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L’uomo del porto

Di Cristina Cassar Scalia
Einaudi

Ne L’uomo del porto, il suo penultimo giallo, la Cassar Scalia sposta la sua attenzione sulla parte di Catania più amata dai catanesi vecchio stampo come me. La scena del delitto è ambientata nella zona della Pescheria e della Fontana a lenzolu (a lenzuolo). Qui, in un localino caratteristico ricavato in una grotta di roccia lavica nella quale scorre l’Amenano, avviene un efferato delitto. La vittima è Enzo La Barbera un professore di filosofia, molto amato dai suoi alunni, tanto che una delegazione di quindici carusi, si presenta in commissariato per parlare con Vanina Guarrasi e raccontarle gli ultimi movimenti del prof nelle ultime due settimane che precedono la sua morte:

Dottoressa, quando abbiamo saputo che è lei ad occuparsi della morte del professore la barbera siamo stati contenti, perché siamo sicuri che così l’assassino si troverà

La Barbera era un tipo originale, un idealista.

In gioventù:

Era un contestatore accanito di chiddi che dovevano smontare tutto, e sovvertire la società. Capiddi longhi, vestito sbisazzato, […] a diciotto anni se ne scappò di casa e non ci tornò più.

Il tempo lo aveva moderato ma solo in parte. Interrogando infatti la sua compagna, Vera Fisichella, il vicequestore apprende che il professore viveva sul Grand Soleil, una vecchia barca a vela, lasciatagli in eredità da uno zio, ancorata al porto tra i pescherecci. Faceva una vita modesta ma insieme a lei voleva creare una comunità per ragazzi con problemi. Progetto che il suo omicida ha mandato a monte. Le indagini della Guarrasi si spostano dagli archi della marina e dalla vecchia dogana all’oasi del Simeto dietro le tracce di una certa Valeria Lascari, una donna sfiorita che vive una vita disordinata:

Non era così strano che fosse a casa a quell’ora. Diciamo che fino a un certo orario non c’è da preoccuparsi, che in qualche modo torna[a casa]. Magari ubriaca, o strafatta, ma torna

La Lascari da ragazza aveva frequentato col professore una comune in un vasto appezzamento di terra dove ora sorge un agriturismo, Terra del Simeto, e nel quale si nasconde un macabro segreto.

Il comportamento ambiguo della donna spinge in un primo momento il vicequestore Guarrasi e il commissario Patané a sospettare che abbia a che fare con la morte di La Barbera:

Comunque a mia nuddu mi leva dalla testa ca tutta la faccenda di La Barbera è legata a ‘ sta comune hippie unni s’andò a infilare, iddu sulu sapi pirchì

Il giallo preserva però al lettore, come è solito accadere con la Cassar Scalia, un finale inaspettato.

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Uno degli elementi che spiegano il successo dei gialli di Cristina Cassar Scalia, sta nell’avere creato intorno alla protagonista, Vanina Guarrasi, un microcosmo di personaggi e situazioni seriali che corrono parallele e intriganti accanto alla principale. Ciò fa sì che i suoi lettori più fedeli,tutte le volte che aprono uno dei suoi libri, oltre a seguire l’avventura di turno, non possono fare a meno di interessarsi all’evoluzione del difficile rapporto del vicequestore con quella che lei definisce la sua pseudo-famiglia; con la madre soprattutto, colpevole, secondo lei, di un torto imperdonabile, avere, cioè, sposato in seconde nozze il professore Federico Calderaro:

E a piangere suo padre chi ci restava? Eh? Solo lei. Come aveva potuto essere così cretina da crederci davvero?

Non mancano mai le pagine dedicate alla signora Angelina, gelosa del marito, il commissario in pensione Biagio Patané, che dal suo punto di vista ronza troppo attorno alla Guarrasi:

L’idea che Angelina Patanè, di anni settantaquattro, avesse seguito suo marito di anni ottantatre, convinta che la tradisse con lei, le aveva scatenato una tenerezza infinita nei confronti di quella donna.

Risultano ugualmente intriganti i momenti che vedono in azione il grande capo, Tito Macchia protagonista di una delicata relazione amorosa con l’ispettore Marta Bonazzoli, una simpatica nordica, vegana e salutista. In altri momenti del giallo la scrittrice trova spazio per inserire, senza correre il rischio di spiacevoli distrazioni dalla trama centrale, fatti personali degli uomini della sua squadra, del medico legale, Adriano Calì, e del suo compagno, Luca Zammataro, un giornalista di successo, di cui è innamoratissima l’avvocato Maria Giulia De Rosa.

In un’estemporanea quanto imprevista notte d’amore passata insieme a lui, Giuli è rimasta incinta. Ne L’uomo del porto apprendiamo che non è ancora sicura se portare o no a termine la sua gravidanza:

Trovare Luca Zammataro a Catania era come vincere un terno a lotto[…]Senza contare il tempo che passava a Roma, dove Giuli l’aveva intercettato per un mese e mezzo prima e dov’era avvenuto quel fatto assurdo che non si sarebbe ripetuto mai più.[…] primo perché Luca era dichiaratamente gay; secondo perché era il compagno di uno dei suoi migliori amici: Adriano Calì.

Giuli cincischiò col bicchiere della gazzosa:

  • Io non lo so se lo tengo ‘ sto bambino.

A Vanina la gazzosa andò di traverso.

  • Minchia, Giuli, e così me lo dici?

Ma non è tutto. La scrittrice infatti conosce molto bene l’arte di allettare il suo lettore. Gli presenta perciò, proprio nelle battute finali della vicenda, una situazione che ha il potere di suscitare una curiosità di sapere che sarà soddisfatta solo leggendo il giallo successivo.

L’uomo del porto non viene meno alla consuetudine e nel romanzo in questione è di turno il sostituto procuratore Paolo Malfitano, coinvolto da sempre in una tormentata relazione d’amore con la vicequestore che si svolge tra Palermo e Catania e che forse è arrivata ad una svolta decisiva:

Il sostituto procuratore Paolo Malfitano fissava da un’ora la stampa di Hopper appesa alla parete davanti[…] Il primo concorso per procuratore aggiunto di cui ormai a giorni sarebbero stati resi noti i risultati era quello di Catania. L’esito per quanto lo riguardava, andava ben al di là dell’avanzamento di carriera, e investiva in pieno la sua vita privata. E lui non sapeva davvero cosa sperare.

Ecco infatti la pagina finale:

Vanina entrò in bagno e appoggiò il telefono sul ripiano per lavarsi le mani. Mentre se le asciugava vide lo schermo illuminarsi. Comparve l’Addaura, co sopra il numero di Paolo non memorizzato. L’ansia la assalì:

  • Paolo, che è successo? – rispose subito
  • Niente non ti preoccupare.
  • Un colpo mi hai fatto prendere! Volevi dirmi qualcosa?

Paolo esitò, poi:

  • Ho i risultati del concorso di Catania.

Alla prossima.

Maria Lucia Martinez