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Prato all’inglese di Frédéric Dard

Jean-Marie Valaise, agente di commercio in vacanza sulla Costa Azzurra, temporaneamente in rotta con Denise, la sua fidanzata storica, si accorge che Marjorie Faulks, un’inglese di una bellezza discreta si è seduta nella sua macchina.

Era bassina, con il viso arrossato e i capelli di un colore indefinito inariditi dall’acqua del mare. Indossava un abitino da spiaggia di spugna verde e l’acqua le colava lungo il collo perdendosi nella scollatura del costume da bagno[…] le sopracciglia folte che probabilmente non depilava mai, conferivano profondità agli occhi azzurri

La ragazza ha equivocato, scambiando l’auto di Jean-Marie  per la sua. Chiarito l’equivoco, l’inglesina  va via bruscamente.

Si è accorta che stava parlando con uno sconosciuto e mi ha piantato in asso sulla porta del ristorante.

Quella stessa sera si ritrovano però di nuovo per caso al casinò, e stavolta il giovanotto  rimane incantato a guardarla.

Si trattava dell’inglesina del mattino […] com’era possibile che si fosse trasformata in una donna così incantevole ed elegante?

Inizia tra i due una conoscenza che non  assume contorni precisi fino a quando l’inglese riparte per Londra e Jean-Marie si scopre pazzo di lei. Perciò, quando Marjorie gli scrive, invitandolo a raggiungerla ad Edimburgo, facendogli capire di trovarsi in gravi difficoltà, lui non esita. A partire da questo momento Jean-Marie entra in un incubo che lo porterà alle soglie della forca. Sarà Denise a salvarlo con la sua gelosia, ma nel frattempo il nostro eroe, partito come Ivanhoe per correre in aiuto della sua bella, ha capito di essersi  trasformato nel re dei polli!

Scritto nel 1962, a distanza di tre anni da Gli scellerati, con Prato all’inglese Frédéric Dard si ripresenta al lettore proponendo, io credo, l’ennesima variante nello schema narrativo del genere. Vediamo assieme perché.

La prima osservazione da fare è che Prato all’inglese  è più vicino ad un thriller piuttosto che ad un giallo e sin qui si potrebbe dire che la cosa non rappresenta una novità. Basta però leggere le prime venti pagine per capire che la novità c’è, e come! Dard non chiede al lettore di scoprire l’autore di un delitto, che anzi ci notifica senza mezzi termini, ma da chi e perché l’omicida è stato spinto a compierlo.

La storia, scritta in prima persona, venata a tratti da una certa ironia, che caratterizza soprattutto il personaggio di Denise, procede scorrevole, come sempre accade nei lavori dello scrittore.

Altra novità è delegata stavolta alla descrizione degli ambienti che qui svolgono un ruolo determinante ai fini del risultato finale. Dalla spensieratezza vacanziera che introduce e chiude il romanzo, si passa nella sua parte più scottante, ai cieli plumbei e alla pioggerellina costante di Edimburgo. La città,  a causa di uno sciopero massiccio e indeterminato dei trasporti, diventa ad un tratto una sorta di prigione dalla quale risulta difficile evadere.

Nera austera e minacciosa, la città di granito scuro sembrava riemergere dal passato.

Questo aspetto onirico, ovattato, inadatto alla comunicazione,  trova riscontro anche  nella galleria dei personaggi. Un po’ surreali, quasi deformati in stereotipi privi delle contraddizioni che sono tipiche dei veri esseri umani,  si dimostrano incapaci di offrire al lettore un ancoraggio psicologico da cui partire, come di solito avviene nel clima realistico di un giallo classico. L’autore si dibatte nel tentativo di istaurare con loro un rapporto, tentativo costantemente eluso con pochissime eccezioni.

Nessuno aveva visto Marjorie Faulks o sentito parlare di lei. Ero stanco morto e avvilito da quel mistero[…] Una vera giornata da incubo!

Il finale, stavolta meno scioccante di quello de Gli scellerati, tuttavia, ha in serbo per il lettore, ancora una volta, una sorpresa.

A Jean-Marie, ritornato a Juan-les- Pins con qualche ferita morale da leccarsi, Denise  domanda:

  • L’avresti ucciso?

E lui,  da sotto l’ombrellone risponde…

E no, amici miei, non voglio togliervi il piacere della suspense. Leggete Prato all’inglese e lo scoprirete da soli.

“La prof” Maria Lucia Martinez