La collana Playlist di Delos Digital è molto particolare.
Non ospita racconti appartenenti a un genere specifico, ma storie che abbiano come denominatore comune la musica. Non importa che sia giallo, romance, noir o fantascienza, l’importante è che il filo conduttore sia una canzone e nel caso del racconto di cui vi parlo l’ispirazione è evidente.
Lidia Del Gaudio mette in scena Augusto, un ingegnere alle soglie dei cinquant’anni, arrabbiato con la vita e con il mondo circostante: in cassa integrazione da tre anni, è troppo giovane per andare in pensione ma troppo vecchio ed esperto per fare gola alle aziende. Il mutuo da pagare però resta, così come i figli adolescenti da mantenere e la moglie, insofferente al fatto di averlo a ciabattare per casa.
Allora Augusto sfrutta le sue competenze di ingegnere per risolvere a monte il problema: se la società odierna è quello che è, se la sua vita sta andando a rotoli, sarà pure colpa dei suoi genitori e di quelli che, come loro, urlavano Peace&Love ai concerti e alle manifestazioni, o no? Costruisce perciò una macchina del tempo che lo riporti nel luogo e nel giorno esatti in cui si svolse l’edizione di “Un disco per l’estate” in cui i Nomadi cantarono Io Vagabondo, così da ripescare quei due giovani scellerati che lo hanno messo al mondo e renderli edotti del fatto che le loro battaglie e i loro slogan non hanno migliorato un bel niente.
Ci riuscirà? Ma la domanda vera è: Augusto – anche questo chiaro omaggio al frontman dei Nomadi – ha ragione?
L’autrice crea una storia divertente, borderline tra il fantascientifico e il grottesco, a cui affida un messaggio forte: il disagio di chi non trova una categoria a cui appartenere ma anche quello dei ragazzi, di oggi e di ieri, i cui ideali si scontrano con le storture e le prepotenze della società, e lo fa con la scrittura elegante ed evocativa che amo e apprezzo da Il delitto di via Crispi n.21, a cui è seguito Il delitto di vico San Domenico Maggiore.
Sullo sfondo, un velo di leggera malinconia che ci accomuna tutti quando ci guardiamo indietro e rivediamo con tenerezza e nostalgia i giovani che siamo stati.
Una lettura che consiglio a chiunque desideri una bella storia scritta bene – viva Iddio, permettetemi di aggiungere!
Claudia Cocuzza