Giulia: Ciao a tutti! Benvenuti a questo nuovo appuntamento con la rubrica Piccoli Lettori… come me!
Argo: Ciao! Ti vedo particolarmente entusiasta… ci vuoi parlare di qualcosa di speciale, vero?
Giulia: Mi hai letto nel pensiero! Oggi parleremo della Divina Commedia, in particolare della prima cantica: l’Inferno.
Argo: COSA?! Ci stai dicendo che hai letto tutta la Divina Commedia?! Hai bisogno di una vacanza, provvedo immediatamente…
Giulia: No, no, no, tranquillo. È solo che, per le settimane che seguiranno sto preparando una sorpresa, per cui avete bisogno di una breve introduzione sull’argomento. E, appunto, ha a che fare con l’Inferno di Dante.
Argo: Amo le sorprese! Ad ogni modo, sto studiando l’Inferno proprio in questo periodo al canliceo… credo che ci divertiremo!
Giulia: Ci puoi scommettere! Vuole dirci qualcosa su Dante Alighieri, monsieur Argo?
Argo: Con piacere, mademoiselle. Dante Alighieri è una delle tre colonne della letteratura italiana, insieme a Francesco Petrarca e Giovanni Boccaccio, vissuti in periodi vicini al suo. Nasce a Firenze nel 1265, da una famiglia guelfa della piccola nobiltà, figlio di Alighiero II degli Alighieri e di Bella. Le sue scarse risorse economiche non gli impediscono, però, di seguire un vasto percorso di formazione, tant’è che, all’età di 18 anni, è già istruito sulla grammatica, sulla retorica e sulla logica e compone versi in volgare. A influenzare fortemente le sue produzioni, oltre alla politica, è l’amore inappagato per Beatrice, indicata dagli storici come Beatrice Portinari, che continua a coltivare sebbene sia già sposato con Gemma Donati, a cui dedica il prosimetro – un’opera di liriche e prosa in alternanza – La vita nova e, in seguito, la Divina Commedia. Nel 1295 inizia la sua carriera politica, che svolge con rigido senso di giustizia e rigore, raggiungendo anche alte cariche – nel 1300 diventa priore di Firenze. Nel frattempo, la città è teatro di un’implacabile lotta tra le due fazioni guelfe: i Guelfi neri, legati da accordi commerciali al papa, e i Guelfi Bianchi, che desiderano maggiore indipendenza sia dal pontefice che dall’imperatore e con cui Dante è indotto a schierarsi. Nel 1301, mentre il Poeta si trova a Roma, presso la sede di papa Bonifacio VIII, i Guelfi Neri conquistano Firenze e iniziano una violenta repressione. A Dante vengono confiscati i beni e obbligato l’esilio. Da questo momento, la sua vita si svolgerà in viaggio per tutta l’Italia. Qui inizia a stendere la Divina Commedia, che si era ripromesso dopo la morte prematura di Beatrice, nel 1290, e spera di sfruttare il prestigio della sua nuova opera anche per ritornare nella sua patria. Altre sue opere che possiamo citare sono il Convivio, un trattato scientifico-filosofico, il De Vulgari Eloquentia, un trattato linguistico in cui viene affrontato il tema della lingua volgare, il De Monarchia, un trattato politico, e le Rime, una raccolta di liriche in volgare su diversi temi, primo tra tutti l’amore. Dante muore a Ravenna, da esule, nel 1321.
Giulia: Bene. So che può sembrare noioso, ma conoscere la vita di un autore è importante per comprenderne le opere. Argo, vogliamo parlare del suo stile?
Argo: Come abbiamo visto, le opere di Dante spaziano tra molti temi. Nelle sue liriche, viene esaltata la figura di Beatrice, di cui scrive quasi come un essere ultraterreno capace di condurre gli uomini alla beatitudine spirituale e religiosa, seguendo la corrente della Scuola Siciliana e del Dolce Stilnovo. Nei suoi trattati, in particolare nel De vulgari eloquentia e nel Convivio, sostiene che il sapere è una virtù destinata a tutti gli uomini nobili d’animo – quello della nobiltà è un altro concetto che si sviluppa notevolmente con Dante – e che l’unità popolare, e la conseguente diffusione delle conoscenze, si può raggiungere solo tramite una base linguistica e culturale comune. La lingua comune che, nel suo quadro dovrebbe unire gli italiani, è il volgare fiorentino e, di fatto, così sarà.
Giulia: Ti piace tanto studiare Dante, eh! E ora vuoi parlarci più approfonditamente della Divina Commedia?
Argo: Sapete già quando e in che contesto è stata scritta. Ora passiamo ai contenuti e alla struttura. La Divina Commedia, originariamente solo Comedìa, è sicuramente la più prestigiosa e completa opera di Dante Alighieri, che racconta del suo viaggio attraverso i tre regni dell’oltretomba: Inferno, Purgatorio e Paradiso. Il Poeta intraprende questo viaggio per volere divino, al fine di purificare la sua anima e raggiungere la beatitudine spirituale. Ha una funzione allegorico-didascalica, cioè, sotto il contenuto esplicito – quello del viaggio di Dante – si nasconde un messaggio più profondo: il percorso di purificazione che l’intera umanità dovrebbe svolgere per ottenere la salvezza. Nel suo viaggio, Dante viene guidato da tre anime: il poeta romano Virgilio – nell’Inferno e Purgatorio –, Beatrice – nella prima parte del Paradiso – e San Bernardo – fino alla contemplazione di Dio. Ogni personaggio, allegoricamente, rappresenta un concetto astratto. Il poema è diviso in tre cantiche, che corrispondono ai tre regni, ciascuno composto da trentatré canti – tranne l’Inferno, che ne ha trentaquattro. È composto da terzine di endecasillabi, versi formati da undici sillabe metriche.
Giulia: E sull’Inferno, cosa ci dici?
Argo: Ma non dovevi essere tu a parlarcene?! Fin ora non hai detto niente!
Giulia: Sì, ma, siccome vedo che ti stai divertendo molto, lascio a te l’onore.
Argo: Okay, okay. L’Inferno è il primo regno visitato da Dante, in cui vengono punite le anime dei peccatori. È diviso nove cerchi, a cui vengono condannate le anime in base al loro peccato, per subire la punizione eterna appropriata. Qui, vige la legge del contrappasso: la pena dei dannati viene scelta per analogia o per opposizione degli atti commessi in vita. Per esempio, nel secondo girone dell’ottavo Cerchio vengono puniti i suicidi, le cui anime vengono imprigionate in tronchi d’albero: in vita hanno maltrattato e rinunciato al loro corpo, ora si ritrovano a non averlo più.
Giulia: Nel poema ritorna sempre il tre con i suoi multipli? Perché?
Argo: Nella tradizione medievale era simbolo della Santissima Trinità – il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo – e Dante ha voluto rispettare questo schema. Sulla Divina Commedia c’è tantissimo da dire, potremmo stare qui per ore, però ho cercato di riassumere tutto in modo chiaro e semplice. Se volete saperne di più, potete approfondire da soli, magari seguendo i consigli di lettura di Giulia. Cosa aggiungi?
Giulia: Le opere che vi consiglierò sono tutte a fumetti: il poema dantesco è davvero troppo complesso per essere letto senza preparazione. Potete leggere l’adattamento manga che ne ha scritto Go Nagai e pubblicato da J-Pop, si chiama La Divina Commedia. Omnibus. Un altro adattamento interessante è quello fatto da Paolo Barbieri e pubblicato da Bonelli, L’Inferno di Dante. Se no, potete seguire Tuttodante, lo spettacolo teatrale di divulgazione della Divina Commedia eseguito da Roberto Benigni.
Argo: Amici, per oggi concludiamo qui! Alla prossima e, non mancate per la sorpresa di Giulia!
Giulia: Ciao!