La balena di ferro

Francia, 1941. Sara Schwartz e il fratello Isaac scappano dalle persecuzioni naziste. Imbarcarsi su un mercantile per raggiungere New York segretamente è la loro unica possibilità di fuga, ma per una tragica fatalità i due ragazzini si ritrovano in un sommergibile tedesco in partenza per il Fronte Atlantico. Vivono a stretto contatto con l’equipaggio per l’intero viaggio, condividendo le angosce e i pericoli della guerra sottomarina fino all’inevitabile scoperta della loro vera identità.

Recensione

Sara e Isaac sono due ragazzini che vivono un’esperienza incredibile.

Essere ebrei e vivere durante la Seconda Guerra Mondiale sono due eventi sfortunati con cui milioni di persone all’epoca sono state costrette a fare i conti e noi, oggi, nel momento in cui ci apprestiamo a leggere la loro storia o a guardare un film che tratta di quei fatti, lo facciamo con animo preparato alle peggiori nefandezze di cui l’umanità è stata capace.

La balena di ferro è un romanzo che rientra nella categoria “letteratura per ragazzi dai 10 anni” e trovo la classificazione appropriata ‒ al di là del fatto che sia assolutamente restrittiva e che sia un testo valido anche per un pubblico adulto ‒ perché è permeato di fiducia nel genere umano e narra l’avventura dei due protagonisti con occhi puliti, così come solo chi nutre speranza nel futuro può fare.

Sara e Isaac, nella sfortuna di essere nati al momento e nel posto sbagliato, sono stati fortunati: hanno trovato una brava coppia di coniugi, i Guermeur, che li ha nascosti per un certo tempo, in attesa delle condizioni opportune affinché i ragazzi potessero raggiungere la madre negli Stati Uniti.

Il signor Guermer trova un mercantile portoghese, comandato da un suo amico fidato, disposto a correre il rischio di trasportare i ragazzi fino a New York. Sara e Isaac sono al settimo cielo: sebbene tesi per il viaggio che dovranno affrontare e per i pericoli a cui potrebbero essere esposti, il pensiero di riabbracciare la mamma li riempie di felicità.

Stanno per imbarcarsi quando una pattuglia nazista, di guardia al porto di Lorient, tenta di fermarli. Nella fuga, i ragazzi cadono dalla banchina, dritti dentro la pancia della balena di ferro: un sommergibile tedesco pronto a salpare per l’Atlantico.

Da qui l’inizio della loro avventura: un viaggio di un mese gomito a gomito con i loro nemici dichiarati.

Almeno questo è quello che ci aspetteremmo e che la Storia ci ha insegnato.

Ma la Storia è fatta di persone e le scelte individuali possono cambiare il corso della vita almeno dei singoli, se non ribaltare il destino dell’umanità.

Sara e Isaac scoprono che i nazisti sono come tutti gli esseri umani: ciascuno con le proprie convinzioni, giuste o sbagliate, i propri sentimenti e valori.

“La balena di ferro” ha il grande merito di presentare ai più giovani una pagina tristissima della nostra Storia recente avvalendosi della competenza in materia dell’autore e della sua sensibilità, così da dimostrare che le nostre azioni oggi, per quanto piccole possano sembrarci, potrebbero un giorno rivelarsi grandi al di là di ogni aspettativa.

Un insegnamento che mi piacerebbe trasmettere ai nostri ragazzi.

Claudia Cocuzza