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Il collegio di Tana French

Holly Mackey, personaggio già noto ai lettori di Tana French, ha tormentato fino allo sfinimento i suoi genitori per andare in collegio! Niente di strano, se poi, leggendo, si scopre che l’istituto è il St Kilda, il collegio più prestigioso d’Irlanda. Non è questo però il motivo che ha spinto la ragazzina a prendere una decisione così inconsueta. In realtà la scuola è già frequentata dalle sue amiche del cuore.  Quattro ragazze, lei compresa, che, come accade spesso alle adolescenti, pensano di non poter vivere l’una lontana dall’altra. La morte misteriosa di Chris Harper, un ragazzo del St Colm, il collegio maschile vicino, viola ad un tratto il quieto tran-tran della scuola. Si pensa subito ad un omicidio, ma l’indagine che ne consegue si rivela fallimentare. Un anno dopo Holly elude la sorveglianza dei professori e si presenta alla polizia; chiede del detective Stephen Moran che lavora ai Casi Freddi, e che ha conosciuto quando aveva appena nove anni, in un’altra circostanza molto delicata della sua giovane vita. Ha qualcosa da mostrargli, un biglietto su cui c’è scritto: Io so chi l’ha ucciso. Dice di averlo trovato affisso in una bacheca a cui accedono tutte le ragazze del collegio. Moran capisce subito che questa circostanza potrebbe garantirgli l’entrata alla Omicidi a cui aspira da tempo. Insieme ad Antoinette Conway, un tipo angoloso, non simpatica ai colleghi proprio per il suo carattere, inizia una caccia all’assassino che si articolerà nell’arco di una giornata. A notte inoltrata però un improvviso colpo di scena…

Tana French ha dichiarato in un’intervista: “Dio di illusioni di Donna Tartt, è il romanzo che amo di più in assoluto.” Da qui il sospetto da parte di certa critica di considerare Il collegio una pallida imitazione, una sorta di surrogato del giallo della Tartt, pietra miliare del filone Dark Academia di cui fa parte anche Le vergini di Alex Michaelides.  Sospetto a mio modesto parere, infondato.   Il libro della French, ha infatti in comune con i due la trama investigativa affiancata da un’analisi socio-psicologica di un particolare ambiente, quello di un collegio frequentato da teen-ager.  Ma  ecco la differenza:  mentre Donna Tartt e Alex Michaelides incentrano la focalizzazione delle loro storie sul rapporto che si istaura tra gli adolescenti e un adulto, il loro professore di letteratura classica, da loro ritenuto carismatico sino all’esasperazione,  Il collegio  di Tana French relega in un retroscena anonimo il mondo degli adulti, concentrando tutta la sua attenzione  sul gruppo, o per meglio dire, su due gruppi adolescenziali che vi interagiscono. Quello delle dalek, capitanate da Joanne, e quello di Holly e le sue amiche. Una sorta, il loro, di clan inaccessibile al resto del mondo, regolato da leggi strampalate ma rigidissime, da tabù, da esperienze da condividere, unico collante, l’amicizia:

Pur innanzi a un nugolo di pericoli, l’amicizia resta serena.

[…] Quella poesia che hai sopra il letto [… ]significa che puoi sopportare qualsiasi cosa, finché hai i tuoi amici, perché loro sono più importanti.

 In una costante alternanza tra passato e presente, la scrittrice si fa portavoce di questo mondo, del suo linguaggio, delle attitudini, del rapporto con l’altro sesso, con gli adulti, famiglia inclusa. Lo penetra sino in fondo e lo fa suo.

 A centro della radura, Holly cadde in ginocchio sull’erba. Per un attimo pensai che le altre l’avrebbero esclusa, ma si aprirono come un fiore, le loro braccia si tesero verso di lei, la inglobarono e si chiusero intorno a lei.

Con un linguaggio agile e piacevole alla lettura, Il collegio alterna descrizioni di atmosfere di estrema sensibilità lirica:

Oltre il cancello in ferro battuto e tra gli alberi […] chiazze di sole, frulli d’ali, incroci di rami in alto e fiori viola registrati con la coda dell’occhio […] l’aria è diversa, ferma e fresca con leggeri movimenti qua e là. Suoni sparsi – il tubare pigro di una tortora, frinire di insetti- si producono e scompaiono senza lasciare traccia.

a scene e dialoghi improntati ad un realismo crudo e volgare: 

-McKenna distribuisce buffetti sulla testa ai nostri genitori, dicendogli che hanno fatto un ottimo lavoro, e loro scodinzolano e le leccano la mano e si trattengono a stento dal pisciare sul pavimento-

[…] Conway sporse il collo di lato e sorpassò un vecchio camper Wolkswagen, togliendosi dalla traiettoria di un tir appena in tempo. Il tir lasciò trapelare la sua irritazione- ma vaffanculo , che cazzo vuoi?-

 […] Insomma , penso -merda siamo fregate, che cazzo cantiamo io e Jodi?- a tutte  e due piace Lady Gaga, ma cosa diciamo, che Bad Romance è il nostro primo single?-

Scelta apparentemente incongruente, ma invece tipica del modo di fare degli adolescenti che talvolta ricorrono alla volgarità per mascherare quelle che ritengono le loro fragilità, pericolose, in quanto, se svelate, potrebbero comportare l’esclusione dal gruppo.

Non manca per la completezza del quadro, la presenza dei modi e dei mezzi di comunicazioni giovanili. Tra questi Whatsapp e il suo linguaggio, che nel plot narrativo rivestono un ruolo essenziale ai fini dell’indagine.

-T ho vista al Court oggi eri super fantastica-

-Nn ci posso credere mi hai vst? Ero 1 disastro capelli da strega lol-

[…]

-Va bn, pensavo ke tu tra ttt lo sapessi, ke non sono così. Ke ti fidassi di me-

-Mi fido 1 totale!!-

In definitiva, Il Collegio,( 2014) quarto della serie Squadra omicidi Dublino,  occupa tra  i thriller di ambientazione Dark Academia una posizione di tutto rispetto anche per la presenza di un sistema di valori assente in altri romanzi del genere,  e che in questo, invece, motiva determinate scelte operate dai personaggi e gli attribuisce un valore aggiunto.

 Vale la pena di leggerlo.

“La prof” Maria Lucia Martinez