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E verrà un altro inverno

Doveva essere un agguato intimidatorio nei riguardi dell’ultimo arrivato

catalogato tra i rari eccentrici che si potevano contare in paese, ma solo fino ai primi atti vandalici di cui era stato vittima.

Purtroppo l’inesperienza gioca un brutto scherzo ai due incaricati di eseguirlo. Le botte e le minacce diventano colpi di pistola che feriscono pesantemente e innestano una  perversa spirale di cause ed effetti che rischierà di travolgere gli equilibri della Valle dove esistono regole ferree che  non è possibile violare. Sembrerebbe saperlo bene Manlio Giavazzi, guardia giurata dipendente della Valle Securitas.

 Sono capitato per caso in questa vicenda […] Avrei potuto fregarmene e pensare ai fatti miei, ma non sarebbe stato giusto. Tra paesani ci si aiuta e questo guaio può essere risolto senza nessun clamore.

In realtà le cose non sono così semplici. La psiche di Giavazzi è quella di un uomo complicato, forse mentalmente disturbato, segnato da terribili tragedie familiari. Per puro caso è venuto a conoscenza  di un fatto  delicatissimo che potrebbe avere esiti sconvolgenti per il buon nome dei componenti di una facoltosa e potente famiglia del posto, che in tal caso sarebbero costretti a lasciare la valle, inseguiti dalle chiacchiere e coperti di vergogna e  pensa perciò di poterlo gestire a suo favore.

Il problema era che si portava addosso la croce di un passato che nessuno voleva condividere, soprattutto senza il conforto di una solida situazione economica

Incomincia dunque  a manipolare uomini e vicende credendo di esserne capace. Ma le leggi non scritte della Valle, messe in moto proprio da uno dei maggiorenti del posto, il ricco imprenditore Jacopo Pesenti, ostacoleranno i suoi progetti e ripristineranno il consueto corso del vivere quotidiano.

Alla fine, qui in valle, siamo sempre noi maggiorenti, le famiglie con il nome a caratteri cubitali sui tetti delle aziende, a trovare le soluzioni giuste per superare i momenti difficili.

Pesenti suggerirà infatti alla figlia, Federica, una delle vittime dei maneggi di Giavazzi, i comportamenti  idonei a risolvere la pericolosa situazione nella quale si è venuta a trovare per aver fatto un matrimonio che lui non condivideva. La figlia però non sembra aver imparato la lezione e  si appresta a farne un altro altrettanto sgradito al padre e ancor più coinvolgente per il futuro dell’azienda di famiglia.

E se dopo scopri che non ti piace? […] dal letto te ne liberi con un calcio in culo. Allontanarlo da un’attività dove uno si guadagna da vivere è molto più complicato.

Federica ora che il pericolo è passato, però non gli dà retta. Ha corso il grave rischio di perdersi, di fallire. Ma adesso che il pollaio è salvo, questo matrimonio rappresenta un’opportunità per  continuare a vivere nella valle  tra le colline dove nulla cambia e  

                                                                 “ verrà un altro inverno”

uguale a quello che lo ha preceduto.

Il genere noir, è risaputo, richiede una lettura “ attiva”. Coinvolge, cioè, immediatamente il lettore spingendolo ad entrare in un circuito di riflessioni che lo impegna pagina dopo pagina sino alla fine della vicenda. Niente di più vero per quanto riguarda  E verrà un altro inverno ma con un doveroso distinguo. In questo romanzo infatti il lettore non è chiamato a  tentare di risolvere il caso o ad ingaggiare una caccia all’assassino,  perché quello (o quelli) l’autore  te li mette già davanti al naso con colpi di scena incredibili. Veri e propri pugni allo stomaco che in qualche circostanza lasciano un po’ boccheggianti. Quest’ultimo noir  di  Massimo Carlotto scardina dunque gli assetti canonici e si presenta piuttosto come un invito alla riflessione su di una certa società del Nord. Protagonista di una tragedia corale è infatti una piccola comunità, quella della “valle”, diffidente nei riguardi dell’esterno e della novità in generale, arroccata com’è sulle sue tradizioni, belle o brutte che siano.

   Una valle con una sola strada di accesso, perennemente intasata di auto e di TIR.

E tuttavia il progetto narrativo dell’autore è ben più complesso, per cui ben presto scopriamo che questa piccola collettività, rigorosamente rispettosa delle gerarchie sociali e delle convenzioni, si presta ad essere  anche il paradigma di una società ben più complessa, la nostra. Una società che vede vacillare i valori su cui un tempo si reggeva saldamente o forse mai esistiti, chiamati in causa solo per nascondere gli  inganni, le prevaricazioni, i tornaconti. Gli errori di chi  non può o non vuole mettersi in discussione. Una società  dove vige una legge dura che l’autore stesso definisce in tre norme adeguate al contesto del romanzo e dalle quali se ne possono estrapolare due che mi sembra si adattino ad ogni circostanza: “ Il profitto per pochi, le menzogne per tutti”. Maria Lucia Martinez