Giulia: Ciao a tutti! Benvenuti a questo nuovo appuntamento con la rubrica Piccoli Lettori… come me!
Argo: Ciao! Giuliaaa, oggi cosa ci hai portato?
Giulia: Ecco Origin di Dan Brown.
Argo: Il quinto volume della saga Angeli e demoni?
Giulia: Sì.
Argo: Bello! Prima potresti ricordare ai nostri amici di cosa si tratta?
Giulia: Certo! La saga Angeli e demoni prende il nome dal primo romanzo, omonimo, in ordine di pubblicazione (2000). È una pentalogia, ovvero una raccolta di cinque libri (Angeli e demoni, Il codice da Vinci, Il simbolo perduto, Inferno e Origin) volta principalmente ad analizzare in chiave critica la condotta e l’influenza della Chiesa cattolica nel presente e nel passato. Ma questo non è l’unico tema: gli ultimi due romanzi, in particolar modo, indagano due aspetti sociali più “scientifici” oggi più che mai discussi: la sovrappopolazione e gli effetti delle nuove tecnologie sulla specie umana.
Argo: Queste denunce sociali sono intrecciate a cinque trame thriller, che vedono il protagonista, Robert Langdon, affiancato da una coprotagonista donna, indagare per risolvere un mistero. Ad esempio, in Il codice da Vinci Langdon e Sophie Neveu devono fare luce sulla morte del custode del Museo del Louvre, Jacques Saunière; i due capiranno presto che, dietro quello che può sembrare un semplice delitto, si nascondono un messaggio e una missione più importante: cercare il Sacro Graal. A volte, però, la posta in gioco è molto più alta: in Inferno, l’obiettivo è trovare una sacca idrosolubile contenente un agente patogeno sconosciuto prima che questa si sciolga e provochi una pandemia capace di decimare la popolazione mondiale.
Giulia: Robert Langdon è un noto professore di storia dell’arte, insegnante all’Università di Harvard, ed esperto in simbologia religiosa. Lui viene convocato a risolvere i casi dato il loro orientamento “artistico”: ogni vicenda ruota attorno a più artisti e le loro opere. L’arte è la chiave per risolvere i misteri. Per Origin, il libro che tratteremo oggi dopo aver letto i precedenti quattro, possiamo citare William Blake, Antoni Gaudì, Winston Churchill ed altri.
Argo: Woww! Quindi ci dici di cosa parla Origin?
Giulia: Edmond Kirsch, ex allievo e amico di Langdon, ha fatto carriera nell’informatica, diventando un infallibile futurologo. Grazie alla suo intelletto geniale, è riuscito a concepire un software attraverso cui ha svelato le risposte a due dei più grandi interrogativi di sempre della specie umana: da dove veniamo? Dove andiamo?
Ha promesso di sconvolgere il mondo con la sua presentazione, che si sta tenendo al Museo Guggenheim di Bilbao, ma mentre Edmond sta parlando, viene ucciso da uno sparo. Ora il mondo non conoscerà mai ciò che Edmond stesse per dire. Robert Langdon e Ambra Vidal, futura moglie del principe di Spagna, decidono di fare luce sulla questione e di trasmettere la presentazione al posto di Kirsch, per rendere giustizia all’amico. Le complicazioni non saranno poche, visto che i due saranno inseguiti sia dalla Guardia Reale, che intende riportare Ambra a Palazzo, sia da un uomo misterioso, Luis Avila, incaricato di ucciderli.
Argo: Wow! Cosa ci dici riguardo alla struttura del romanzo?
Giulia: Intanto, ci tengo a spiegare che la trama di cui ho parlato non è l’unica: il romanzo è un intreccio di sottotrame. La vicenda del vescovo Valdespino e del principe Julián al Palazzo Reale, quella dell Guardia Reale, coordinata dal Palazzo, e i flashbacks riguardanti il passato di Avila si intrecciano, letteralmente, conferendo una solida tridimensionalità al romanzo.
Argo: Questo, lo spostamento da una trama all’altra, penso che sia possibile grazie al narratore con focalizzazione zero, giusto?
Giulia: No, la focalizzazione non è zero, ma interna variabile.
Argo: E che significa?
Giulia: Ma come?! Non lo sai?! Mi deludi, Argo!
Argo: Sì, sì, certo che io lo so, ma i nostri amici no. Ti stavo chiedendo se potresti spiegarglielo.
Giulia: Ah, ecco. La focalizzazione è, detto semplicemente, il punto di vista del narratore. Può essere interna, esterna o zero. È interna quando il punto di vista coincide con quello di un personaggio, “interno” quindi alla vicenda. Solo la focalizzazione interna può essere fissa, variabile o multipla, ed è variabile quando il punto di vista si sposta da un personaggio all’altro.
Argo: Attenzione però! Quando la focalizzazione è variabile, personaggi diversi raccontano scene diverse. Non deve capitare mai che due o più personaggi raccontano lo stesso avvenimento, lo stesso attimo: in quel caso, la focalizzazione diventa interna multipla. Giulia: Bravo Argo! Un altro elemento che ho trovato interessante è l’uso dei cliffhanger. So che lo dico spesso, ma Dan Brown è il maestro, per eccellenza, dei cliffhanger.
Argo: Sì, e vuoi ricordare ai nostri lettori che cosa sono?
Giulia: Un cliffhanger è un espediente narrativo volto a “spezzare” la narrazione ad un punto cruciale di essa.
Argo: Mettiamo che, in un libro o in un film, il protagonista stia per precipitare da un burrone durante il combattimento decisivo con l’antagonista. Il capitolo (o anche, spesso, il libro stesso) o l’episodio finisce in quell’istante preciso, quindi noi no sapremo mai se il protagonista riesce a salvarsi e avremo voglia di vedere o leggere subito il successivo. Giulia: Perfetto, in breve si tratta di questo. Dan Brown inserisce un cliffhanger alla fine di ogni capitolo e, data la molteplicità di trame portate avanti, l’intreccio tra queste favorisce il “troncamento” di una vicenda per raccontarne un’altra che non c’entra niente. Ciò avvia un meccanismo chiamato page-turning (girapagina): il lettore deve necessariamente continuare a leggere per poter sapere cosa accade in seguito.
Argo: Interessante!
Giulia: Amici, per oggi abbiamo finito! Vi auguro una buona lettura, di questo romanzo ma anche di tutta la pentalogia, perché, credetemi, è proprio divertente!
Argo: Esatto! Anche io li ho letti tutti!
Giulia: Ciao!
Argo: Alla prossima!