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Un treno per Berlino

Autore: Luca Granato
Editore: IoScrittore
Anno pubblicazione: 2019

Dalla quarta di copertina

La vita, si sa, è un incrocio di coincidenze e di incontri casuali. Sul treno che porta da Monaco a Berlino, una mattina come tante altre, seduti nello stesso scompartimento, si trovano due uomini. Cosimo Beningarda è un giovane colto e appassionato, che insegna italiano all’università. Bertfried Ziegler è invece un anziano signore, malato e forse consapevole della propria fine imminente, cresciuto nella Germania nazista degli Anni Trenta. Tra i due occasionali compagni di viaggio si crea una sorta di strana complicità. Così, Ziegler racconta di sé, del suo passato: gli anni in cui lavorava come correttore di bozze con l’ambizione di diventare giornalista, il difficile rapporto con un padre che sognava per lui solo il meglio, l’incontro con Hanne, la donna già sposata che ha cambiato per sempre il corso della sua vita.

Mentre il treno corre verso Berlino, Cosimo diventa senza volerlo il testimone della vita di Ziegler, un doloroso cammino personale dove si mescolano entusiasmi e delusioni, gioie e ferite brucianti; con il rimorso di non aver saputo opporre all’onda crescente dell’orrore nazista nemmeno il suo amore per Hanne e per la sua bimba, finita nel programma di eliminazione delle persone ’imperfette’.

Ziegler, con il suo racconto, confida in qualche modo al giovane che il viaggio a Berlino è fatto per ritrovare Hanne, il suo perdono e finalmente la pace.

Recensione

Un viaggio in treno. Partenza da Monaco, destinazione Berlino.

Due uomini, un giovane italiano e un tedesco in là con gli anni.

Le cinque ore che separano Monaco da Berlino diventano il tempo che Bertfried Ziegler ha a disposizione per raccontare la sua storia a Cosimo Beningarda.

Un countdown che l’italiano scandisce segnalando al lettore ogni sosta del treno, ogni pausa nel racconto del vecchio, con un’urgenza tale da farci temere che forse non arriveremo a conoscere la fine di questo racconto.

Un viaggio che diventa metafora della vita, forse la più immediata ma di certo la più coerente.

Cosimo e Bertfried non si sono mai visti prima né mai più si rivedranno; il loro è un incontro casuale, uno come tanti che ci capitano di fare ogni giorno e che neanche ci ricordiamo. Eppure per Cosimo e Bertfried è diverso: questo viaggio cambierà per sempre le loro vite.

Per Cosimo si tratta dell’incontro con la Storia; per Bertfried dell’occasione di raccontare tutta la propria storia, con sincerità, fino in fondo, come se avvertisse che la fine è imminente e sentisse forte la necessità di sgravarsi l’animo.

La narrazione viene condotta in prima persona da Cosimo che, al presente, descrive il viaggio in treno da Monaco a Berlino; all’interno di questa cornice troviamo il narratore di secondo livello, Bertfried, che con un lungo flashback, interrotto raramente da qualche sporadico intervento del suo compagno di viaggio italiano, racconta una storia racchiusa in un arco temporale che va dal 1934 alla fine del 1939 e che ha come percorso ideale il tragitto inverso, da Berlino a Monaco, così che, anche visivamente, la struttura della narrazione appare perfettamente circolare.

Per Cosimo è l’occasione di capire in che modo il nazismo si è radicato in quegli anni in Germania, di conoscere gli eventi che ha studiato sui libri per bocca di chi li ha vissuti in prima persona, ma Bertfried gli racconta una storia fatta di persone, di sentimenti, che ha l’Olocausto e la guerra solo come sfondo.

“[…] quando la Storia si studia sui banchi di scuola, tutto accade in un attimo. […] Ma le cose sono accadute negli anni, e quando sei immerso nella Storia vedi solo degli episodi, ti manca la visione globale.”

Per Cosimo è inconcepibile che Bertfried non si sia reso conto di aver vissuto durante il dilagare della follia nazista mentre tutto ciò accadeva attorno a lui, ma il tedesco glielo spiega, con semplicità: quando vivi la Storia, non te ne accorgi, sono solo giorni che seguono ad altri giorni.

Così questa storia tanto delicata, intima e personale, che Bertfried consegna a Cosimo è costellata di fatti e di persone che oggi riusciamo a contestualizzare ma che all’epoca apparivano come isolati, scollegati: in queste pagine l’Olocausto traspare dallo sguardo timido del violinista ebreo Tannebaum, la prepotenza nazista dalla postura e dall’atteggiamento di Gebke Peters, l’impossibilità di sfuggire al proprio destino dall’immobilità di Anja. Oggi sappiamo che i Tannebaum sono stati milioni, le Anja oltre duecentomila, e forse per noi è meglio così perché “la massa non ha un nome, non ha un volto, un’identità”: se avessimo conosciuto tutti gli ebrei deportati e uccisi nei campi di concentramento e tutti i disabili psichici e fisici sottoposti al programma di eutanasia nazista, li avessimo guardati negli occhi, saputo quali erano i loro sogni e le loro paure, saremmo perseguitati dai fantasmi.

Durante queste cinque ore Bertfried riesce a consegnare la sua eredità a Cosimo: una busta custodita nella tasca della sua giacca che continua a toccare, per accertarsi di non perderla. E Cosimo porterà a compimento la volontà di questo sconosciuto, incontrato per caso, che nel tempo della tratta Monaco-Berlino è stato in grado di cambiare la sua visione del mondo.

Claudia Cocuzza

Sono una farmacista e una scrittrice. La domanda è: con due figlie, un marito, un cane e un lavoro così impegnativo, come fai anche a leggere, studiare e scrivere? Facile: non saprei vivere senza tutto questo.