Cura domiciliare e tanti anticorpi: la gioia di donare il plasma

Plasma iperimmune sì, plasma iperimmune no. La diatriba viaggia sul web e nelle reti televisive da mesi, con qualche demonizzazione di troppo.  Il medico che ha lanciato la “sfida” al Covid parlando del plasma è stato a dir poco silenziato.

Non farà bene a tutti, ma qualche vita la salva. Anzi, più di qualche vita, se il Veneto ha scelto di creare la banca del plasma e il centro di prelievo ha corteggiato Fabrizia Maschietto per i suoi fortissimi anticorpi, tanto da chiederle un secondo “dono” dopo aver prelevato il primo qualche settimana fa.

Tutto è iniziato il 23 dicembre scorso – racconta Fabrizia – poi mi sono portata appresso il Covid per due mesi, e la stanchezza ancora imperversa. Io che soffro di cefalee ho dovuto lottare con fortissime emicranie, nausea, inappetenza. Due giorni di febbre alta e poi basta. Fortunatamente nessun problema di saturazione né per me né per i miei familiari. Ma la tosse secca è durata due mesi e mezzo”.

Un tampone fatto più per scrupolo, giacché sembrava inizialmente una banale influenza, e quel positivo che ha sconvolto tre vite.

Mio marito e mio figlio non ci volevano credere. Io sono andata nel panico. Fa paura, è inutile nascondersi. E poi portarlo a casa alla tua famiglia è devastante. Siamo stati curati dal nostro medico di famiglia, e ci ha supportati anche un amico medico del Centro Covid di Arezzo”.

Guarire con la terapia domiciliare si può

Lo dimostrano le innumerevoli testimonianze di persone impaurite, a volte disperate, spesso senza risposta se non “tachipirina e vigile attesa” (intanto l’infezione cammina) che si sono rivolte a quel faro nella notte che è il gruppo Facebook privato – ma ci si può iscrivere senza problemi – #TERAPIADOMICILIARECOVID19 in ogni Regione, che attualmente conta 403.718 membri, in continua crescita. Fondato dall’avvocato Erich Grimaldi, curato e seguito con immenso amore da moderatori volontari, ha al suo interno medici, infermieri, psicologi, farmacisti, fisioterapisti provenienti da ogni parte d’Italia. Tutti animati dallo stesso fuoco sacro: salvare vite evitando il ricovero. Quando poi ci si accorge che la cosa funziona, sorge spontanea la domanda del perché, ai “piani alti”, si prenda in scarsa considerazione quanto operato “in scienza e coscienza” da chi ogni giorno ha giurato di rispettare le indicazioni di Ippocrate, che potremmo riassumere in diffusione responsabile del sapere, impegno a favore della vita, senso del proprio limite, rettitudine e segreto professionale.

Come ho preso il Covid

Poiché sono Amuchina dipendente da quando è arrivato mio figlio, e abbiamo sempre usato le mascherine FFP2, con il medico di Arezzo siamo arrivati alla conclusione, dopo un’attenta analisi dei miei comportamenti, che sia molto plausibile io l’abbia contratto da contatto, sul tram”.

Non a caso, un medico amico ha consigliato alla sottoscritta di disinfettare con l’alcool tutta la spesa una volta arrivati a casa. Magari vi sembrerà eccessivo, ma male non fa.

“Chi viene a donare il plasma, deve trovare un ambiente sereno e accogliente”

Il dono di Fabrizia

Questo è ciò che mi sono sentita dire al centro trasfusionale di Mirano, in provincia di Venezia, quando sono andata a donare il plasma. Sono stata accolta da persone e medici eccezionali. Volevo farlo con tutte le mie forze. Ho avuto inizialmente qualche difficoltà, ma una volta compreso che il mio sangue era perfetto per la donazione, tutto è cambiato. Addirittura, caso alquanto singolare di cui sono sorpresi i medici stessi, i miei anticorpi aumentano. Se prima ne avevo 265, dopo la donazione sono saliti a 320. Quindi sono pronta per donare una seconda volta, forte della consapevolezza che due giovani amici, in condizioni difficili, sono stati salvati proprio dal plasma iperimmune. Mi auguro che il mio sangue possa aiutare chi è stato meno fortunato di me”.

Un ultimo consiglio a chi sta ancora lottando col Covid

Spesso sento dire come, se una famiglia è positiva, si possa stare tutti insieme. Sia ad Arezzo sia qui a Venezia a me è arrivato un consiglio diverso: stare separati – certo se è possibile – ognuno nella propria stanza, perché c’è il rischio che la propria carica virale amplifichi i sintomi dei tuoi congiunti.  Utilizzare materiali usa e getta, quando si mangia, di certo aiuta. Infine, una volta guariti, proprio per evitare che chi frequenta la nostra casa potesse avere problemi, abbiamo disinfettato tutto con l’ozono”.

Un grande grazie va alla comunità di amici che non li ha mai abbandonati, virtualmente e fisicamente. Perché il Covid abbatte il fisico, ma fa danni anche allo spirito. E la paura si vince anche con un “mondo d’amore” intorno a te.

cricol