Saul. Testamento di un iniziato

Mi chiamo Saul Ben Shimon.
Il nome l’ho cambiato in Paulus, ovvero piccolo, per mortificare il vizio cui ho dovuto combattere tutta la vita: la vanità.

Non vi dice niente? Continuiamo ad ascoltarlo.

Sono nato a Tarso, in Cilicia, nel trentacinquesimo anno del regno dell’imperatore Gaio Giulio Cesare Augusto […].

Dunque, il nostro Saul, originario di Tarso, si è fatto ribattezzare Paolo.
Paolo di Tarso; il nostro Saul è proprio lui.

Figura centrale della dottrina cristiana, San Paolo è celebrato dalla Chiesa come uno  dei primi Santi martiri. Credenti o no, la sua opera di evangelizzazione è un fatto storico e i suoi numerosissimi scritti costituiscono un caposaldo della bibliografia cristiana.

Ma è davvero questo l’unica lettura possibile?
Procediamo con ordine.

Cominicio dal chiarire che quello che vi sto presentando non è un saggio sulla figura di San Paolo e nemmeno sulla storia della religione cristiana.
Saul. Testamento di un iniziato è un romanzo, ovvero un’opera di narrativa, la cui classificazione, seppur non indispensabile, è difficile per via della complessità stessa sia della struttura che del tema trattato.

L’autore si muove su due piani temporali e narra attraverso due voci, accompagnando il lettore in un viaggio nel tempo ma anche nello spazio.
Il primo piano narrativo è quello che ci viene presentato in apertura.

Siamo nel 2020. L’archeologo francescano Basil Pinker, direttore di una campagna di scavi nel Nord Europa – tra Aquisgrana e Colonia –, scopre una serie di sepolture giudaiche e, insieme a queste, un vaso contenente tre rotoli scritti in lunga aramaica.

La scoperta, che appare subito eccezionale, mette in moto la trama e ci immette nel secondo piano narrativo, che si apre con la presentazione che Saul fa di se stesso.

L’uso della prima persona nei capitoli dedicati alla storia di Saul consente una separazione netta tra i due livelli della narrazione, rendendoli immediatamente riconoscibili, e ha il vantaggio di permettere al lettore un’immersività piena nella vicenda, portandolo a fianco del protagonista in un contesto storico e socio-culturale lontanissimo, ovvero nel I secolo d.C.

Seguiamo quindi due vicende, che si intersecano e procedono parallele (chiedo scusa per l’ossimoro geometrico): l’indagine di Basil Pinker che, con la collaborazione del suo mentore, padre Bartolomei, e di un giovane collega, Hans Muller, ricostruirà, tramite un percorso a ritroso nel tempo, la storia che Saul ci mostra in itinere, svelando le motivazioni che hanno mosso ogni sua scelta.

Quella che ne deriva è una versione alternativa e affascinante – e demonizzata dalla Chiesa Cattolica – della nascita delle prime comunità cristiane e del ruolo di Paolo, a cui si arriva tramite un’indagine avvincente che muove tra opere d’arte che fungono da indizi, tra Templari e sette segrete, colpi di scena, agguati e tentativi di insabbiamento, come in una caccia al tesoro che non disdegna momenti di tensione degni di un action thriller, che vede anche il coinvolgimento di un inedito Seneca.

Una storia che merita di essere conosciuta e che, grazie al lunghissimo e meticoloso lavoro di ricerca di un esperto del campo come Sabato Scala, viene resa fruibile e godibile nella forma del romanzo.

Dove trovare Saul. Il testamento di un iniziato

Claudia Cocuzza