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Gaza, gli aiuti di Azione contro la Fame. L’appello per il cessate il fuoco

“La guerra tra Israele e Gaza sta creando una crisi umanitaria di portata apocalittica davanti ai nostri occhi. Il blocco imposto e la mancanza di corridoi umanitari sicuri hanno lasciato Gaza isolata. Questo ha un impatto sull’accesso alle forniture di energia elettrica, all’acqua, alle comunicazioni, al cibo, ai servizi sanitari e sulla maggior parte dei bisogni primari. Gaza è piombata nell’oscurità”.

L’escalation della guerra tra i gruppi armati palestinesi e Israele dà testimonianza di violazioni incontrollate del Diritto Internazionale Umanitario da entrambi le parti. Azione contro la Fame insieme ad altre organizzazioni internazionali ha sottoscritto un appello per il cessate il fuoco immediato e la protezione dei civili a Gaza.

Stiamo rispondendo ai bisogni della popolazione colpita a Gaza distribuendo beni non alimentari come coperte e prodotti per l’igiene e vogliamo estendere il nostro intervento all’acqua e ai servizi igienici. Al momento abbiamo fornitori a Gaza che dispongono di scorte per poter distribuire nel modo più efficiente e rapido possibile forniture di base a breve termine come acqua, cibo, prodotti per l’igiene, pannolini, coperte e materassi. Tutto questo per alleviare le sofferenze delle famiglie e delle migliaia di persone colpite” spiega Chiara Saccardi, responsabile regionale di Azione contro la Fame per il Medio Oriente.

GAZA – “Sebbene i nostri programmi a Gaza siano stati interrotti a causa dell’instabilità della situazione, le nostre squadre sono state in grado di distribuire centinaia di materassi alle famiglie sfollate e a quelle che le ospitano a Khan Younis, dove migliaia di famiglie si sono riunite in cerca di un riparo dopo essere fuggite dal nord della Striscia di Gaza. I bisogni più urgenti sono cibo, acqua, medicine e carburante”, continua Azione contro la Fame.

“Il nostro team di emergenza si è dispiegato in Egitto – prosegue l’organizzazione umanitaria – dove si sta coordinando con gli attori umanitari per inviare beni di soccorso in convogli umanitari. Appena possibile, saremo in grado di trasportare beni vitali oltre il confine, nella Striscia.

CISGIORDANIA – “Siamo profondamente preoccupati anche per l‘escalation senza precedenti della violenza dei coloni israeliani, che sta costringendo la popolazione palestinese della Cisgiordania a lasciare le proprie case. Più della metà degli sfollati sono bambini. Con tutti gli occhi puntati su Gaza, queste violenze stanno passando inosservate, nella quasi totale impunità.

I coloni stanno distruggendo i serbatoi d’acqua e tagliando le forniture idriche nel tentativo di costringere le comunità palestinesi a lasciare le loro case”. 

LA SITUAZIONE A GAZA OGGI

LA MANCANZA DI ACCESSO AL CIBO

L’insicurezza alimentare non fa che peggiorare: il blocco totale imposto non solo impedisce l’ingresso di aiuti o forniture umanitarie, ma ha interrotto la refrigerazione, l’irrigazione e altri sistemi essenziali per la produzione agricola. Inoltre, il numero di famiglie che si spostano verso sud in così poco tempo sta sovraccaricando la capacità dell’area.

I nostri colleghi e le loro famiglie, anch’essi sfollati interni in fuga dalle bombe, ci dicono che anche quando i negozi sono aperti, è molto pericoloso cercare di accedervi per procurarsi cibo o acqua, perché non è ancora stato raggiunto un cessate il fuoco.

La popolazione ha iniziato a razionare l’assunzione di cibo a causa della mancanza di accesso sicuro alle forniture, e della disponibilità di cibo sul mercato”.

LA MANCANZA DI ACQUA PULITA

“Un’altra grande preoccupazione è la mancanza di accesso all’acqua. Si stima che siano disponibili solo 3 litri d’acqua a persona per 2,3 milioni di persone che vivono a Gaza, metà delle quali sono bambini. Inoltre, questa quantità rischia di diminuire di giorno in giorno con l’esaurirsi delle scorte e del combustibile utilizzato negli impianti di desalinizzazione.

Di fronte a questa situazione, la maggior parte delle famiglie di Gaza ricorre a fonti di acqua non potabile, come i pozzi agricoli. Questo li espone al rischio imminente di disidratazione e persino di un’epidemia di malattie infettive come il colera. Un’epidemia del genere, se dovesse verificarsi, renderebbe ancora più grave la crisi in atto.

Tra le persone più a rischio di carenza d’acqua e di malattie diarroiche ci sono i bambini sotto i cinque anni. Questa è la principale causa di mortalità infantile a livello globale e in questo caso si aggiunge alle molte altre vulnerabilità causate dalla violenza contro i civili”.

In copertina, credits foto Azione contro la Fame