La nave del leggendario esploratore antartico Ernest Shackleton era affondata nel mare di Weddell nel 1915. Il ritrovamento nel 100° anniversario della sepoltura del suo capitano.
Nei giorni scorsi Mensun Bound, capo della missione organizzata dal Falklands Maritime Heritage Trust, ha annunciato il ritrovamento dell’Endurance, la nave della spedizione dell’esploratore britannico Ernest Shackleton in Antartide. Il ritrovamento del relitto si deve a droni sottomarini dotati di telecamera ad alta risoluzione, arrivati fino a tremila metri di profondità.
La nave, vero e proprio monumento, si trova “in un fantastico stato di conservazione”, come ha sottolineato Bound, al pari delle più grandi scoperte archeologiche marittime.
Grazie ai droni, è stato possibile individuare i danni causati dalla pressione del ghiaccio che squarciarono lo scafo facendo affondare la nave.
“Siamo sopraffatti dalla nostra fortuna di aver individuato e catturato le immagini di Endurance“, ha commentato Mensun Bound, Director of Exploration della spedizione. “Questo è di gran lunga il più bel relitto di legno che abbia mai visto. È eretto, ben orgoglioso del fondale, integro e in brillante stato di conservazione. Puoi persino vedere “Endurance” arcuato a poppa, direttamente sotto il taffrail. Questa è una pietra miliare nella storia polare. Tuttavia, non si tratta solo del passato; stiamo portando la storia di Shackleton e Endurance a un nuovo pubblico e alla prossima generazione, a cui sarà affidata la salvaguardia essenziale delle nostre regioni polari e del nostro pianeta. Ci auguriamo che la nostra scoperta possa coinvolgere i giovani e ispirarli con lo spirito pionieristico, il coraggio e la forza d’animo di coloro che hanno guidato Endurance verso l’Antartide. Rendiamo omaggio alle capacità di navigazione del Capitano Frank Worsley, il Capitano dell’Endurance, i cui resoconti dettagliati sono stati inestimabili nella nostra ricerca per localizzare il relitto. Vorrei ringraziare i miei colleghi del Falklands Maritime Heritage Trust per aver consentito lo svolgimento di questa straordinaria spedizione, così come Saab per la loro tecnologia e l’intero team di esperti dedicati che sono stati coinvolti in questa monumentale scoperta“.
Gli esploratori hanno potuto rilevare come non una sola tavola sia stata deteriorata dal tempo o mangiata dai parassiti. Addirittura, erano visibili solo i danni di quando il veliero ha colpito il fondo dell’oceano e il foro che ne ha probabilmente provocato l’affondamento primario.
La scoperta dell’Endurance rappresenta la ricerca di relitti più difficile al mondo, contro il ghiaccio marino in costante mutamento, le bufere di neve e le temperature che possono scendere fino a -18°C.
Sembra una nave fantasma. A 10mila piedi – 3mila metri – di profondità, sotto il mare ghiacciato, l’Endurance è stata descritta come “una nave fantasma”, al di fuori della portata di qualsivoglia luce solare.
Durante l’esplorazione subacquea, le telecamere dei droni hanno rivelato i segreti custoditi dal veliero per 107 anni: oggetti appartenuti all’equipaggio, stoviglie, uno stivale, entrambe le ancore, alcune vele aggrovigliate e il timone della nave. Sebbene gli alberi del veliero si siano spezzati, la chiglia è praticamente integra.
La cosa più sconcertante e meravigliosa al contempo, è poter distinguere ancora il nome della nave a caratteri dorati: “Vedere il nome Endurance sopra la stella a cinque punte che dovrebbe assomigliare a Polaris è stato il momento più speciale“, ha commentato ancora Bound. “Dovresti essere fatto di pietra per non sentirti un po’ sdolcinato alla vista di quella stella e di quel nome. Puoi vedere l’oblò della cabina di Shackleton. In quel momento, senti davvero il respiro del grande uomo sulla nuca“.
Il luogo dove riposa l’Endurance è un sito storico in acque soggette al Trattato internazionale dell’Antartide. Il veliero non può essere “disturbato”, in quanto monumento marittimo a tutti gli effetti. Nessun reperto, quindi, sarà portato in superficie.
La breve vita della nave fantasma. L’Endurance viene varata in Norvegia il 17 dicembre 1912 con il nome di Polaris. È un veliero tre alberi, progettato espressamente per le esplorazioni artiche. Con i suoi 43,9 metri di lunghezza e 7,6 di larghezza, ha una stazza di 350 short ton, ossia 320 tonnellate. Costruita per conto di armatori norvegesi che la volevano destinare a crociere nel Mar Glaciale Artico, per problemi economici viene venduta sottocosto all’esploratore britannico Ernest Shackleton per 11mila e 600 sterline. È il 1914.
Ribattezzata Endurance dal nuovo proprietario, salpa verso l’Antartide il primo agosto dello stesso anno per iniziare la spedizione transantartica imperiale. Il veliero raggiunge i mari australi dopo cinque mesi di navigazione, ma la sua vita tra i ghiacci perenni è molto breve: bloccata nel pack il 19 gennaio 1915, dopo alcuni mesi di agonia il 27 ottobre viene abbandonata dall’equipaggio. Affonda definitivamente il 21 novembre, dopo ben 281 giorni dall’incagliamento.
La spedizione imperiale transantartica. Era l’ambizione di Sir Ernest Shackleton realizzare la prima traversata terrestre dell’Antartide dal Mare di Weddell attraverso il Polo Sud fino al Mare di Ross. Il Ross Sea Party, sbarcato a Hut Point sull’isola di Ross, aveva il compito di posare discariche di rifornimenti per il gruppo di traversata di Shackleton e ha raggiunto il suo obiettivo, ma a costo di tre vite perse. Nel Mare di Weddell, Endurance non raggiunse mai la terraferma e rimase intrappolata nella densa banchisa e alla fine i 28 uomini a bordo non ebbero altra scelta che abbandonare la nave. Dopo mesi trascorsi in accampamenti improvvisati sui banchi di ghiaccio alla deriva verso nord, il gruppo è salito sulle scialuppe di salvataggio per raggiungere l’inospitale e disabitata Isola degli Elefanti. Shackleton e altri cinque hanno quindi compiuto uno straordinario viaggio di 800 miglia (1.300 km) sulla scialuppa di salvataggio per raggiungere la Georgia del Sud. Shackleton e altri due hanno poi attraversato l’isola montuosa fino alla stazione baleniera di Stromness. Da lì, Shackleton è stato finalmente in grado di organizzare un salvataggio degli uomini in attesa su Elephant Island e riportarli a casa senza perdere vite umane.
Foto di copertina: credit Falklands Maritime Heritage Trust and National Geographic Caption – The stern of the Endurance with the name and emblematic polestar.