Tra le pieghe di un libro c’è sempre un sentiero di storie nascoste
Vento di passioni bretoni
Sono una sognatrice, un’inguaribile ottimista, cerco la bellezza nella magia di un sogno. Colleziono vecchie scatole di latta perché custodiscono pensieri e ricordi, e leggo antichi libri di favole, dove lo Spirito impolverato dell’Avventura si perde nei meandri del tempo. Sono una cantastorie silenziosa sempre alla ricerca di nuovi orizzonti.
Così nascono i miei libri, dove il tratto della matita scivola vorticosamente sul foglio bianco.
Com’è nata la mia attrazione per la Bretagna? Dall’incontro con l’isola di Sein e la cultura celtica, una storia millenaria impregnata di mito e realtà. Druidi e Druidesse; menhir, dolmen, cromlec’h (facciamo un po’ di chiarezza sulla differenza) pietre sacre erette in epoche antichissime; pirati e corsari (spesso falsamente accumunati); magia e tradizioni di un popolo che ancora oggi continuano a influenzare il sapere, il Druidismo Moderno è riemerso nel XVIII secolo.
Che tempo fa in Bretagna? Non chiedetelo mai!
E le mitiche tempeste bretoni? Per tutti i sette mari, ma dove diavolo sono capitata?! Ancora ricordo una traversata da urlo, si avete capito bene da urlo. Mi trovavo sul traghetto per raggiungere l’isola di Sein, dopo essere passati davanti alla Statua di Nostra Signora dei Naufragi (dove un tempo tutti si facevano il segno della croce, e secondo me qualcuno lo fa ancora oggi) entriamo nella Raz de Sein, il passaggio, dove le correnti sono le più impervie, le mareggiate dantesche, insomma un vero pentolone in ebollizione; giunti davanti al faro La Vieille (chiamato anche la Dama di granito), la bellezza di questo gigante del mare richiama il mio obiettivo, ma improvvisamente il mare s’ingrossa, il traghetto sembra voler restare fermo e misurarsi con la forza del mare; in quel frangente, ogni mia preoccupazione è soffocata da un’improvvisa onda anomala che si riversa sul traghetto e sul mio apparecchio fotografico!
Ma, proseguiamo la nostra navigazione letteraria che oggi ci porta all’isola di Sein, nel Finistère (Finis-Terrae, in bretone Penn-ar-Bed ossia fine della terra). Un’isola così piatta da sembrare una zattera sul mare in balia delle tempeste, basterebbe un colpo di scopa per spazzarla via in qualsiasi momento. Sein, l’isola ai confini del mondo, dove i Celti presupponevano la fine del Mondo dei Vivi e l’inizio dell’Aldilà, la terra dei Morti.
A proposito, prima di imbarcarvi, vi consiglio di recarvi alla Pointe du Raz, settanta metri sopra lo spettacolo grandioso del mare d’Iroise; un paesaggio tanto caro a Chateubriand (il bel René era bretone) che amava perdersi nell’orizzonte e immaginare le Sacerdotesse celtiche dell’isola di Sein attorno ai fuochi sacri. A proposito di cerimonie funebri, recatevi alla Baia dei Trapassati, dove si narra che i Defunti, soprattutto Druidi, fossero imbarcati per essere trasportati a Sein e inumati. Il Capitano del palischermo era Ankou-il traghettatore di Morti.
Ora capite perché la Bretagna mia ha stregato! Leggende e racconti che inebriavano anche le giornate dei guardiani delle Sentinelle sull’Oceano: i fari, alcuni infernali come Ar-Men altri maledetti come Tevennec.
Come avrei potuto perdere l’occasione di descrivere tutto ciò nei miei libri!
Nel frattempo, tra un racconto e l’altro siamo sbarcati a l’ile de Sein, un’isola colorata di leggende e permeata di misticismo della mitologia celtica. I Senani erano chiamati i Diavoli del mare perché erano gli unici che riuscivano a cavalcare le onde di questo mare impetuoso e destreggiarsi nel caos roccioso chiamato la Chaussée de Sein. Ecco, tutto è iniziato proprio qui, a Sein, la terra, dove mi sento a casa ogni volta che torno. Cale ciottolose, acque che trasudano colori dal cobalto al turchese, bizzarre rocce di granito; un orizzonte in continuo mutare, lingue di sassi che appaiono e scompaiono con la marea, praterie di alghe, e ancora il vociare minaccioso degli uccelli che s’intreccia con il vento e l’Anima delle giornate.
Una pausa dolce? Certamente con una bella fetta di Kouign Amman il tipico dolce di puro burro!!
Relitti di velieri in fondo al mare; storie di corsari e pirati che cavalcarono le onde della speranza. L’ebbrezza dei ricordi resuscita le fate ed evoca storie di naufrageurs-coloro che accendevano i fuochi per far naufragare le navi e depredarle. Ma non solo, si narra che, all’epoca, sull’isola ci fosse un Santuario gestito da nove Druidesses, vergini, la cui esistenza è confermata dagli antichi scrittori greci e romani. Giulio Cesare, affascinato, ne parò nel De Bello Gallico. Secondo il geografo Pomponio Mela, le Sacerdotesse potevano predire il futuro e vivevano in Bretagna sull’isola di Sena (antico nome di Sein).
“…le Druidesse incantavano alberi e rocce al fine di sostenere l’esercito celtico”
Si narra che Merlin l’Enchanteur (mago Merlino) sia nato proprio da una Druidessa dell’isola, e che re Artù…abbiate pazienza, non posso raccontarvi tutto in una sola puntata!
Diavoli, Streghe, naufraghi e naufragi, tempeste, velieri, pirati, mitiche leggende come quella dei Korrigans– gli Spiriti dei Dolmen… il “mestiere di scrittore” è affascinante e l’isola mi ha fatto capire che avrei potuto scrivere un mix acquerellato di carismatiche emozioni.
Se siete curiosi di conoscere il seguito, vi consiglio di leggere Sein, una virgola sull’acqua. Ritratto di un’isola bretone leggendaria. Edizioni il Frangente.
Kenavo (arrivederci in bretone), buon vento di lettura e avventura!
Susy Zappa