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Grazie, Re Artù

La leggenda dell’uomo straordinario finisce in questa Terra ma continuerà per sempre.

Cosa si può scrivere, che non sia scontato, su Sean Connery? E cosa ne può scrivere una semplice giornalista che aveva i suoi poster in camera da ragazzina, ha visto tutti i suoi film, non amava particolarmente 007 ma si è commossa per Il primo cavaliere, La leggenda degli uomini straordinari, Scoprendo Forrest, Caccia a Ottobre Rosso, Gli Intoccabili e, sopra ogni altro, Il nome della Rosa?

Guglielmo da Baskerville è una figura che va di là da ogni percezione. Il libro è qualcosa che ti resta dentro, anche se l’avresti buttato mille volte perché ti tocca rispolverare il latino a ogni piè sospinto, ma lui, il mentore, l’uomo che si mette i guanti per sfogliare le pagine del libro avvelenato, quello che pensa prima di tutto a salvare i libri dall’incendio alla biblioteca, ti ha rapito e ti porta con sé alla ricerca della verità.

Poche volte nella vita, un film non ha “tradito” il libro da cui prende spunto. Sono due cose assolutamente diverse, eppure entrambe immense.

E ho sempre pensato che il quid fosse proprio lui, lo Scozzese bello, affascinante e coinvolgente più in tarda età che nei panni dell’aitante agente segreto al servizio di Sua Maestà.

Come quando ha interpretato il papà di Indiana Jones.

Non staremo qui a tediarvi su chi era Sir Sean Connery, né sui suoi film, la sua carriera e la sua vita. Lo potrete leggere ovunque, oggi.

Invece saremo qui, con voi, a ringraziare un uomo che è diventato una leggenda cavalcando il cinema con lo stile di un re e l’irriverenza di uno Scozzese Doc.

Quindi grazie, Re Artù.

Di aver calpestato questa terra per quasi novanta lunghi anni e averci regalato perle immortali.

Come solo la leggenda di un uomo straordinario può fare.

cricol

“Quanto sarebbe quieta la vita senza l’amore; tanto sicura, tanto calma, tanto noiosa…” Guglielmo da Baskerville