#amarenonèunlusso. Animali di famiglia, petizione di LNDC
Oltre il 40% delle famiglie italiane ha almeno un animale in casa e i costi per nutrirli e curarli possono raggiungere cifre davvero elevate e gravare pesantemente sul bilancio familiare. LNDC Animal Protection lancia una petizione per chiedere allo Stato la riduzione e l’esenzione dell’IVA oltre a un servizio di mutua per i cittadini meno abbienti. La presidente LNDC Piera Rosati: “I nostri animali sono membri della famiglia, non è giusto paragonarli a beni di lusso. Chiediamo a tutti i cittadini di firmare”.
Condividere la propria vita con un animale è un’esperienza unica e incredibilmente gratificante. Chiunque abbia in casa uno o più animali sa bene quanto amore, compagnia, amicizia e divertimento i nostri familiari non umani sono in grado di darci ogni giorno.
Allo stesso tempo, però, sappiamo molto bene anche quanto siano alti in molti casi i costi che le famiglie devono affrontare per assicurare un adeguato stile di vita e il benessere necessario ai cani, gatti e altri animali che allietano le loro giornate. Per questo LNDC Animal Protection lancia la petizione #amarenonèunlusso per chiedere allo Stato di abbassare il costo di mantenimentio dei nostri animali di famiglia, e invita tutti i cittadini a firmarle direttamente qui.
Secondo i dati del Rapporto Italia 2021 dell’Eurispes, l’Italia si presenta come un Paese amante degli animali dato che oltre il 40% dei nostri concittadini ha in casa almeno un cane o un gatto, con tendenza ad averne più d’uno. Lo stesso Rapporto dimostra anche che la spesa che grava sul bilancio familiare per il mantenimento dei nostri familiari a 4 zampe varia dai circa 31 agli otre 300 Euro mensili, in progressivo aumento negli ultimi anni. La media si attesta comunque intorno ai 100 Euro al mese, una cifra sicuramente non indiffrente per molte famiglie.
Uno dei motivi di questi costi così alti va individuato sicuramente nell’IVA applicata al cibo e ai farmaci per animali così come alle prestazioni veterinarie. Attualmente, infatti, tutti questi prodotti e servizi sono soggetti a un’aliquota IVA del 22%, pari a quella dei beni di lusso.
Allo stesso tempo, però, l’importo massimo delle spese veterinarie che si può portare in detrazione nella dichiarazione dei redditi è di appena 79,96 Euro.
Per lo Stato italiano, quindi, oggi acquistare un gioiello o curare e nutrire un membro della propria famiglia – perché è questo che ormai sono i nostri animali – sono attività da considerare alla stessa portata. “Un’ingiustizia che colpisce in modo trasversale cittadini di ogni estrazione sociale, ma ovviamente in particolare quelli meno abbienti“, commenta Piera Rosati, Presidente LNDC Animal Protection. “Soprattutto lascia intendere che avere uno o più animali sia un lusso che non tutti possano o debbano permettersi, mentre invece sappiamo che cani e gatti rappresentano una compagnia irrinunciabile per tante persone anziane o sole così come dei compagni fedeli di gioco e di crescita per tanti bambini”.
Oggi più che mai, a seguito della pandemia e di tutte le difficoltà che ha comportato per tanti italiani, è necessario aiutare i nostri concittadini a prendersi cura dei loro animali. La petizione #amarenonèunlusso chiede quindi allo Stato una serie di cose: la riduzione dell’IVA sui farmaci e le prestazioni veterinarie e sul cibo per animali, rendendola pari a quella per i servizi essenziali per umani; l’esenzione dell’IVA per gli interventi salvavita e le sterilizzazioni; l’istituzione di un servizio veterinario mutualistico per gli animali di persone meno abbienti; l’aumento della quota detraibile per cure e farmaci veterinari.
“Una serie di misure fondamentali per dare un sostegno concreto a chi ha deciso di convivere con uno o più animali e che oggi è vessato da spese che potrebbero essere decisamente inferiori. Tra l’altro, rendere più accessibili le prestazioni veterinarie e le sterilizzazioni può rappresentare anche un modo per prevenire le rinunce di proprietà che spesso vengono fatte proprio per motivi economici, risultando poi in un costo per le casse pubbliche – in quanto gli animali finiscono nei rifugi comunali – oltre che ovviamente un trauma per i poveri animali”, continua Rosati.
“Soprattutto però è importante rimarcare il concetto che comprare il cibo o far curare il proprio animale non possono essere considerati un lusso, ma servizi essenziali per le famiglie che hanno fatto una scelta d’amore, spesso salvando un cane o un gatto dalla strada o adottandolo da un rifugio. Invitiamo quindi tutti i nostri sostenitori a far sentire la propria voce e firmare la petizione, condividendola con tutti i loro contatti“, conclude Rosati.
Noi abbiamo già firmato, e voi?