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La ricetta segreta del cioccolatte al gelsomino di Cosimo III de’ Medici

La segretissima ricetta del “cioccolatte” al gelsomino del Granduca di Toscana Cosimo III è pubblicata in un video della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze sul canale YouTube del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo per la campagna “La cultura non si ferma”.

Questa “nobile” ricetta fu svelata solo nel 1712 da Francesco Redi “gentiluomo aretino e accademico della Crusca”. Fu per decenni il medico personale di due Granduchi successivi, Ferdinando II dal 1666 al 1670 e Cosimo III dal 1670 al 1697. Il suo ruolo di scienziato e cortigiano lo impegnò per delicate funzioni di consigliere politico, di referente culturale e accademico fino a fare da “paciere” negli scontri interni alla famiglia regnante. Ma non finisce qui, il Redi creò una delle più elaborate e gustose ricette col cioccolato: il “cioccolatte al gelsomino“, una lavorazione laboriosa della polvere di cacao, insieme con la vaniglia, alla cannella e ai fiori di gelsomino freschi della durata di “dieci o dodici giorni”, con la premura di utilizzare temperature moderate per non far perdere poi alla bevanda il profumo dei petali.

La poetica ricetta originale del Cioccolatte al Gelsomino (dal sito del MiBACT)

…le scorze fresche de’ Cedrati e de’ limoncelli e l’odore gentilissimo del Gelsomino, che mescolato con la Cannella, con le Vaniglie, con l’Ambra, e col Muschio fa un sentire stupendo a colore, che del Cioccolatte si dilettano. Piglia caccao torrefatto e ripulito e stritolato grossamente libbre 10. Gelsomini freschi sufficienti da mescolar con detto caccao, facendo strato sopra strato in una scatola o altro arnese e si lasciano stare 24 ore e poi si levano e si tornano a mettere altrettanti in esso caccao, facendo strato sopra strato come prima; e così ogni 24 ore si mettono gelsomini freschi per dieci o dodici volte. Poi piglia zucchero bianco buono asciutto libbre 8, Vaniglie perfette once 3, Cannella fina perfetta once 6, Ambra grigia scrupoli 2 e secondo l’arte si fa il cioccolatte; avvertendo nel fabbricarlo che la pietra sia poco calda; ma che l’artefice lo lavori che non passi quattro o cinque libbre per massa al più, perché se scaldasse troppo la pietra  perderebbe il suo odore.