Il re di ferro

Freddo, silenzioso e avvenente, Filippo IV detto “il Bello” siede sul trono di Francia e governa il suo regno con mano ferma. Ciò che non riesce a dominare sono le insane passioni che covano nella sua famiglia e che lo avvolgono in una rete di intrighi e delitti. Soprattutto nulla può contro il terrore che si diffonde a corte e in tutto il regno quando Giacomo di Molay, l’ultimo maestro dell’Ordine del Tempio, scaglia dal rogo la sua maledizione. Parole di fuoco, presagio di rovina per l’intera dinastia dei Capetingi…

Recensione

Era un po’ di tempo che non facevo una passeggiata nei meandri delle saghe familiari e dei romanzi storici. Maurice Druon, con il suo Il re di ferro, mi ha dato la possibilità di tornare a calcare questi territori della narrativa.

Il re di ferro è il primo di sette volumi che compongono la saga I re maledetti, pubblicata per la prima volta in Francia tra il 1955 e il 1977. Dunque, diciamocelo, non proprio una novità editoriale. Ma l’attualità di questa storia potrebbe sorprendere, perché è stata la fonte di ispirazione di un’altra saga, decisamente più nota, amatissima dal pubblico: Game of Thrones.

No, prima che me lo chiediate, non troverete Filippo il Bello percorrere le vie di Parigi a dorso di drago. Ma è stato lo stesso George Martin a dichiarare, nella prefazione che ha scritto per la riedizione della saga del collega francese, il suo debito nei confronti del lavoro di Druon.

E in effetti, già nel primo volume, troviamo tutto quello che ha reso celebre Il trono di spade (eccetto la magia): intrighi, tradimenti, tortura, complotti, e persino stregoneria.

La saga si apre con la narrazione del destino degli ultimi cavalieri Templari, inizialmente proposti per la grazia e poi invece giustiziati a furor di popolo e bruciati sul rogo.

Mentre sta per spirare, in preda ad atroci sofferenze, il Gran Maestro dell’ordine, Jacques de Molay, lancia sul re e tutti i responsabili della sua fine una tremenda maledizione: tutti saranno condannati a rendere conto davanti a Dio delle loro azioni prima della fine dell’anno. E la discendenza di Filippo sarà maledetta fino alla tredicesima generazione.

Voi credete nelle maledizioni?

Io no.

Eppure, per certi versi, sembra che la storia abbia voluto adempiere alle volontà di de Molay.

Leggere per credere.

Dal punto di vista storico, la ricostruzione non solo è perfettamente credibile, ma anche estremamente accurata: usi, costumi, date, e persino la legislazione del tempo è tenuta in conto e rispettata; a fine libro l’autore ha inoltre accluso delle note esplicative che chiariscono alcuni aspetti storici che potrebbero risultare oscuri ai non addetti ai lavori, ma che comunque non sono indispensabili alla comprensione del testo.

Insomma, un primo episodio godibilissimo, scorrevole, e con personaggi estremamente vividi.

Unica pecca? Essendo il primo volume di una serie, ha un finale leggermente anti-climatico, che lascia molte questioni da risolvere nei libri successivi.

In ogni caso se amate la storia e gli intrighi, non fatevelo scappare.

Claudia Cocuzza