Sinossi
A pochi chilometri da Napoli e dalla zona archeologica dei Campi Flegrei c’è un lago, piuttosto piccolo e quasi sconosciuto: il Lago Patria.
In una villetta cadente che si riflette nelle sue acque trova rifugio Massimo, un quindicenne in fuga:
i suoi genitori sono stati uccisi, ma nessuno li piange. Suo padre Rocco era un boss odiato da molti, anche in famiglia; sua madre Roberta, psicolabile e depressa, sembrava da tempo predestinata a una fine prematura.
Nell’elegante attico di Posillipo in cui si è consumato il delitto non si avverte la mano della criminalità organizzata, ma l’esplosione di dinamiche familiari perverse.
Al Commissario Saranno e al suo Vice Claudio Giglio spetta il compito di scoprire cosa sia stato a mettere in moto il meccanismo che ha causato la rottura di compromessi che sembravano destinati a durare per sempre.
Un amore di Adele, forse. La bella ed enigmatica zia di Massimo, sospettata come lui dell’omicidio, dopo anni di rinunce si è concessa di vivere una breve storia. Un amore pericoloso e sbagliato, morto ancor prima di cominciare, ma che con la forza dirompente di un uragano spazza via l’equilibrio velenoso e immobile in cui la famiglia era rimasta cristallizzata per anni.
(Edito da Libromania Editore – disponibile in cartaceo su Amazon, in e-book su Amazon, IBS, Feltrinelli e tutti i principali Store).
Recensione
MORTE A POSILLIPO
Il “gioiello” di Agnese Manzo.
A lettura finita, la prima parola che mi è venuta in mente per definire il libro appena terminato è stata “gioiellino”. Perché è questo che è, il romanzo di Agnese Manzo, di quelli che quando l’hai finito ti dispiace perché ne avresti voluto ancora.
È una storia intricata, un susseguirsi di colpi di scena, di punti di vista, di umori. Perfetta, senza sbavature o indecisioni. Il ritmo è quello di un orologio svizzero, preciso e impeccabile. Personaggi maschili a tutto tondo, il feroce delinquente, il killer dai mille volti, il devoto uomo di fiducia invecchiato al servizio della sua famiglia, così esasperati nella loro caratterizzazione da correre il rischio di diventare delle macchiette, eppure reali e concreti.
Ma non solo loro, anche le donne, dalla moglie sottomessa e mezza pazza, alla di lei sorella vessata per tutta la vita dal malavitoso geloso che quelle vita le impedisce di viverla, la badante della vecchia madre e persino il cagnolino, sono delineati con tale attenzione al dettaglio che ci sembra di conoscerli intimamente. Non ce n’è uno che non sia stato delineato, sia pure con poche pennellate, ma così attente e accurate che ti dicono tutto di ciascuno di loro. E complicano la vicenda che accade oggi, ma che per tutti ha un richiamo al passato, per le vittime, i sospetti e gli investigatori. Non è da tutti riuscire a consegnare a ogni personaggio il giusto spessore che lo rende unico.
La Manzo è bravissima, ma non solo in questo. Ho apprezzato la minuziosità della trama, con tutti gli incastri al posto giusto e gli indizi attentamente dosati di quelli che, dopo, quando finalmente l’autrice te lo rivela, ti danno voglia di prenderti a schiaffi per non averli interpretati. Sì, giusto qualcosa mormorato dall’autrice, guarda, ti dico questo ma facci caso, ti sembra possibile che…? Eppure li riconosci solo dopo. Ma mentre leggi, invischiata dalla trama densa e consistente, non riesci a soffermarti a riflettere, spinta dalla scrittura intrigante e incalzante.
Allora, nessun difetto, in questo gioiellino?
Ma no, dai, non posso venir meno alla mia fama di trovapelinelluovo! E allora… un appunto, sul chiamare da subito per nome le vittime. Un conto sono i parenti e gli amici, ma che anche i poliziotti li indichino solo come Rocco e Roberta, e non con i loro cognomi mi suona strano. Specialmente tenuto conto che il primo è un boss della malavita e la seconda è sua moglie. Avrei trovato più logico che ci fosse una minore confidenza.
Ma sono proprio io che, quanto più mi cattura la lettura, tanto più la voglio perfetta!
Gabriella Grieco