Vienna. Prima metà ‘800. In tutti gli ospedali europei la mortalità tra le partorienti è elevatissima. Il sintomo caratteristico è una febbre talmente alta da dare il suo nome alla patologia, definita per l’appunto “febbre delle puerpere”. La mortalità arriva a toccare punte del 27 per cento, con un picco di 33 donne morte su cento nel mese di Dicembre. Le procedure diagnostiche non riescono a identificarla quale malattia vera e propria come il tifo o la tubercolosi.
La febbre puerperale é maligna e costante compagna delle partorienti ricoverate, tanto da chiamare in causa l’istituzione stessa e rendere la sindrome quella che oggi si direbbe una malattia “iatrogena”.
Dal 1840 la medicina brancola nel buio ed è essa stessa, per il dogmatismo, le passioni dei medici, unita a una sempre immancabile e mascherata incompetenza, una presenza incombente e perniciosa.
Nel marzo del 1847 fa il suo ingresso il giovane Ignác Semmelweis (1818-1865), nella clinica ostetrica dell’Ospedale Generale di Vienna, diretto dal dottor Joann Klein. Studia con attenzione i reparti del processo infettivo. Ossessionato dalla ricerca della causa, comincia a pensare che questa vada ricercata nel reparto stesso.
È rimasto colpito dal fatto che il numero dei decessi della II Divisione (affidata agli infermieri) è decisamente inferiore a quello della I Divisione (affidata ai dottori). Il dubbio sorge spontaneo: che siano proprio i medici, lui stesso compreso, a infettare le donne? Ma quale infezione trasmetterebbero? È semplice: medici e studenti frugano nel corpo delle degenti con le stesse mani con cui hanno toccato i cadaveri delle donne morte di febbre puerperale. A poco a poco mette a punto una precisa teoria eziologica ed escogita un mezzo assai semplice per prevenire il male: i medici devono lavarsi le mani due volte per tre minuti: dopo aver toccato un cadavere e nuovamente prima di toccare una puerpera.
Malgrado l’efficacia della soluzione, che fa ridurre drasticamente il numero di vittime puerperali (circa -70% in sei mesi), le sue teorie vengono rifiutate con energia dall’altèra dirigenza ospedaliera viennese. Inammissibile che “i medici stessi siano causa dell’infezione”. Semmelweis viene destituito dall’incarico e perfino cacciato dalla struttura ospedaliera.
Ben lungi dall’accogliere la sua scoperta, il mondo accademico si chiude alle sue idee, costruendo attorno a lui un deserto che lo condurrà alla pazzia. Il mediocre medico Klein, direttore della clinica, ‘aveva appena avuto il tempo di intravedere la verità sulla febbre puerperale che già era ben deciso a soffocare quella verità con tutti i mezzi, con tutte le influenze delle quali disponeva’, scrive Louis-Ferdinand Céline nel suo libro “Il Dottor Semmelweis”.
Semmelweis è in fondo un elemento estraneo, l’ungherese immigrato, impetuoso e indisciplinato, come il pregiudizio viennese lo vede insieme a tutti i suoi connazionali; è avvertito come uno “straniero fra noi”. Come se non bastasse, oltre a considerare esplicitamente come sciocchezze le sue deboli teorie eziologiche, il giovane medico offende Klein anche per le posizioni politiche assunte (Semmelweis è un nazionalista magiaro che partecipa con entusiasmo ai moti del Quarantotto, trascurando del tutto il fatto che Klein è un pupillo dell’onnipotente Metternich). E’ l’inizio della fine. Semmelweis incontrerà sempre grosse difficoltà in ogni struttura medico-ospedaliera. Tenta di esporre e avvalorare le sue teorie in un libro, che non troverà riscontro alcuno. Muore solo, abbandonato dalla moglie, malato e in miseria, dopo aver dato segni di forte squilibrio mentale.
La verità verrà precisata quarant’anni dopo, a seguito della scoperta dei batteri da parte di Pasteur, il quale, partendo dagli studi di Semmelweis, apre la grande stagione della batteriologia. I lavori del 1879 di Louis Pasteur e del 1883 di Joseph Lister avrebbero dimostrato la grandezza delle intuizioni di Semmelweis.
Mettendo fine ad uno dei più grandi esempi di pregiudizio nei confronti di un uomo geniale, la città di Budapest nel 1894 gli eresse un monumento tombale, nel 1906 una statua, che, successivamente, sarebbe stata collocata davanti all’ospedale San Rocco. Infine gli intitolò la Clinica Ostetrica dell’Università.
Come si può indovinare da questa storia, la Verità, anche se induttivamente dimostrata viene sempre osteggiata dalla politica se mina i poteri forti. Il vero nemico dell’Uomo é sempre… l’uomo.
Addio Ignác Semmelweis, almeno tu hai dato il buon esempio e una notevole spinta al progresso.
Vincent
Scrittore, Musicista, Informatico