Parigi, ma non la Ville Lumière dell’immaginario collettivo. Quella descritta da Dard è piuttosto una delle tante zone periferiche che di solito nascono ai margini delle grandi metropoli. Un sobborgo anonimo, nato dalla sua immaginazione, grigio, persino sgradevole, per lo meno così appare agli occhi della protagonista, Louise Lacroix
Il nostro quartiere si trova dall’altra parte della ferrovia[…] Le case sono tutte malandate, disposte alla rinfusa su un pianoro circondato da ciminiere. Il fumo forma delle nubi enormi, che si stendono all’infinito prima di riversarsi sulla periferia. Io lo trovo un brutto spettacolo…
Louise conduce un’esistenza altrettanto grigia. Abita nella casa molto modesta di Arthur, l’insulso compagno della madre, una donna sfiorita di cui la ragazza si vergogna anche a causa del suo labbro leporino
Tutti i giorni la stessa strada triste, con uno stuolo di giovanotti in motoretta che fanno apprezzamenti volgari… Il passaggio a livello dove si accalca una folla di operai che allungano le mani sporche… e poi la casa spoglia e malandata di Arthur… Arthur stesso, grande e grosso, insulso come una rapa, con il mento prominente, i baffi ingrigiti e le labbra cosparse di pezzi di cartina da sigaretta!
Louise è infelice, il trantran quotidiano l’opprime. Desidera il cambiamento. Persino ritornare a casa dal lavoro passando per un’altra parte del sobborgo, quella più ricca, dove le ville sono in pietra, i giardini curati, le sembra un’opportunità per sfuggire alla monotonia. È così che la sua attenzione viene attirata da una villetta a due piani, simile ad un’isola sconosciuta minuscola e misteriosa dove si doveva vivere maledettamente bene e dalla magnifica automobile americana, verde e con i sedili bianchi parcheggiata nel vialetto d’accesso.
Due americani, Thelma e Jess Rooland abitano quel piccolo paradiso. La più grande aspirazione di Louise diventa quella di condividerlo con loro. Dunque in una serata particolarmente intollerabile, preso il coraggio a due mani, la ragazza chiede di essere assunta come domestica.
Dopo qualche esitazione per via della sua giovane età, la proposta viene accettata con la soddisfazione di tutti. I Rooland vedono con compiacimento migliorare di colpo il loro trasandato modo di vivere. La madre di Louise non sa dire di no al generosissimo salario che l’americano le offre per i servizi della figlia ma è soprattutto Louise a credere di avere raggiunto il suo obiettivo.
Purtroppo si sbaglia. Dietro la facciata di armonia e felicità che aveva immaginato, si nascondono crisi profonde e segreti inconfessabili. In un momento di cedimento è la stessa Thelma a rivelarle l’origine di una straziante sofferenza che condivide da lungo tempo con il marito. Dopo una gravidanza andata male e l’impossibilità di avere un altro figlio, la loro vita è diventata
come una passeggiata nel bosco d’inverno. Non ci sono foglie, non ci sono fiori… Solo rami neri.
Malgrado questo, lei e Jess continuano a rimanere uniti in un rapporto che non lascia spazio per niente e nessuno. Lo sperimenterà Louise a sue spese quando le cose precipiteranno fino a toccare il punto di non ritorno.
Che colpa ne ho se la mia immaginazione si è messa a galoppare e se, a un certo punto, si è imbizzarrita?
***
Influenzato dal noir americano, specie nella descrizione di personaggi e ambienti, Gli scellerati ha tutte le caratteristiche del giallo d’autore. Linguaggio asciutto privo di verbosità, scorrevolezza, ritmo del dialogo. Lo scrittore, da molti ritenuto il fratello minore di Georges Simenon, e a lui legato da forte amicizia, è stato anche il creatore del personaggio del commissario Sanantonio interpretato in versione cinematografica da Jean-Paul Belmondo.
Gli scellerati, pur non facendo parte di questa saga, conferma la vena narrativa prolifica e la maestria che contraddistinguono Frédéric Dard. Ne fa testimonianza un finale che addirittura nell’ultima pagina rimette in discussione il castello narrativo sin lì eretto con una sola, incisiva, destabilizzante battuta finale.
“La prof.” Maria Lucia Martinez