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Intervista a Diego Pitea

Ciao Diego, è per me un onore e una gioia ospitarti su Il giornale delle buone notizie.

  1. Sei in libreria con Come agnelli in mezzo ai lupi (Altrevoci edizioni, marzo 2023), terzo caso per il criminologo Richard Dale. Puoi presentarlo a chi, tra i nostri lettori, non lo conosce?

Richard è veramente un tipo sui generis e descriverlo in tutti i suoi aspetti non è semplice, penso, infatti, che fra i vari protagonisti dei thriller moderni sia quello con più sfaccettature. È uno psicologo e criminologo nato a Londra ma trasferitosi a Roma per un master in Criminologia e mai più tornato dopo aver incontrato quella che poi sarebbe diventata sua moglie Monica. La sua caratteristica più particolare consiste nell’essere affetto dalla sindrome di Asperger, una sindrome dello spettro autistico, i cui comportamenti lo rendono straniero fra le persone. È questo il motivo per cui ho voluto crearlo inglese, volevo rappresentasse una sorta di metafora della sua condizione. La sindrome di Asperger, in alcuni casi, può renderti una specie di estraneo anche fra le persone più vicine a te. È appassionato di scacchi, matematica e pittura e in questo devo dire che gli ho trasferito le mie passioni. Come molti scrittori più famosi di me nel creare il personaggio ho tratto ispirazione da qualcuno di conosciuto. L’ho letto di Chandler, ma anche Hemingway, Oscar Wilde… la lista è lunghissima. Mi è sembrata la scelta migliore al fine di renderlo il più realistico possibile.

  • Come nasce un personaggio seriale?

A poco a poco secondo me. Bisogna essere abili nel non svelare tutto subito, ma al tempo stesso riuscire ad appassionare il lettore. La caratteristica principale che dovrebbe avere, a mio avviso, è la verosimiglianza e la genuinità, deve in parole povere, essere reale, plausibile, pur essendo solo un personaggio di carta.   

  • Con La stanza delle illusioni – precedente a Come agnelli in mezzo ai lupi – hai rivisitato il sempreverde giallo della camera chiusa; nel tuo ultimo hai a che fare con un serial killer, in un thriller ad alto tasso di adrenalina. Ti piace giocare con i generi? Quale è la tua formula preferita?

In realtà mi piace scommettere e non fossilizzarmi in un solo genere, mi dà la possibilità di spaziare con le trame e cercare delle soluzioni sempre diverse, originali. Il giallo è comunque il mio primo amore e quando posso mi rifugio fra le sue storie che in qualche modo mi ricordano la mia giovinezza. I miei gialli, poi, spesso sono una vera e propria sfida con il lettore, in quanto disseminati di indizi da decodificare, e quando arriva il momento in cui Richard svelerà il colpevole, il lettore ha tutti gli elementi per arrivare alla soluzione. Mi piace giocare, per così dire, ad armi pari. Il thriller, invece, mi permette di dare sfogo ai miei incubi peggiori. Al tempo de “L’ultimo rintocco” mia moglie era incinta del mio primo figlio e la figura dell’escissore è nata di conseguenza.  

  • Ambientazione di Come agnelli in mezzo ai lupi è Roma, mentre l’indagine precedente si svolge sulle Dolomiti. Che legame hai, se c’è, con i luoghi che racconti?

Roma è la mia seconda casa, appena ho un fine settimana libero porto i bambini a visitare i suoi luoghi meravigliosi, ormai è diventata una tappa obbligata. Anche loro, ormai, la conoscono abbastanza bene e, soprattutto, la ritengo, a torto, un’ambientazione sottovalutata. Roma ha dei luoghi sconosciuti ai più veramente suggestivi. Le Dolomiti le ho scelte perché sono un luogo che mi ricordano forse la più bella vacanza della mia vita, l’ultima con i miei genitori, per cui quando si è posto il problema di scegliere un’ambientazione isolata e suggestiva non ho avuto il minimo dubbio.

  • Qual è stato il percorso che ti ha portato alla pubblicazione?

Non è stato un percorso semplice. Gli esordi sono stati quasi folgoranti perché i primi due gialli che avevo scritto sono risultati entrambi finalisti al premio “Tedeschi” nel 2012 e 2014. Dopo questa affermazione pensavo che le case editrici facessero la fila per pubblicare i miei libri invece è intercorso un lungo periodo di silenzio. Successivamente sono stato messo sotto contratto da un’importante agenzia letteraria di Milano e anche in quel caso mi illusi che fosse finalmente la volta buona. Anche in quel caso, però, si è risolto tutto con un nulla di fatto. Nel 2020 è arrivata la GoWare, una casa editrice piccola ma seria, e ho deciso che fosse arrivato il momento di far conoscere i libri. È uscito “L’ultimo rintocco” e devo dire che è stato un grande successo, arrivando in alcuni momenti anche nei primi posti in tutto il Kindle store. La storia con AltreVoci è più recente e anche in quel caso la scelta è stata vincente, per cui posso dire che queste gioie hanno fatto il paio con le delusioni precedenti.

  • E, prima ancora, come ti sei avvicinato alla scrittura fino a raggiungere un livello professionale?

È cominciato tutto dopo un giuramento a causa di una grave malattia di mia madre. E misi in ballo addirittura i miei amati gialli, uno di quei giuramenti folli che si fanno nei momenti di disperazione. Per fortuna mia madre guarì però io dovetti rispettare il patto e mi ritrovai da un giorno all’altro orfano dei miei libri preferiti, per cui, non potendoli leggerli, disperato, decisi di scriverne uno a mio uso e consumo. Poi è arrivato il premio “Tedeschi” e il resto è storia.

  • Hai un tuo rituale di scrittura? Scaletti prima di iniziare a scrivere?

Uso un approccio diverso a seconda del genere che devo scrivere. Nel caso del thriller ho solo un abbozzo in testa della trama e poi mi lascio guidare dall’ispirazione del momento, spesso non so neanch’io dove andrà a finire la storia, per cui la “vedo” come se fossi un lettore. Per i gialli l’approccio è opposto e non sarebbe possibile fare diversamente. Questo genere ha bisogno che la storia sia delineata fin dall’inizio, con i vari moventi, i vari indizi da seminare, le false piste e il personaggio che dovrà ricoprire il ruolo dell’assassino.

  • Hai mai pensato di scrivere un genere diverso?

Io adoro Raymond Chandler e in particolare il suo personaggio Phillip Marlowe, mi piacerebbe moltissimo riuscire a scrivere un noir di quel livello, ma non penso di essersene capace… comunque mai dire mai. Sicuramente non vedrete mai un libro romance o fantasy con il mio nome sugli scaffali delle librerie.

  • Cosa hai in mente per il futuro? Continuerai a parlarci delle avventure di Dale o un altro personaggio sta bussando alla tua porta?

Ci sono altre due storie con Richard che usciranno nei prossimi anni e che in un certo senso chiuderanno per un po’ la serie, intanto sto per concludere un libro con due nuove protagoniste e ambientato negli anni Novanta, un periodo che ho adorato e che ho sempre sognato di poter descrivere in un libro.

Se vi abbiamo incuriositi, date un’occhiata al link indicato di seguito.

Ne vale la pena.

Come agnelli in mezzo ai lupi

Claudia Cocuzza

Sono una farmacista e una scrittrice. La domanda è: con due figlie, un marito, un cane e un lavoro così impegnativo, come fai anche a leggere, studiare e scrivere? Facile: non saprei vivere senza tutto questo.