Perché i bambini con autismo hanno comportamenti problematici ma non sono bambini problematici. Tre esempi per capirli meglio.
Difficoltà nel mantenere il contatto visivo, nelle relazioni, nel mettersi “nei panni degli altri”. Ricorso a rituali ripetitivi e rigidi, tendenza a stare da soli, fatica nell’affrontare i cambiamenti: sono solo alcuni degli aspetti del comportamento dei bambini con autismo.
Adottare una didattica aperta, orientata alla valorizzazione delle differenze e accessibile a tutti attraverso l’uso sistematico di alcuni semplici strumenti può aumentare notevolmente le possibilità di comprensione e il piacere di partecipare attivamente, non solo degli alunni con autismo ma anche di tanti altri compagni di classe: da qui nasce l’idea di Autismo, cosa fare (e non), una guida rapida e di pronta applicazione di Marco Pontis per insegnanti.
Ecco tre strategie semplici ma efficaci per migliorare l’apprendimento e il benessere in classe, di tutti:
Perché il bambino ha un repertorio di comportamenti e interessi ristretto? Perché quando è interessato a un argomento vuole approfondirlo in maniera dettagliata. Cosa fare: partire da queste attività e cercare di ampliare la sua gamma di interessi proponendo sia argomenti affini, sia argomenti differenti e nuovi. Cosa non fare: non desistere dal cercare di ampliare i suoi interessi, soprattutto quelli condivisibili con i compagni.
Perché ripete parole o frasi? Perché è un modo per tranquillizzarsi. Cosa fare: cercare di capire la funzione che questo comportamento ha per il singolo bambino. Cosa non fare: non alzare la voce per sovrastare il volume della sua.
Perché non capisce che spesso le persone utilizzano espressioni non letterali (metafore, doppi sensi, battute) per divertirsi? Perché è un pensatore concreto. Cosa fare: cercare di verificare spesso che il bambino abbia compreso il linguaggio figurato. Cosa non fare: non ridere in sua presenza senza spiegargli il perché.
Marco Pontis, docente di Pedagogia e didattica speciale delle disabilità intellettuali e dei disturbi generalizzati dello sviluppo e di Pedagogia e didattica speciale per la collaborazione multiprofessionale presso l’Università di Bolzano. Da quasi vent’anni lavora con e per le persone con disturbi dello spettro autistico e altre disabilità complesse, collabora costantemente con le associazioni di familiari nella formazione dei genitori e degli operatori scolastici e socio-sanitari e nella supervisione degli interventi educativi evidence-based. Responsabile del Centro CTR per i disturbi dello spettro autistico, collabora con CRS Centro di Ricerca, Sviluppo e studi superiori. È autore di numerosi articoli scientifici, materiali formativi, saggi e testi.