I reperti, risalenti all’epoca preistorica e agli anni di Gesù, dimostrano come gli sforzi della Israel Antiquities Authority continuino, dopo decenni di scavi, a dare grandi risultati.
Dato il suo ricchissimo patrimonio storico e archeologico, Israele è un Paese che da decenni continua a lavorare instancabilmente per riportare alla luce il più grande numero possibile di reperti e fare chiarezza sul passato non solo della regione, ma dell’intera umanità. Recentemente gli scavi della Israel Antiquities Authority, sparsi per decine di siti in tutto il Paese, hanno permesso di ritrovare importantissime testimonianze di tempi remoti, aiutandoci a comprendere le abitudini dei nostri antenati e le loro competenze tecnologiche, spesso più avanzate di quanto si creda.
La scoperta più antica è stata fatta nella regione di Ramla, dove un gruppo guidato dall’Università di Haifa, dalla Hebrew University e da un team di studiosi francesi venuti dal Centre National de la Recherche Scientifique, ha riportato alla luce dei frammenti di osso coperti di incisioni risalenti ad almeno 120.000 anni fa. La scoperta è importante non solo perché prova che l’area era già abitata all’epoca, ma soprattutto perché si è rivelata essere, dopo un’attenta analisi, una delle prime testimonianze di utilizzo di simboli rituali da parte dell’uomo. Non è ancora chiaro cosa le incisioni vogliano significare, l’ipotesi più accreditata è che simboleggino il legame tra una tribù di cacciatori e le loro prede (all’epoca la regione era popolata da grossi bovini, oggi estinti, ai quali con ogni probabilità appartiene il frammento di osso ritrovato).
Credits photo: Foto 1: Galilea, credits Ministero Turismo israeliano. Foto 2: Il gruppo di lavoro fotografato da Einat Ambar Armon, Israel Antiquities Authority. Foto 3: Studenti all’opera sul sito di et-Taiybia, Einat Ambar Armon, Israel Antiquities Authority. Foto 4 e 5: Illustrazione e fotografia dell’osso e delle sue incisioni. Crediti a Marion Prévost. Foto 6,7,8,9,10: Diverse inquadrature dell’osso. Crediti al Dr. Yossi Zaidner. Foto 11: L’iscrizione fotografata da Tzachi Lang, Israel Antiquities Authority. Foto 12: I resti dell’edificio presso il quale è stata rinvenuta l’iscrizione. Tzachi Lang, Israel Antiquities Authorities.
Un’altra importante scoperta, risalente a centinaia di migliaia di anni dopo, riguarda un’iscrizione nel villaggio di et-Taiybia, nella Piana di Esdraelon. Su una porta in pietra risalente all’epoca Bizantina (quinto secolo d.C. circa), è stata rinvenuta un’iscrizione in greco che riporta la frase “Gesù, figlio di Maria”. Si tratta di una delle testimonianze più antiche del nome di Gesù nella regione, probabilmente utilizzata come benedizione per tutti coloro che entravano nell’edificio, probabilmente un’antica chiesa. Nella stessa regione, recentemente, erano venuti alla luce reperti di epoca crociata (decisamente più recenti), dimostrando come et-Taiybia e i suoi dintorni siano stati per secoli un crocevia di popoli e di culture.