Giallo all’ombra del vulcano

Lunedì, 8 aprile 1991

Una notte alla settimana sognavo di volare.

Mi sollevavo dal suolo, con il cuore in gola e lo sguardo fisso in alto. Stendevo le braccia per toccare il cielo.

«Le distese azzurre e le verdi terre… Le discese ardite e le risalite… Su nel cielo aperto e poi giù il deserto… E poi ancora in alto… con un grande salto…»

Planavo, sorretta dal vento, e cantavo sempre la stessa canzone di Lucio Battisti.

Ma ora non canto, non plano nemmeno. Sto sprofondando nella distesa azzurra del mio mare.

Eppure non ho paura. Forse perché sono già morta, o forse perché ormai so dove e quando tutto è cominciato. È stata l’ultima cosa che ho visto. Un istante dopo la mia morte, in quell’attimo fuggente in cui il mio corpo credeva di essere ancora vivo.

Questo è l’incipit del giallo di Letizia Triches, suggestivo e al tempo stesso inquietante. In esso sono già presenti alcuni elementi che caratterizzano il libro. Il primo è costituito dal sottofondo musicale delle straordinarie canzoni di Battisti, Cocciante, Mannoia, Mina, che fanno da titolo ai 26 capitoli del libro. Colonna sonora, come dichiara l’autrice, scelta dalla stessa protagonista, Rachele.

Sono certa che ne avrebbe cantato ogni canzone. Era lei che ascoltavo mentre scrivevo. Stavolta il suggerimento musicale ai lettori è quello di mettere insieme una compilation per continuare a far vivere la sua storia.

Sebbene il giallo sia del 1975, le canzoni sono talmente famose che anche il lettore più giovane potrà riconoscerle e seguire il suggerimento della scrittrice, altrimenti, se vuole, non gli sarà difficile reperirle su qualche canale online come ad esempio You Tube.

Il secondo elemento, quello più sostanziale, è un primo accenno al mare: Sto sprofondando nella distesa azzurra del mio mare. Il mare siculo, naturalmente, quello che bagna Catania, la città all’ombra del vulcano che fa da scenario alla vicenda. Una città rappresentata dall’immaginario di Letizia Triches ai limiti tra sogno e realtà, tanto da mostrarsi, come lei stessa dichiara, una riflesso dell’altra:

Riguardo a me le “ due Catanie” si sono divertite a mischiare le carte, scombinando il gioco, tanto che in alcune circostanze, mi è capitato di non riuscire a distinguere quella reale dal suo riflesso.

In quanto al suo personaggio restauratore e detective venuto da Firenze, Giuliano Neri, la scrittrice ha riservato qualche sorpresa anche a lui. Per cui alla fine, oltre all’assassino di Rachele De Vita, il tormentato Neri scoprirà, concordando con la sua creatrice che in Sicilia: Non sempre il tempo scorre in modo lineare e che le visioni possono essere più vere della realtà.

Ciò detto ecco in breve la vicenda:

Una mattina come tante, l’archeologa Rachele De Vita esce di casa per andare al lavoro ma non vi farà più ritorno. Cinque giorni più tardi il mare restituisce il suo corpo sul tratto di costa fra Aci Trezza e Acireale. La poveretta è stata uccisa con sette colpi di pistola, due dei quali mortali. Dopo è caduta, o è stata buttata, a mare. Le indagini sul caso vengono affidate al pubblico ministero Elena Serra, una donna affascinate ma sui generis

Dietro a quella sua apparenza di fragile cristallo nasconde una tempra d’acciaio […]

Anche da un punto di vista fisico:

Giuliano scrutò meglio Elena Serra e si accorse che le iridi erano diverse, una nocciola, l’altra azzurra. -Guarda i miei occhi?- gli chiese lei con espressione divertita […] Indossava un tailleur pantalone chiaro, con le maniche lunghe, e un foulard annodato intorno al collo. -Non sente caldo?- le domandò con esitazione. – Sono abituata a coprirmi, la mia pelle, al sole, si ustiona e si riempie di bolle. Un problema di melanina, ne produco poca-.

Indagando sulla vita della vittima, il magistrato scopre che in realtà l’esistenza apparentemente lineare della De Vita, nasconde una molteplicità di dinamiche complesse che hanno messo in attrito generazioni diverse per modo di pensare e convenzioni sociali. Nella sua indagine Elena Serra è affiancata dal colonnello Todaro ma soprattutto da Giuliano Neri. Abile restauratore, Neri arriva a Catania accompagnato dall’attuale compagna, Stella, dietro invito dell’amico, Massimo Lentini, che ha chiesto il suo aiuto in un’opera di restauro. Stella, del tutto diversa dalla Serra sia fisicamente che per carattere, malgrado il dissenso del compagno, spinta in un primo momento dalla gelosia, prenderà parte attiva all’indagine a rischio della sua stessa vita ma permetterà in tal modo di acquisire il tassello finale del complicato puzzle.

Romanzo piacevole anche per la capacità di saper intrecciare alla trama gialla altri elementi quali interessanti spaccati sull’arte, la pittura in particolare, e l’archeologia che la scrittrice conosce perfettamente per essere lei stessa docente e autrice di saggi pubblicati su riviste come Prometeo e Cahiers d’art. I personaggi sono ben costruiti, descritti con attenzione anche nelle complesse dinamiche dei loro rapporti familiari, d’amore e d’amicizia. La stessa cura la si ritrova nelle descrizioni dei luoghi. La Sicilia orientale e Catania in particolare, vista all’interno del suo tessuto architettonico urbano e nella campagna circostante dove si trova la tenuta di Cala Bruna da cui è possibile vedere il mare. Qui sorge una villa. Nella volta di una delle sue sale un affresco rappresenta un mito antico, altra componente essenziale della narrazione, la storia d’amore e di morte del pastore Aci e della ninfa Galatea. Buona lettura.

Maria Lucia Martinez