Joe Petrosino e il caso del fratello scomparso

Siamo a New York nel 1905, a Joe Petrosino e alla sua Italian Squad viene assegnato un nuovo caso:  nel parco cittadino di  Van Cortlandt Park Avenue, più esattamente, presso il campo del Bufalo,  è stato rinvenuto da un cercatore di funghi il cadavere di un giovane immigrato italiano, Antonio Torsiello. Petrosino e la sua squadra iniziano ad investigare, ma il clima non è dei più tranquilli. Diversi strani incidenti sul lavoro, alcuni dei quali finiti tragicamente, coinvolgono alcuni manovali di Little Italy. Come se non bastasse, Petrosino ha promesso la sua protezione ad alcuni commercianti locali che si sono ribellati alle estorsioni da parte della Mano Nera, una feroce associazione criminale capace di terribili ritorsioni.

Se domani pomeriggio non vieni ad incontrarci all’angolo tra la Tredicesima Avenue e la Settantaduesima Strada  faremo saltare la tua casa con la dinamite e uccideremo la tua famiglia. Lo stesso se parli con la polizia.

 Non mancano poi anche problemi personali, di cuore. Joe è innamorato di Adelina, la figlia  del padrone della trattoria Saulino all’angolo con Spring Street, ma il padre, preoccupato per i pericoli che derivano dalla professione di Petrosino, non si decide a concedere il  suo consenso alle nozze. Riuscirà il sergente a portare a termine la sua missione e a ottenere la mano della sua amata?

Salvo Toscano ritorna ai suoi lettori con una proposta allettante da più punti di vista. Le indagini di Joe Petrosino, oltre a presentare una narrazione complessa e ricca di colpi di scena, offrono all’autore l’opportunità di raccontare la vita degli immigrati, soprattutto italiani,  nell’America agli albori del secolo scorso; le loro difficoltà, il loro impegno, la nostalgia per il  paese d’origine.  Quella che l’autore ci presenta è una società multietnica formatasi, si direbbe fisiologicamente, per  una sorta di trapianto di tradizioni paesane inveterate  in un contesto “più jankee” , che propone una visione della vita più dinamica e proiettata verso il domani.

Quella mattina Elizabeth Street sembrava un formicaio. La strada dei Siciliani nel cuore della Little Italy di Manhattan[… ]camminare a Little Italy significava schivare fango e pattume, disordine e lerciume che s’ammassavano a ogni angolo, tra il vociare dei venditori ambulanti e l’odore di aglio che usciva dalle finestre, quando andava bene,  e dalle stesse non venivano lanciati in strada rifiuti, che rischiavano di fare una sgradita doccia ai carrettieri che affollavano le strade vendendo di tutto, ortaggi, lacci da scarpe, ritratti del re, banane, salumi. Lì, nel basso East Side, la povertà degli italiani si manifestava in un colorato schiamazzo, quello dei bambini malvestiti, alcuni scalzi, che inseguivano i carretti sperando  che perdessero per strada qualcosa da arraffare e portare a casa.

Questa società,  al pari di un vespaio,  brulica di passioni, pregiudizi, odi e amori, bene e male.   A Petrosino, il compito di proteggerla garantendo ordine e legalità.

Gli italiani devono amare questo paese e per poterlo amare devono vedere questa terra come madre, non come matrigna, diamine! Devono avere poliziotti che li proteggono, che li capiscono, che puniscono coloro che fanno loro del male.

 L’obiettivo non è dei più facili, il sergente deve anche fare i conti con una sorta di ostilità interna al suo stesso sistema. È un’ostilità fondata sul pregiudizio  di chi fatica ad accettare tra i tutori dell’ordine  la presenza  dei “ guinea”, termine dispregiativo con cui si apostrofano i colleghi italiani nei momenti in cui cadono i veli dell’ipocrisia e l’ira e il rancore prendono il sopravvento.  Guinea, appellativo  ancor più irriverente  di dago e di wop,  non è solo riservato ai poliziotti, ma in generale a tutti gli italiani di Little Italy,  che non sempre sanno usare l’ironia di Petrosino:

 […]Ah, capitano, a me e al detective Dondero non piace essere chiamati Guinea. E neanche agli altri italiani in questa città.

E neanche la sua diplomazia:

Se un tizio di Little Italy se lo sentiva dire era facile che finisse a botte, se non a coltellate.-

E le coltellate non risolvevano di certo il problema. Il pregiudizio è duro a morire perché insito nella natura stessa dell’uomo, se si pensa che ancor oggi il fenomeno dell’apartheid grava senza possibilità di soluzione sulla società, direi globale,  e rappresenta uno degli aspetti più seri della convivenza multietnica.

Il quadro di quella descritta da Toscano non sarebbe ad ogni modo completo, se non si tenesse conto della sua abilità  nel saper rappresentare il crogiolo di dialetti con cui essa si esprime coniando un  sistema espressivo costituito dalla mescolanza della parlata d’origine con la lingua del paese d’accoglienza.

Maurice Bonnoil conosceva bene  quelle storie […] madre e padre gli avevano trasmesso le loro lingue d’origine, il francese e l’inglese cantilenante degli irlandesi. I suoi amici e la strada gli avevano insegnato il siciliano

[…] Et voilà, pensò Bonnoil nella lingua di suo padre- E cu c’era cu iddu?

[…] Attendez une minute- disse Bonnoil. Si alzò dalla sedia e puntò la sua scrivania.

Questo aspetto rappresenta uno dei punti di forza della narrazione e, come si è già detto, è testimonianza dell’abilità linguistica  che Toscano ha già dimostrato nei suoi precedenti romanzi, ricorrendo, lì dove necessario, ad espedienti narrativi che permettano una “ decodificazione” tale da non appesantire il contesto narrativo.

-Chije ijoche alu lotte e spère de vênce, lasse li stracce e peije li cé nce- rispose Gizzi [abruzzese]

Petrosino masticava un po’ tutti i dialetti, soprattutto del Sud. Volle però essere sicuro di avere capito.- Che vuol dire?

  • Che chi ha il vizio del gioco e si illude di arricchirsi, lascia gli stracci e si ritrova con i cenci.

Chiudiamo proponendo ai futuri lettori uno spunto di riflessione sulla tematica che sta alla base del giallo  estrapolando il punto di vista dell’autore dalla risposta che ha dato a chi gli chiedeva “quale fosse l’attualità del suo libro e del racconto che ne fa.”.

Bisognerebbe, ha dichiarato Toscano, accostarsi al fenomeno dell’emigrazione “con un’empatia diversa” confrontando i fatti di quell’epoca con quelli della nostra attualità per riflettere su di essi e con l’intento di “ fare migliore l’Italia”.

Interessante, direi. Buona lettura.

“La prof.” Maria Lucia Martinez