Home / Arte & Cultura  / Libri  / La ragazzina ragno

La ragazzina ragno

Autore: Letizia Vicidomini
Editore: Mursia, Collana Giungla gialla

La morte arriva per tutti, inesorabile.
Arriva come un treno, solo non conosciamo l’ora precisa in cui passerà dalla nostra stazione.
La morte arriva veloce come il vento.
Arriva e travolge chi muore e chi rimane vivo.

L’incipit de La ragazzina ragno porta con sé una verità universale e inconfutabile, eppure, bastano poche parole e siamo catturati da una sensazione di disagio.

È vero: tutti sappiamo che la morte è nell’ordine naturale delle cose, ma ascoltate il ritmo di queste quattro frasi, oltre che coglierne il significato: stiamo parlando di una morte che farà male anche per il come, per il chi e per il perché, non solo per il fatto in quanto tale.

La ragazzina ragno è proprio quello che promette di essere sin dalle prime battute: un romanzo che fa male.

Il tema trattato è di quelli di cui non vorremmo sentire parlare: mercificazione del corpo di ragazzine, poco più che bambine, che si svendono per una ricarica della Postepay, per abiti firmati e cellulari di ultima generazione.

Maya è il piccolo boss che sta a capo di questa rete: la ragazzina le cui braccia diventano zampe lunghissime di ragno che ghermiscono ciò che vuole, anche a distanza, con ferocia e determinazione.

Una lettura impegnativa che punta il dito contro una società che fa dell’apparire un valore per cui tutto è lecito e che accusa l’intero sistema istituzionale da cui dipende l’educazione dei nostri giovani, dalla famiglia alla scuola agli adulti che, a vario titolo, sono coinvolti nel loro percorso di crescita. Adulti ciechi e sordi, pronti a concedere senza saper educare, distratti da un mondo troppo veloce e vorace fino a perdere contezza di ciò che è davvero importante. E poi, polemica nella polemica, quella sull’uso dei social, strumento di straniamento in grado di avvicinare virtualmente chi è lontano ma di allontanare chi è fisicamente vicino; un universo che attira e respinge, impugna un cellulare come un’arma, la punta alla tempia dei più deboli e spara.

Un tema sociale fortissimo, scomodo e scottante, su cui viene costruito un noir con tutte le caratteristiche che deve avere: investigatori auto investitisi tali, Andrea Marino e Anna Cuomo, ed epilogo che non lascia spazio al lieto fine.

Il ritmo della narrazione è serrato; l’autrice lancia diverse esche che fanno da falsa pista, confonde il lettore che si trova invischiato in questa ragnatela insidiosa, e alterna l’indagine a scene di vita che riguardano la quotidianità di Anna e Andrea e delle loro famiglie, tratteggiando personaggi tondi, secondo l’evoluzione richiesta dalla narrativa anche di questo genere.

E poi c’è Napoli: bella e maledetta, essa stessa ragnatela di cunicoli, vicoli e viuzze che, se non li conosci bene, possono stordirti e fagocitarti; questa Napoli spiega l’inserimento dell’opera all’interno della collana Giungla gialla di Mursia editore, che fa del regionalismo nell’ambito del giallo/thriller/noir una delle sue bandiere più immediatamente riconoscibili.

Claudia Cocuzza

Sono una farmacista e una scrittrice. La domanda è: con due figlie, un marito, un cane e un lavoro così impegnativo, come fai anche a leggere, studiare e scrivere? Facile: non saprei vivere senza tutto questo.