Questo è lo slogan coniato da AVIS (Associazione Italiani Volontari Sangue) in occasione dell’approvazione del DPCM del 4 novembre 2020 che ha nuovamente limitato la libertà di spostamento creando zone gialle, arancioni e rosse.
A me piacerebbe parlarne perché questa situazione per cui la nostra possibilità di muoverci al di fuori del nostro comune o della nostra regione purtroppo permane ma allo stesso modo continua ad essere una necessità reale quella delle persone che tutti i giorni hanno bisogno di trasfusioni. Come farmacista, ritengo che anche la corretta informazione rientri fra i miei doveri.
AVIS dichiara che ogni giorno oltre 1800 persone hanno bisogno di ricevere trasfusioni di sangue per poter sopravvivere.
Guardate, da quando questa storia è iniziata, la pandemia intendo, ho una sensazione che credo sia condivisa da molti: è come se si fosse deformata la percezione del reale, inteso come esigenze reali, bisogni reali. Cerco di spiegarmi meglio: oggi, da quasi un anno a questa parte in realtà, sentiamo parlare solo di Covid, come se tutte le altre cause di morte all’improvviso non esistessero più.
Eppure si continua a morire anche di altro, lo sappiamo; sembrerebbe una considerazione banale ma evidentemente non lo è, se le associazioni come AVIS sono costrette a lanciare un appello del genere.
Apro una parentesi: si continua a morire anche di fame e di freddo, anzi ora più che in passato, perché la pandemia ha trascinato con sé intere famiglie inghiottite da una crisi economica senza precedenti. La chiudo perché ho una certezza tendenza a divagare, e ringraziate che scriva e non parli a ruota libera.
Ritorniamo all’importanza della donazione di sangue: donare il proprio sangue significa permettere a qualcuno di sopravvivere.
Ne può avere bisogno chiunque: chi ha perso molto sangue a seguito di un incidente o un intervento chirurgico; chi soffre di gravi forme di anemia cronica, come l’anemia mediterranea che nella mia Sicilia è endemica; chi soffre di anemie secondarie a tumori (es. leucemia) o chemioterapia.
Donare in questi tempi non solo è un dovere morale, ma si può fare in assoluta sicurezza: intanto le donazioni vengono programmate e gestite in modo da evitare assembramenti, inoltre non c’è alcuna evidenza scientifica che l’infezione da SARS_COV2 si trasmetta tramite il sangue.
È ovvio che bisogna utilizzare delle accortezze: se si è stati positivi, bisogna attendere l’esito negativo del tampone prima di donare il proprio sangue, così come, se si è stati all’estero, è opportuno rispettare una quarantena di almeno quattordici giorni.
Se dopo la donazione il donatore dovesse risultare positivo o lo dovesse essere una persona con cui è stato a contatto nei giorni precedenti, è invitato a comunicarlo alla struttura presso cui ha effettuato la donazione.
Per quanto riguarda la limitazione agli spostamenti, ricordo che la donazione di sangue ed emocomponenti rientra tra le “situazioni di necessità” per cui la circolazione è consentita.
Tra gli emocomponenti rientra anche il plasma, di cui tanto abbiamo sentito parlare negli ultimi mesi.
Ecco, un grande gesto di generosità è quello di chi, ammalatosi e guarito dal Covid, dona il proprio plasma ricco in anticorpi (plasma iperimmune) ai malati che non rispondono ai protocolli terapeutici. Il loro plasma potrebbe salvare delle vite.
Ci tenevo a parlarvi di quest’emergenza perenne di cui spesso ci dimentichiamo.
Vi lascio il link tramite il quale potete cercare la sede più vicina a voi.
Dal mio angoletto per questa settimana è tutto, alla prossima.
Dr.ssa Claudia Cocuzza