proviene da ascolti ed esperienze molto diversi tra loro. Però, guardando meglio, ci rendiamo conto ogni giorno di più che la “differenza” è sinonimo di contaminazione, e spesso fa nascere qualcosa che, singolarmente, non saremmo neanche in grado di immaginare
Giovanni: Sì, sono d’accordo con Marco, diciamo che di solito partiamo da un testo sul quale costruiamo l’arrangiamento, provando a restituire con il nostro strumento quelle stesse sensazioni nate dalle parole. Dopo, ci affidiamo a diversi amici per l’ascolto e critica del brano e successivamente pubblichiamo.
Andrea: Shakespeare diceva “Ride delle cicatrici chi non è mai stato ferito”, noi speriamo che le nostre cicatrici possano essere ascoltate e apprezzate da qualcuno.
Elisa: E quante cicatrici vi ha “regalato” questo nuovo modo di vivere che stiamo imparando giorno per giorno da marzo 2020?
Santo: Diciamo che più che regalare cicatrici, il covid ha cambiato il nostro modo di vivere la musica. Sicuramente abbiamo subito l’arresto forzato della parte più spensierata, divertente e remunerativa della musica, fatta di concerti e di uscite dei brani, ma questo lungo periodo di inattività ha portato molti artisti a maturare e migliorarsi, pronti per una nuova rinascita. Ecco, a voler guardare il bicchiere mezzo pieno, possiamo dire che abbiamo davvero fatto di tutto per uscirne migliori. Chissà se ci siamo davvero riusciti…
Elisa: Sotto quale cielo troveremo la famosa Laura in futuro?
Giovanni: Beh, speriamo solo non piova troppo! Non abbiamo molte pretese, ci basterebbe tornare a suonare sopra un palco e far ascoltare le nostre canzoni. Presto uscirá un altro singolo. Parlerà sempre di una storia d’amore vissuta davanti alle onde del mare. Ci siamo ispirati alle riflessioni di Cécile Guérard, pittrice e scrittrice francese: “Il mare, l’oceano hanno la forza di tirarci fuori da noi stessi, ponendoci davanti a profonde riflessioni sul senso della vita.”
Andrea: Personalmente credo che la mia Laura non abbia troppa ansia di scoprire il proprio futuro. Tra l’altro, ogni futuro è fatto di istanti ancora da vivere e il bello della vita è proprio questo. Anch’io ho una voglia matta di tornare a suonare, di cantare in piccoli locali pieni di fumo e di chiacchierare senza soffocare dietro una mascherina. Non so ancora quando potremo farlo, ma di sicuro continueremo a inventarci altri cieli senza scale per la nostra Laura.
Marco: In futuro perderemo la testa per qualcuno, ci innamoreremo, soffriremo e continueremo a scrivere canzoni. E continueremo a cercare la nostra Laura ovunque, dai nostri sogni fino agli angoli più bui delle nostre paure.
Santo: Probabilmente finiremo per mettere su un circo! Scherzi a parte, in futuro Laura vivrà sotto cieli decisamente più consapevoli e maturi, continuando a ispirare ogni nostra produzione. A breve uscirà un altro brano e tra qualche mese pubblicheremo un EP. Il resto è ancora tutto da scrivere, come ogni futuro che si rispetti.
Maria Elisa Aloisi