Argo: Giulia, hai già letto il secondo numero de L’Ora dei Dannati?
Giulia: Sì, e ve lo presenterò oggi. Ma prima… intro!
Argo: Ciao a tutti! Benvenuti a questo nuovo appuntamento con la rubrica Piccoli Lettori… come noi!
Giulia: Il secondo volume della trilogia scritta da Luca Tarenzi è intitolato La Montagna. Nel primo libro abbiamo lasciato i cinque dannati davanti alla Porta dell’Inferno: Bertran de Born, Pier delle Vigne, il conte Ugolino e Filippo Argenti sono riusciti ad oltrepassarla, grazie al piano che prevedeva che uno di loro sacrificasse la propria fuga per distrarre gli Spezzati, gli angeli caduti dal cielo che fanno da sentinelle dell’Inferno. Il membro che rimase all’Inferno fu Virgilio, che, ora, è costretto a formare una nuova squadra per ritentare la fuga. I suoi nuovi compagni sono: Francesca da Rimini, dal Cerchio dei Lussuriosi, Manto da Tebe, dalla Bolgia degli Indovini, e… uno Spezzato legato a loro da un brutale ricatto.
Argo: Quindi, finalmente, compaiono le figure femminili!
Giulia: Sì, e non le troviamo solo al fianco di Virgilio: usciti dall’Inferno, i Dannati si ritrovano in Purgatorio. Filippo decide di separarsi dal gruppo, spinto dalla convinzione che da solo andrà più veloce. Ma la solitudine non porta nulla di positivo, e Filippo si ritrova presto affiancato da Lotte, una penitente della Cornice degli Invidiosi.
Argo: Il Purgatorio è suddiviso in cornici? Allora ha una struttura simile all’Inferno. Spiegaci meglio.
Giulia: Il Purgatorio, nel mondo dantesco, è una montagna che sorge su un’isola, che le anime peccatrici ma pentite prima della morte devono scalare per purificarsi e arrivare alla beatitudine. È suddiviso in Antipurgatorio, formato da quattro Schiere, e dal Purgatorio, formato da sette Cornici. Le Cornici purificano i sette peccati capitali, tramite torture che corrispondono per analogia o contrapposizione ai peccati commessi in vita. Come la legge del Contrappasso che vige all’Inferno. I Penitenti scalano la Montagna, alla cui sommità si trova il Paradiso Terrestre, scontando le punizioni una per una. Presenta, allo stesso tempo, molte differenze con l’Inferno. Tarenzi, sulla scia dei versi di Dante, ne parla come un vasto paesaggio naturale, pieno di vegetali, anche commestibili, e foreste, fiumi e grotte. È circondato in tutti i lati dall’oceano ed è sovrastato da un cielo leggermente differente da quello dei vivi. In Purgatorio il tempo scorre realmente, segnato dal cambiare dei giorni, delle stagioni e degli agenti atmosferici. Malgrado tutto sia tangibile e concreto, ne si evince anche la dimensione ultraterrena: ad esempio l’aspetto dei Messaggeri, angeli che svolgono un ruolo analogo a quello degli Spezzati, diventa sempre più etereo man mano che si va verso l’alto. Come all’Inferno, in fondo a cui è imprigionato Lucifero che, sbattendo le ali, produce gelidi venti, nel cuore del Purgatorio si nasconde un essere che causa frequenti terremoti.
Argo: A quanto pare questi romanzi ti stanno proprio piacendo! Puoi spiegarci il motivo?
Giulia: Tutto sta nello stile di scrittura: l’autore riesce a tenere sulle spine i lettori senza rendere il libro troppo pesante e angoscioso. Per esempio, un espediente che ho trovato funzionale allo scopo è quello del time lock, un limite di tempo entro il quale deve svolgersi un’azione. Esso è reso attraverso il potere della profetessa Manto, che, potendo leggere il futuro, vede il momento più adatto per la fuga dall’Inferno. Superata quell’occasione, i Dannati dovranno aspettare molto altro tempo affinché se ne ripresenti una del genere. I personaggi, quindi, sono costretti a risalire l’Inferno – che avevano percorso in senso discendente per liberare Manto – e terminare i preparativi in fretta e furia, con la perenne ansia di non riuscire ad arrivare in tempo.
Argo: Wow! E non ci dici nient’altro sulle tecniche di scrittura?
Giulia: Certo che sì, ma non ora. Ne parleremo in occasione del commento dell’ultimo volume, La Guerra.
Argo: E va beneeee! Cosa ci dici riguardo ai personaggi?
Giulia: Le figure femminili, sulle quali mi concentro, sono caratterizzate perfettamente, ognuna con le sue particolarità, come gli uomini. Questo fa sì che siano facilmente riconoscibili anche parlandone in maniera implicita: il lettore riesce a riconoscerle anche quando il narratore non ne fa esplicitamente il nome, ma descrive i loro modi di agire e pensare. Anche il loro modo di pensiero femminile si differenzia da quello maschile. Mi ha colpito molto la storia di ognuna: a differenza degli uomini, esse sono finite all’Inferno ingiustamente, costrette o indotte a peccare. Un’analogia evidente è quella tra la profetessa e Ugolino: inizialmente neanche Manto parla, solo che in questo caso, conosciamo il motivo del suo mutismo. Si sbloccherà più avanti. Quello che caratterizza il conte è ancora un mistero.
Argo: Wow! Non vedo l’ora di scoprire il terzo numero. Amici, per oggi concludiamo qui. Alla prossima!
Giulia: Ciao!