Autore: Ornella Albanese
Editore: Mondadori, collana Oscar bestsellers
Puglia, dicembre 1250.
Federico II di Svevia sta partecipando a una battuta di caccia quando è colto da un malore improvviso. Non c’è tempo di raggiungere la reggia di Foggia o quella di Lucera, così gli uomini che lo accompagnano decidono di portarlo alla domus di Florentinum, non conoscendo la profezia che da sempre ossessiona l’imperatore: “Sub flore, apud portam ferream” era stato predetto riguardo la sua morte.
Accanto a lui, il suo fidato falconiere. Matthias è un giovane di origini umili, un villico, ed è il primo a non capacitarsi del motivo per cui Federico lo tenga in considerazione tanto da richiederne la presenza al proprio capezzale e consegnargli gli ultimi pensieri.
Matthias è da sempre affascinato dalla figura di Federico, l’uomo che guardava lontano, più lontano dell’orizzonte, ed è per questo che, alla sua morte, decide di dedicare la propria vita alla famiglia sveva, rimando accanto a Corrado, Enzio e Manfredi.
Il falconiere dei re è un viaggio nella Storia; ci riporta alle atmosfere dei grandi classici della tradizione letteraria, italiana e straniera, in cui protagonisti sono “le donne, i cavallier, l’arme, gli amori, le cortesie, l’audaci imprese” e lo fa con eleganza ed estrema sensibilità, da una parte, ma anche con un approccio scientifico alla verità storica.
La maestria dell’autrice si rivela nel calare la trama nata dalla sua fantasia all’interno di una cornice in cui gli eventi storici sono ricostruiti in maniera impeccabile, rendendo difficile per il lettore distinguere l’una dagli altri.
La narrazione copre un arco temporale di oltre trent’anni, abbracciando un periodo che va dalla morte di Federico II all’incoronazione di Pietro e Costanza d’Aragona come regnanti di Sicilia, passando attraverso il regno di Corrado e quello di Manfredi di Svevia. Tra lotte intestine, intrighi di corte, guerre tra Impero e Papato, la Albanese ci porta in giro per l’Italia: Puglia, Abruzzo ma anche la medievale Bologna, con i loro spettacolari paesaggi naturali, che osserviamo durante le battute di caccia o gli spostamenti di Matthias, e le loro strutture ricche di storia, come Castel Manfrino in Abruzzo o il palazzo bolognese in cui re Enzio fu tenuto prigioniero.
Le descrizioni sono vivide e riescono a trasportare il lettore in spazi e tempi lontani; i dialoghi, realistici e coerenti, rendono scorrevole la prosa, togliendo spazio a un narrato che avrebbe conferito rigidità al testo. Descrizioni e dialoghi sono poi riportati in modo tale che chi legge si senta partecipe della scena, come se stesse accadendo davanti ai propri occhi.
Accanto alla Storia, l’autrice ci racconta una delicatissima storia d’amore, quella tra Matthias e Lucretia di Torre Ventosa, con il risultato di ottenere una compartecipazione ancora più profonda del lettore alle vicende.
Matthias è l’amico, il confidente, il fratello e il consigliere che ciascuno vorrebbe avere: fedele ai propri ideali fino alla morte, è impossibile non tifare per lui, non trepidare quando lo sappiamo in pericolo e non desiderare che i suoi sogni si realizzino.
Cerca di vivere con lo stesso animo di quando vai a caccia, Con pazienza e con ferocia. Con l’istinto e con il ragionamento. Con astuzia e a volte con pietà: questo è Matthias, che vive così come gli ha insegnato Federico.
Un’ultima considerazione, dettata dai giorni bui che stiamo vivendo: questa lettura mi ha portata sui campi di battaglia e nei villaggi colpiti dalla guerra; attraverso gli occhi di Matthias ho visto “gruppi di gente a piedi, con il passo strascicato e i volti atterriti. Fuggivano dai saccheggi, dagli incendi, dagli stupri. […] Alcuni piangevano, molti imprecavano, ma la maggior parte procedeva in silenzio, il passo lento e gli occhi vuoti. Avevano perso tutto e si ritenevano fortunati a essere ancora vivi.”
Stiamo parlando del XIII secolo, ma evidentemente non è cambiato molto da allora.
Corsi e ricorsi storici a cui non vorremmo mai più assistere.
Claudia Cocuzza