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Nero Wolfe in Orchidee nere

Orgia, abbuffata, overdose: scegliete il termine che più vi piace per rendere l’idea di un qualcosa di eccessivo e poi aggiungeteci Nero Wolfe.

Questo è quello che mi è successo un paio di settimane fa, quando, occasione più unica che rara, ho adocchiato allineate in ordine nella libreria di mio genero, una dopo l’altra, tre, dico tre, antologie con le avventure di uno dei miei investigatori preferiti: Nero Wolfe per la penna di Rex Stout. Tredici gialli in tutto.

Ad impadronirmene subito e portarmele a casa è stato un tutt’uno. E qui è iniziata la festa. Nero Wolfe, Archie Goodwin e compagni mi hanno tenuto compagnia per un lungo delizioso periodo di tempo dal quale sono uscita un po’, mi si passi il termine, rincoglionita ma deliziata. Aggiungerò che durante la lettura mi sono anche concessa il lusso di immaginare il panciuto detective e i suoi compagni con le fattezze che gli attempati come me ricorderanno nella serie televisiva del 1969. Parlo di quelle di Tino Buazzelli, Paolo Ferrari, Renzo Palmer, Pupo De Luca: I meno incartapecoriti, invece, ricorderanno l’interpretazione di Francesco Pannofino, Pietro Sermonti, Andy Luotto e company del 2012. La narrazione dei gialli di Rex Stout puntualmente affidata in prima persona a Archie Goodwin, corre rigorosamente sul filo della logica deduttiva mescolata ad un humor anglo-americano che non stanca mai. Recensire però tredici gialli in un sol colpo mi è sembrata impresa poco fattibile per ovvie ragioni, ancora più detestabile l’idea di scegliere tra i tredici una sola avventura del detective newyorchese. L’opportunità più unica che rara mi ha dato però la possibilità di scoprire che anche per Stout come per altri giallisti, quali Agatha Christie o Arthur Conan Doyle, tanto per citare alcuni dei mostri sacri,  vale la regola del cliché. Intendo riferirmi a strutture narrative che si ripetono puntualmente in tutti i suoi gialli. Mi limito quindi  a indicarne alcune in una sorta di  recensione che valga per tutti.

«Sarò breve!» disse quel tale che iniziò una tiritera di due ore e passa. Io, lo giuro, mi atterrò alla promessa, ed eccoci al dunque.

Le investigazioni di Wolfe presentano, come già detto, un procedimento ben preciso. Di solito in un momento di difficoltà economica, causata dalle esigenze dispendiose del nostro, bussa alla sua porta un danaroso o una danarosa cliente. Wolfe pigro quanto grasso, tentenna, non vorrebbe accettare il caso ma sollecitato da Goodwin, braccio destro ed economo di casa, finisce per cedere. Inizia così la storia scandita da un rituale a cui non si consentono deroghe se non in casi eccezionalissimi. Farò qualche esempio:

Primo esempio: Wolfe non esce mai di casa ma pretende che siano gli altri a raggiungerlo nel suo studio dietro sollecitazione più o meno cortese del suo factotum, Archie Goodwin:

Da La traccia del serpente:

  • Chi sarebbe questo Nero Wolfe?- Kimball si era rivolto a me- Conducetelo qui-
  • Impossibile, signor Kimball. È un genio, ma un genio eccentrico. Abita alla Trentacinquesima Strada, è qui vicino… Sono in macchina e sarò ben lieto di accompagnarvi.

Secondo esempio: la giornata del simpatico grassone segue abitudini ben precise: Ore 8 prima colazione in camera, alle 9 lettura dei quotidiani, poi fino alle 11 coltivazione e cura delle orchidee nella serra dove ritornerà dalle 16 alle 18. Dalle 11 alle 13 lavoro (in caso di necessità anche dalle 18 all’ora di cena), poi alle 19 cena.

Terzo esempio: Wolfe consente poca confidenza alle donne, trattate quasi tutte con deferenza ma con sospetto. E direi che la maggior parte di loro se lo merita. Nella lettura dei tredici racconti ne ho trovate ben poche inclini alla confessione. Tutte invece ben abbottonate, affascinanti, misteriose, talvolta perfide e diaboliche.

Da Nero Wolfe e sua figlia:

  • Archie, mandatela Via!-
  • Santo Cielo!- esclamai- ha detto che vi avrebbe pagato-
  • Archie, dico!-

[…] il principale era veramente in preda al terrore, rinunciai a persuaderlo, e ritornai nello studio

Da Tre sorelle nei guai:

Poi May guardò Wolfe e osservò:

  • Per ritornare al testamento, come potremo fare valere i nostri diritti?-

Ma il mio signore la guardò come se volesse mangiarsela viva e non rispose.

Quarto esempio: La polizia, rappresentata dall’ispettore Cramer, finisce sempre per farci una figura barbina. Cramer  è il tipico mastino ringhiante, che alla fine, malgrado le minacce da lui profferite, deve scendere a patti col brillante genio del suo amico-nemico.

Da Orchidee nere:

Cramer scosse la testa.- Voglio voi, Goodwin e la signorina Tracy. Vi vuole anche il procuratore Distrettuale. Nel suo ufficio-

  • Non parlate sul serio, signor Cramer-
  • E perché diavolo…perché non parlerei sul serio?-
  • Perché sapete che lascio solo di rado la mia casa[…] avete un mandato?-
  • No –

Quinto esempio: Un segnale preciso avverte che  Wolfe è arrivato alla soluzione:

Da La scatola rossa:

Wolfe, sprofondato nella poltrona, chiuse gli occhi, e cominciò  a fare un suo caratteristico movimento delle labbra: le spingeva all’infuori, poi le risucchiava, una due, tante volte…[…]Sta per accadere il miracolo; aspettate e vedrete

Anche la conclusione di ogni giallo ha un suo rituale: la convocazione di tutti i partecipanti all’azione nello studio del detective per lo svelamento finale:

Dallo stesso giallo:

La tribù dei Frost arrivò poco dopo le due e si presentò tutta insieme […] Introdotti i visitatori, li aiutai a posare cappelli e cappotti nell’atrio quindi li accompagnai nello studio.

Vi sono poi piccoli dettagli e manie, come impilare tappi di bottiglie di birra conservati in uno dei cassetti della scrivania, consultare un enorme mappamondo, indossare solo pigiami di seta gialla, ma, e qui sta il bello, malgrado tutto questo, il lettore non corre mai il rischio di annoiarsi. In quanto a me, se mi avessero proposto di leggere altri tredici gialli, non avrei esitato ad accettare.

Per concludere mi permetterò di suggerire solo alcuni dei titoli di quelli che mi sono sembrati più accattivanti: Nero Wolfe non abbaia ma morde, coprotagonista direi, un cane ribattezzato Ebano per affinità col nome del nostro investigatore. Orchidee Nere, La traccia del serpente, Tre sorelle nei guai. Ma lascio a chi legge libera scelta. De gustibus etc etc.

“La prof.” Maria Lucia Martinez

In copertina Nero Wolfe in Orchidee nere, Nero Wolfe Archie Goodwin & Company, L’alta cucina del delitto, Le avventure di Nero Wolfe